Perché abbiamo perso il fascino dell’eros? La nostra analisi parte da un intervento di un grande attore italiano, volto noto del piccolo schermo, ma anche soprattutto del teatro: Giovanni Scifoni.
Nel suo breve monologo al TedX di Forlì, Giovanni Scifoni riflette sul perché nella contemporaneità il sesso abbia quasi totalmente perso il suo appeal, il suo fascino.
Lo fa con un tono ironico, scherzoso, che alleggerisce un tema importante che attraversa un vero e proprio cambio generazionale e culturale.
Citando Max Weber, Giovanni Scifoni sostiene che il mondo sta vivendo un “disincanto” nei confronti della sessualità e della sfera erotica.
Ma come siamo finiti a non provare quasi più attrazione per la sfera sessuale? Vediamolo insieme, ripercorrendo le tappe del discorso di Giovanni Scifoni.
Spaventati dalla percezione dell’iper-sessualizzazione
Il nostro è un mondo iper-sessualizzato, nonostante le statistiche confermino che la vita sessuale della stragrande maggioranza delle persone è relegata a numeri veramente bassi: infatti, nella migliore delle ipotesi, si riesce ad avere in media un rapporto sessuale a settimana.
Quindi, a differenza di ciò che si può pensare scrollando il feed di Instagram, nessuno fa così tanto sesso come si crede. In effetti, il mondo dei social è popolato da contenuti che parlano di sesso: come farlo, quando farlo, quali posizioni sperimentare, cosa fare per raggiungere il proprio piacere e cosa fare al partner affinché anche lui/lei raggiunga il suo.
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Insomma, una quantità di contenuti che passano ai raggi X il sesso, facendogli perdere l’aura.
Tutto questo, da una parte spaventa perché fa credere che gli altri sappiano sempre qualcosa in più, che facciano più sesso o che la loro vita sessuale sia sicuramente più appagante.
Dall’altra parte, una narrazione così corposa sul tema, toglie quella patina di mistero che ha sempre accompagnato il sesso e che, invece, oggi decade come un velo di Maya, rivelando una certa banalità dei comportamenti e degli atteggiamenti a riguardo.
Inoltre, con l’avvento dei social media, il grado di interesse nei confronti di qualcuno è diventato direttamente proporzionale al numero di follower in possesso sugli account, sottolinea Giovanni Scifoni. Pertanto, chiunque abbia un account poco seguito si sente subito in difetto, meno affascinante e con ovviamente minori possibilità di intrecciare una relazione. I social, così, diventano l’anello della bilancia delle relazioni, della percezione del reale, finanche della percezione del sé.
Motivo per cui, un fenomeno diffuso negli ultimi anni, specie dopo gli anni di pandemia e clausura, è la perdita di interesse verso la sfera relazionale, prima ancora della sfera sessuale.
Lo svelamento dei tabù e il crollo del controllo religioso
Giovanni Scifoni è famoso, oltre che per le sue doti artistiche, anche per aver sempre ammesso di essere cattolico, posizione non facile negli ultimi anni, seppur egli sottolinei che il mestiere artistico, il sesso e il cattolicesimo possano convivere serenamente.
E di qui, Giovanni Scifoni racconta che la rivoluzione sessuale iniziata nel Sessantotto ha imposto una rottura del rapporto tra sesso e religione, svelandone il limite.
Di lì in poi, la religione non sarebbe più stata un fattore di controllo della sessualità, soprattutto di quella femminile.
Di qui il passo verso l’evoluzione di un nuovo modo di intendere la sessualità è stato breve. Il sesso, come ricorda Giovanni Scifoni, ha perso quelle che erano state le sue tre finalità storiche e su cui si erano retti il pensiero e l’azione fino a quel momento:
- finalità unitiva: ovvero quella di tenere unita una coppia. Con la legalizzazione del divorzio (Dicembre 1970), la finalità unitiva del sesso inizia a sgretolarsi, immolata al desiderio di soddisfazione tutta personale, a una maggiore attenzione nei confronti delle proprie voglie e del proprio orientamento sessuale.
