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Berthe Morisot e Mary Cassatt: femminilità impressioniste

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… Ogni famiglia vittoriana ha nell’armadio lo scheletro di una zia che è stata mandata a convertire gli indigeni visto che suo padre sarebbe morto piuttosto che lasciarle guardare un modello nudo. E così è diventata missionaria; e così è andata in Cina; e così è morta nubile; e così rotolano fuori dall’armadio, insieme alle sue ossa, una mezza dozzina di nature morte floreali dipinte all’ombra di un ombrellone bianco, in un giardino del Surrey, quando la regina Vittoria era sul trono… (Virginia Woolf, 1930)

Può far sorridere questa citazione di Virginia Woolf, estrapolata da un commento sulla mostra dei dipinti della sorella Vanessa Bell. Ma ironia a parte, siamo di fronte a un argomento molto serio che stava a cuore alla grande scrittrice britannica, ossia la disparità dei generi, la difficoltà per la donna di entrare in un mondo professionale, e soprattutto quello artistico, monopolizzato da sempre dall’uomo, destinata a subire pregiudizi, a lottare per emergere, a sfidare la società per affermare il proprio talento.

 

Alla donna non era consentito frequentare le accademie, era una vergogna che viaggiasse da sola, entrasse nei locali, dipingesse en plein air, per non parlare dello studio del nudo, a lei vietato.

Ma nella Parigi della seconda metà dell’800, una ventata di consapevolezza e modernità porta un folto numero di donne a intraprendere una rivoluzione degli schemi e delle consuetudini, scegliendo di “vivere di arte”, farne una vera professione al pari dell’uomo. 

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Tra quelle donne spiccarono Berthe Morisot (1841-1895) e Mary Cassatt (1844-1926).

«Le sue figlie hanno tanto talento che i miei insegnamenti daranno loro niente di più del piacere di dipingere. Diventeranno pittrici, ma si rende conto di cosa significa? Nel suo ambiente alto borghese provocherà una rivoluzione, se non una vera catastrofe», così Joseph Benoit Guichard, primo maestro di pittura di Berthe Morisot e di sua sorella Edma, profetizzava alla madre delle sue allieve.

Proprio perché l’Ecole des Beaux-Arts era preclusa alle donne, alle sorelle Morisot, grazie anche all’estrazione borghese della famiglia di origine (famiglia che vantava la parentela con il pittore settecentesco Jean-Honoré Fragonard), fu permesso di studiare l’arte seguendo lezioni private di disegno fin dalla giovinezza.

Berthe divenne poi allieva di Camille Corot, i suoi quadri furono ammessi al Salon ufficiale parigino nel 1865.

Conobbe Renoir, Degas, Monet e Manet, di cui divenne modella, dopo un primo incontro fortuito al Louvre, e poi cognata, sposandone il fratello Eugene.

I suoi lavori furono molto apprezzati, tanto che venivano quotati maggiormente rispetto a quelli degli altri impressionisti.

Soggetti principali della sua opera furono i ritratti di famiglia, le maternità, spaccati ripresi dal quotidiano, che rispecchiavano da una parte la condizione femminile compressa da convenzioni stereotipate, ma dall’altra riflettevano un punto di vista più poetico e sensibile verso la vita interpretata attraverso la forma, i colori, la luce dell’impressionismo ma con la leggerezza della pennellata personale e quasi classicista.

 

la culla

La culla, 1872, olio su tela (56×46 cm)

Musée d’Orsay, Parigi

 

Berthe Morisot fu la prima donna ad esporre con il gruppo degli impressionisti nel 1874 proprio con questa tela.

La sorella Edma è qui ritratta mentre veglia amorevolmente la figlia Blanche. Lo sguardo assorto e incantato della madre, la stessa posa in cui entrambi i soggetti sono rappresentati, con il braccio piegato e la mano appoggiata al viso, l’armonia dei colori, la delicatezza delle pennellate che sanno rendere le diverse consistenze e trasparenze dei drappeggi sulla culla e della tenda sullo sfondo, tutto concorre ad esprimere l’amore materno protettivo e la tenerezza di questa scena intima fuori dal tempo.

Se Berthe Morisot potè contare sul supporto della famiglia per imparare a dipingere, l’americana Mary Cassatt dovette caparbiamente combattere contro il padre che rifiutava di accettare la sua scelta di dedicarsi all’arte. Ma nonostante il suo talento venisse ostacolato in ogni modo, riuscì a frequentare l’Accademia delle Belle Arti di Philadelphia, anche se in quanto donna non le fu permesso lo studio del nudo. Viaggiò più volte in Europa e si trasferì definitivamente a Parigi nel 1874, dove prese lezioni private di disegno, imparò a riprodurre i capolavori del Louvre, e si unì agli impressionisti, con i quali espose nel 1879 su proposta di Degas, che divenne suo grande amico e mentore. 

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Come Berthe, Mary prediligeva ritrarre l’universo femminile, le maternità, i bambini e le scene di vita quotidiana, soggetti studiati con passione e ripetuti.

Precisa nel disegno, colorava con pennellate veloci ponendo risalto agli effetti cromatici e luminosi, senza “romanzare” i personaggi ma ritraendoli con disarmante realismo e in pose non convenzionali.

La Cassatt contribuì all’affermazione del movimento impressionista oltreoceano e nonostante l’origine americana, è annoverata tra i grandi dell’impressionismo francese, ottenendo nel 1904 la Legion d’Onore per meriti artistici.

 

la cucitrice

La cucitrice (o Giovane donna in giardino), 1880-82, olio su tela (63×92 cm)

Musée d’Orsay, Parigi

 

Nel quadro sono lievemente china sul ricamo, completamente assorbita dal lavoro. La pezza di seta si vede soltanto da sotto e le mie mani si scompongono in una serie di pennellate rapide. Ora capisco che la pittura di Mary crea una sorta di memoria. Che mi abbiano conosciuto o meno, lei proporrà al mondo un mio ricordo. E mi raffigura come una donna che ha realizzato i suoi desideri.

Così commentava Lydia, sorella e modella preferita di Mary, osservando il dipinto che la ritraeva en plein air mentre ricamava.

Esposta durante l’ultima mostra impressionista nel 1886, la tela rappresenta uno studio di colori e luci dell’ambientazione esterna dipinta dal vero: un giardino coloratissimo con un vialetto, che attraversa diagonalmente lo sfondo, che contribuisce a far risaltare la figura della donna in primo piano.

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Lorena Nasi

Grafica pubblicitaria da 20 anni per un incidente di percorso, illustratrice autodidatta, malata di fotografia, infima microstocker, maniaca compulsiva della scrittura. Sta cercando ancora di capire quale cosa le riesca peggio. Ama la cultura e l'arte in tutte le sue forme e tenta continuamente di contagiare il prossimo con questa follia.

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