A Parma, l’Istituto nazionale di studi verdiani sta correndo il grande rischio di un ridimensionamento provinciale.
La situazione di stallo preoccupa non poco l’ambiente musicologico cittadino: da tre anni, praticamente dalla scomparsi di Pierluigi Petrobelli, che ne era direttore scientifico dal 1980, l’Istituto non ha più trovato una guida rappresentativa. Come successore di Petrobelli era stato nominato Emilio Sala, docente di drammaturgia e storiografia musicale all’Università di Milano, ma l’incarico non è mai stato ufficializzato in maniera definitiva né è mai stato nominato il comitato scientifico previsto dallo statuto.
Il 4 dicembre scorso è poi stato nominato il nuovo cda, composto dai sindaci dei comuni di Parma e Busseto, dal presidente della Provincia, dal rettore dell’Università, dal presidente del Conservatorio, da Maria Mercedes Carrara Verdi in rappresentanza della famiglia Carrara Verdi, e da Mauro Tosti Croce quale rappresentante del Ministero dei Beni Culturali. Il cda ha provveduto alla nomina di un nuovo presidente, Nicola Sani, poi scelto come sovrintendente del Teatro Comunale di Bologna e del vicepresidente Marco Capra. Nomine che non sono piaciute e tendenti ad alimentare il sospetto di manovre volte a soddisfare interessi localistici.
Da qui nasce l’appello di un centinaio di studiosi di tutto il mondo, alcuni molto noti, i quali chiedono che venga al più presto superata la situazione di stallo e si proceda alla nomina di un direttore scientifico e di un comitato scientifico all’altezza del prestigio dell’Istituto.
L’appello è indirizzato al presidente della Fondazione Istituto nazionale di Studi verdiani, al Ministro per i Beni e le Attività culturali, al Direttore generale del Dipartimento per i Beni archivistici e librari del Ministero per i Beni e le Attività culturali, al presidente della Regione Emilia-Romagna, al presidente della Provincia di Parma, al sindaco di Parma, al sindaco di Busseto, al rettore dell’Università degli Studi di Parma, al presidente del Conservatorio di musica “A. Boito” di Parma, alla famiglia Carrara Verdi.
In un passaggio del testo si legge che gli studiosi «chiedono di essere rassicurati sul fatto che gli organi che governano la Fondazione Istituto nazionale di Studi verdiani intendano: 1) salvaguardare il patrimonio intellettuale e materiale dell’Istituto conservando il livello di prestigio culturale e di rinomanza internazionale cui è pervenuto nei più che cinquant’anni della sua storia; 2) affidarne a tal fine la direzione scientifica a uno studioso di qualificazione e competenza riconosciute dalla comunità scientifica internazionale, coadiuvato da un Comitato formato da studiosi di pari livello; 3) salvaguardare il carattere scientifico delle pubblicazioni dell’Istituto e in particolare della rivista Studi verdiani».
G.A.