FERMO – Ieri 13 dicembre si è spento Mario Dondero, classe 1928. Il mondo della fotografia è in lutto, avendo perso una delle voci più originali degli ultimi anni. Dalla Leica di Dondero sono state immortalate le tappe più importanti del ventesimo secolo, facendo riemergere la gente comune, il vero dettaglio nascosto della società. Oltre agli scatti memorabili della Sorbona nel ’68 parigino, degli scrittori del Nouveau Roman e di Pier Paolo Pasolini, il fotografo milanese si è impegnato anche nei suoi innumerevoli reportage. Cuba, Kabul, Algeria e Marocco, le amate Marche (regione d’adozione in cui ha desiderato vivere gli ultimi anni), e ancora in Italia per un’inchiesta sui “nuovi italiani”: la sua passione per il dettaglio si è nutrita soprattutto dei volti comuni, della studentessa italiana figlia di stranieri o del contadino della Pianura.
Riconosciuto è anche il suo amore per le lettere e la faccia familiare della cultura, negli scatti di Pasolini con la madre Susanna o dei figli di Sanguineti che soffiano bolle di sapone sul volto del papà poeta. E infine, l’etica civile – vissuta fin dai 16 anni, partigiano in Val d’Ossola. Mario Dondero, collaborando a lungo per alcuni dei maggiori giornali italiani come l’Unità, il manifesto, L’Espresso, o L’Europeo, ha scritto la storia del fotogiornalismo. In questa passata intervista a Repubblica spiega infatti come la fotografia si basi «sull’osservazione di fatti minimali, su ciò che nella società rimane latente e deve essere riportato alla luce. In questo risiede il valore civile del nostro mestiere. Malgrado i giganteschi cambiamenti avvenuti».
A.P.
[jigoshop_category slug=”cartaceo” per_page=”8″ columns=”4″ pagination=”yes”]
[jigoshop_category slug=”pdf” per_page=”8″ columns=”4″ pagination=”yes”]
[…] Il 13 dicembre scorso si è spento, dopo una lunga malattia, il celebre fotografo e fotoreporter Mario Dondero (Milano, 6 maggio 1928 – Petritoli, 13 dicembre 2015). Sempre rispettoso della semplicità e fedele agli scatti in bianco e nero, la sua fotografia è connotata da un forte impegno sociale che ha perseguito viaggiando in giro per il mondo, finché la sua salute l’ha reso possibile, per documentare le storie degli uomini collaborando con riviste e con associazioni, tra cui Emergency. […]