La dimora eterna di una ricca famiglia etrusca del VI secolo a.C. cerca un mecenate: questo capolavoro che a distanza di secoli lascia ancora a bocca aperta per le sue pitture ad arazzo e le scene di banchetto, vero e proprio spaccato di vita quotidiana di duemila anni fa, sito nella Necropoli dei Monterozzi a Tarquinia ha bisogno di fondi per la sua valorizzazione e tutela.
L’appello arriva dalla Soprintendente dell’Etruria meridionale Alfonsina Russo Tagliente, a seguito di un appello del direttore del Museo archeologico nazionale tarquiniense Maria Gabriella Scapaticci: la Bartoccini è una delle 18 tombe aperte al pubblico, collocate in una zona di 50 ettari totali, riconosciute come il primo capitolo della pittura italiana.
“Si va dalle pitture più antiche -ha spiegato Scapaticci- con figure animalesche ad altre più recenti dedicate a banchetti, danze e musica”. La Bartoccini, datata 510 a.C. e venuta alla luce nel 1959, era una sepoltura di ricchi, dalla pianta particolare, talmente affascinante da essere “riutilizzata” nel corso dei secoli dai cavalieri templari per i loro riti di iniziazione. “Le croci e i graffiti che si notano sul muro testimoniano il passaggio dei Templari, che hanno scelto la Bartoccini come sede di riti anche di sfondo sessuale”, ha continuato l’esperta.
La tomba, gravemente rovinata dai sali e dai batteri, ha bisogno di un’operazione di recupero, restauro e consolidamento della pittura. Ciò che rende il tutto più difficoltoso è il fatto che il restauro vada svolto totalmente a mano: “l’idea di una raccolta fondi, attivata secondo le modalità del crowdfunding, è un primo passo che mira a coinvolgere i cittadini, affinché si riapproprino di questo patrimonio”, ha affermato poi la soprintendente Russo. “La prossima tomba da recuperare potrebbe essere la tomba degli scudi del IV secolo a.C., cui stiamo già lavorando insieme al Fai”, ha concluso infine la direttrice del Museo.
G.M.