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Manifesto

«I filosofi hanno soltanto diversamente interpretato il mondo;
ora si tratta di
trasformarlo».
(K. Marx, Tesi su Feuerbach, XI [1845])
 
In un’epoca caratterizzata da una marginalizzazione sempre crescente del ruolo della cultura e dei suoi principali artefici, nasce il progetto dell’associazione “Il fascino degli intellettuali”, che si propone di fare e diffondere cultura soprattutto tramite gli aspetti positivi degli strumenti offerti dal web.

La nostra riflessione trae origine da due domande: chi è un intellettuale? cos’è la cultura?

Per quanto riguarda la prima domanda, noi riteniamo che un intellettuale sia soprattutto una voce critica verso il proprio tempo. Questa critica consiste in un approccio alla realtà in grado di porre radicalmente in discussione il senso delle cose e l’origine stessa di tale senso. Ciò significa che l’intellettuale è colui che mette in crisi le categorie epistemologiche imperanti del suo tempo, divenendo quindi una causa agente di effetti reali.

Riteniamo inoltre che lo statuto di “intellettuale” non sia una sorta di titolo nobiliare, bensì una pratica di vita: l’intellettuale non fa della speculazione, ma realizza una vera e propria praxis. Lo stereotipo aristotelico del pensatore-contemplatore ha fatto il suo tempo: l’intellettuale non si limita a contemplare la theoria, ma, vivendola, la pratica.

La prassi intellettuale è dunque un’etica, che si esprime in una forma di educazione in grado di modificare il proprio e l’altrui comportamento. Colui che la vive nel suo profondo e quotidiano non è la stella polare che indica la strada nelle tenebre dell’ignoranza, né è il profeta che proclama la Verità rivelata: egli è colui che è in grado di aprire una delle tante vie possibili all’interno del circolo ermeneutico, spiegando e rendendo accessibile la forma e la forza di un’idea in una prospettiva non assoluta ma personale.

Riteniamo infine che l’intellettuale sia una coscienza civica. Con questa espressione intendiamo la possibilità, data ad ogni cittadino in quanto abitante del mondo, di educarsi, educare e vivere il mondo attraverso un sistema etico, quindi politico in senso originario, non iscritto in forme partitiche ma in forme culturali: abita il mondo e se ne prende cura.

L’intellettuale che mette in crisi le categorie dominanti crea dunque una faglia epistemologica nell’ideologia egemonica. Questa faglia è la cultura, per come è intesa da noi.

Per questo motivo è essa stessa una pratica e – nello specifico – noi riteniamo che essa sia una pratica attiva di resistenza.

La società occidentale contemporanea – in virtù del suo sistema economico – ha mercificato ogni aspetto della vita dell’uomo, riducendolo a semplice consumatore. La cultura consente di trasformare in forma positiva, attiva l’elemento – di per sé negativo, passivo – del rifiuto verso l’ideologia egemonica del consumismo.

Rompendo l’omologazione culturale consumista, la cultura da noi intesa offre gli strumenti tramite cui squarciare il velo della dittatura del vuoto intellettuale, il quale è imposto da queste forme economiche e sociali totalizzanti e uniche: la cultura è una forma di liberazione ed emancipazione sociale ancor prima che individuale. Rompendo il conformismo della società dei consumi, la scelta culturale è l’unica autenticamente anticonformista.

La cultura è la forma pratica di una prospettiva teorica che, tramite la forma-guida della critica, da una dimensione etica realizza una resistenza politica. Quindi chi si immerge in questa prassi – secondo noi – merita l’appellativo di intellettuale.

 


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