C’è chi usa il miele per addolcire tè e tisane, chi lo usa per alleviare il mal di gola e anche chi realizza con esso creme idratanti e balsami per capelli. Il miele è certamente uno di quei prodotti naturali dai mille e uno utilizzi, di quelli che le nonne consigliano per qualsiasi tipo di malanno; ma sicuramente nessuno lo aveva mai utilizzato per ricoprire interamente corpi umani. A questo ha pensato il fotografo americano Blake Little, che ha realizzato un’intera mostra fotografica davvero particolare, con scatti di persone letteralmente sommerse dal miele.
La mostra, intitolata Preservation, è stata esposta alla Kopeikin Gallery di Los Angeles dal 7 Marzo al 18 Aprile scorsi, ma tutti gli scatti sono stati raccolti nel libro omonimo, realizzato dall’artista in collaborazione con Frank Rodriguez. Il progetto Preservation si è svolto, in realtà, tra il 2012 e il 2014, anni durante i quali l’artista ha realizzato ben 86 scatti. Little ha voluto come modelli persone assolutamente comuni, di ogni estrazione sociale, età e condizione fisica; tra di essi figurano addirittura un bambino di un anno e mezzo e un cane. Ognuno di loro, dopo essersi spogliato completamente, è stato ricoperto da una colata di miele e fotografato in diverse posizioni con il materiale viscoso che gocciolava dal viso e dai capelli.
Il risultato è in effetti qualcosa di straordinariamente affascinante. I nudi artistici, che già di per sé trasmettono una sensualità che va al di là dell’esperienza comune, in questo caso proiettano lo spettatore in un’altra dimensione. Grazie al miele, infatti, i modelli sembrano cristallizzati, come se fossero improvvisamente diventati delle statue. La colata di materiale denso e vischioso fa sì che tutti i difetti dei corpi vengano nascosti, mentre esalta le forme: sono nudi di grande fascino e sensualità, che si avvicinano alla perfezione intangibile e anche un po’ fredda delle statue greche. Proprio per questo motivo, Little ha voluto modelli che rappresentassero davvero l’umanità nelle sue più varie sfacettature: ogni persona, giovane o anziana, con la pelle chiara o scura, ha delle forme che il miele amplifica e trasforma, generando nello spettatore ammirazione per la perfezione o anche repulsione, ma sempre suggerendo un’idea di maestosità e immortalità.
Ma che cosa rappresenta il miele? Sia per la consistenza che per il colore, il miele ricorda l’ambra, nella quale vengono conservati, ad esempio, gli insetti. A spingere l’artista verso la sperimentazione con questa sostanza è stato il fascino dell’idea di conservazione: «mentre questa parola [protezione] spesso implica una sorta di stabilità, o anche di stasi, la conservazione deve giungere anche attraverso una trasformazione» afferma il fotografo. Attraverso la conservazione, gli studiosi possono avere un’idea di quello che un tempo era vivo e vitale, come piante e animali scomparsi, libri un tempo letti e oggi inesistenti e così via. Da quando è nata, continua Little, la fotografia è sempre stata vista come la chiave di questa conservazione, il modo migliore per conservare la memoria di oggetti deperibili; ma oggi anche la fotografia si può manipolare e modificare, al punto che non si può più essere sicuri della sua fedeltà.
Ecco, quindi, che il fotografo ha sentito l’esigenza di unire il vecchio con il nuovo: la fotografia ferma qualcosa che, almeno apparentemente, è già fermo per sempre, imprigionato proprio da quella sostanza che per i popoli antichi era il simbolo stesso dell’immortalità. E certamente nel progetto di Little ha giocato molto anche l’influenza dei calchi dei corpi di Pompei che, proprio come lui ha cercato di riprodurre, sono stati bloccati come statue dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. e rappresentano, se così si può dire, l’istantanea di quell’attimo della loro vita.
Altri scatti della mostra Preservation si possono trovare sul sito internet dell’artista: http://preservationbook.com/