- finalità procreativa: ovvero quella riproduttiva. Se una volta il sesso era inteso come un vero e proprio mezzo per far progredire la specie e, quindi, generare nuova forza lavoro o eredi di regni, possedimenti e altre ricchezze, con il progresso scientifico anche questo dogma è crollato. La scienza, infatti, ha aperto nuove possibilità di concepimento fino a qualche anno fa ritenute impossibili o immorali. La fecondazione in vitro, la gestazione per altri, la donazione dello sperma, frontiere che consentono a chi non può avere figli per via naturale o a chi ha una relazione omosessuale o anche a chi una relazione non vuole proprio averla, di poter avere comunque un figlio.
- finalità ludica: il sesso, un tempo, serviva a svagarsi e a divertirsi. Basti pensare che dopo la rivoluzione del Sessantotto crollarono anche tabù come quello dell’orgia o del sesso libero omosessuale, fino ad allora ovviamente sempre praticati, ma mai pubblicizzati così apertamente (con riferimento alla società occidentale di stampo cattolico). Oggi questa finalità è stata soppiantata dall’utilizzo dei siti porno e da un mercato fiorente di sex toys su siti specializzati. Per questo si può fare tutto comodamente da soli a casa in assoluta privacy, riducendo il rischio di trasmissione delle malattie veneree, ma aumentando esponenzialmente il proprio grado di solitudine.
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Quindi, una volta che il sesso perde queste tre finalità, perde di per sé non solo il fascino arcano che si nasconde nel suo essere frutto di mente e cuore, psiche e istinto bestiale, ma anche la sua utilità sociale.
Inoltre, altro punto a sfavore della sessualità contemporanea, ricorda Giovanni Scifoni, è quest’imitazione del porno, che risulta goffa, frustrante e inarrivabile.
Nel passato il porno imitava il quotidiano; oggi invece i ruoli si sono invertiti dando spazio a un immaginario comune a tutti, e quindi anche per questo, sostanzialmente noioso.
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Tempi bui, dunque, per una delle attività umane più controverse eppure sempre così affascinanti su cui, nonostante tutto, continuiamo a interrogarci ancora oggi.
Cosa fare per salvare il sesso?
Nella chiusura del monologo del TedX, Giovanni Scifoni si interroga su quale sarebbe la via per salvare il sesso, da cotanto imbruttimento, banalizzazione e disincanto della società che l’ha svelato completamente.
Qual è la chiave per ritornare al segreto, al mistero, per non “normalizzare” tutto?
Con la tecnologia, l’uomo si è disincarnato acquisendo piano piano una posizione divina. L’umanità cerca e trova la sua immortalità nelle protesi e nei prolungamenti della carnalità: Google è un prolungamento della nostra capacità di memorizzare informazioni, lo smartphone è un prolungamento dei nostri arti, del nostro desiderio di essere addirittura ubiqui, dei nostri occhi con le fotocamere. E a un’umanità disincarnata, il sesso ovviamente non interessa né serve più.
È per questo che l’attore auspica un ritorno alla carne. E paradossalmente, nonostante sembri assurdo, un ritorno alla carne è rappresentato da due “entità” fondamentali:
- Dio, che nella Cristianità si incarnato in un uomo per essere negli uomini, con gli uomini ed essere partecipe e presente della loro quotidianità, dei loro desideri, paure, istinti;
- l’Arte, che materializza ogni pensiero e ogni immaginazione attraverso modi diversi, eppure tutti accomunati da una stessa imprescindibile caratteristica: la presenza. Perché al sesso, così come all’umanità, serve immanenza per sentirsi vivi.
L’immortalità è una roba noiosa, così come la disincarnazione.
Si preferirebbe non sentire più nulla per vivere senza dolore o vivere ogni giorno intensamente, attraversando ogni attimo e portandone segni, ferite e trofei sul proprio corpo così come nel proprio cuore?
La risposta è pleonastica.
Ma a Giovanni Scifoni, intanto, va un grande grazie.
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