Il cinema come ossessione, specchio, filtro e travisamento dell’io. Manuel Puig – talentuoso scrittore argentino di cui quest’anno ricorre il trentennale della morte – fa della settima arte un disperato inno alla vita, l’evasione splendida e struggente da una realtà misera, osservata al fine di coglierne il prezzo in termini di rinunce e scarti, di fallimenti e negazioni. Il tradimento di Rita Haywort, esordio folgorante ripubblicato dai tipi di Sur (2020), rivela questa passione dal carattere complesso, sincera traduzione della propria esperienza (Puig fu aiutoregista) ma anche tecnica ‘distanziante’ volta a far ordine nel disagio, sorta di schermo protettivo riflettente il caos. [continua a leggere su npcmagazine.it]
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