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In this photo taken Tuesday, Mar. 16, 2004, some of the 20,000 preserved ancient Islamic manuscripts which rest in air-conditioned rooms are displayed at the Ahmed Baba Institute in Timbuktu, Mali. Islamist extremists torched the library containing the historic manuscripts in Timbuktu, the mayor of the town said Monday, Jan. 28, 2013, while owners have succeeded in removing some of the manuscripts from Timbuktu to save them and others have been carefully hidden away from the Islamists. (AP Photo/Ben Curtis)

Storia di Abdel, il bibliotecario
che salvò migliaia di libri
dalla distruzione di al Qaida

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In this photo taken Tuesday, Mar. 16, 2004, some of the 20,000 preserved ancient Islamic manuscripts which rest in air-conditioned rooms are displayed at the Ahmed Baba Institute in Timbuktu, Mali. Islamist extremists torched the library containing the historic manuscripts in Timbuktu, the mayor of the town said Monday, Jan. 28, 2013, while owners have succeeded in removing some of the manuscripts from Timbuktu to save them and others have been carefully hidden away from the Islamists. (AP Photo/Ben Curtis)
Manoscritti maliani, fotografati nel 2004 presso l’Istituto Ahmed Baba di Timbuctu (AP Photo/Ben Curtis) – Il Post

Da Il Post e da un libro pubblicato di recente negli Stati Uniti giunge una vicenda bella e triste, che ogni tanto si ripete nella storia: il salvataggio di libri antichi e preziosi dalla furia distruttrice di qualcuno che non gradisce il loro contenuto. Il libro, scritto dal giornalista Joshua Hammer, porta un titolo significativo: The Bad-ass Librarians of Timbuktu (and their Race to save the World’s most precious Manuscripts, qualcosa che vale all’incirca “I cazzuti bibliotecari di Timbuctu (e la loro corsa per salvare i manoscritti più preziosi del mondo)”.

Si tratta della storia di Abdel Kader Haidara, bibliotecario maliano, che nel 2012 riuscì a portare in salvo oltre 350mila manoscritti rari, sottraendoli alla distruzione delle truppe di al Qaida che avevano invaso la città di Timbuctu. La sua impresa inizia in realtà negli anni ’80, quando Abdel iniziò a viaggiare per il deserto e lungo le rive del Niger per recuperare i testi della più antica tradizione del Mali; una volta raccolti li portò all’Istituto Ahmed Baba di Timbuctu, dove rimase a lavorare fino al 1993. Di ritorno da un viaggio di lavoro nell’aprile del 2012, Abdel trovò la città sotto il controllo degli islamisti e iniziò a temere per la salvezza dei manoscritti, sia quelli dell’Istituto che quelli della propria collezione personale – tra questi ultimi figura un Corano di piccole dimensioni nelle cui illustrazioni sono contenute gocce d’oro. Molti di quei libri, infatti, mostrano una visione dell’islam meno integralista e più tollerante, qualcosa che non poteva riuscire gradito agli estremisti.

Con l’aiuto di amici, parenti, colleghi e grazie anche alla borsa di studio che la Fondazione Ford gli aveva elargito per studiare inglese a Oxford, Abdel è riuscito a mettere in salvo moltissimi manoscritti risalenti al XIV-XV secolo, trasferendoli nella capitale del Mali, Bamako, ancora fuori dal controllo di al Qaida. Come aveva previsto, nel corso del 2013 gli islamisti hanno dato fuoco all’Istituto Ahmed Baba, distruggendo molto del materiale lì conservato. Ma grazie alla lungimiranza e al coraggio di Abdel almeno qualche pezzo di storia si è salvato.

S.F.

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Redazione

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