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Economia e tradimenti: Peronella e il liberismo

7 minuti di lettura

La storia di Peronella la conoscono in molti, più o meno addetti ai lavori dell’esegesi boccacciana. Nonostante ciò sarebbe opportuno ricordarla per il diletto di chi già ne è al corrente e il riso di chi ancora non ha idea di cosa sia. La prosperosa donna, Peronella, si diletta con il gagliardo giovane Giannello, al quale si concede per due denari e qualche regalo ogni tanto, mentre il marito, trasandato e col sorriso da poveraccio, va a lavorare ogni giorno.

Come spesso accade – anche agli ultimi – il buon Dio dona una possibilità per dare una svolta alla propria vita, o, per lo meno, per smettere di fare la parte dei cosiddetti “poverini”: la famosa svolta buona… Insomma, un giorno il suddetto marito torna a casa in anticipo, perciò Peronella, temendo di essere colta in flagranza, prima ordina al suo gentil amante di nascondersi in un grosso tino e poi fa entrare il marito che, entusiasta e tessente le lodi della moglie fedele, le annuncia di aver trovato un compratore per il loro tino. La donna, che non può ammettere di averlo tradito fino a quel momento, decide di salvare il giovane compare di scappatella spacciando, anch’egli, per possibile compratore del tino, offrente, però, una cifra più vantaggiosa. Non perde peraltro l’occasione per rimproverare il marito, accusandolo di non aver voglia di lavorare e sostenendo che, per colpa sua, non avranno pane da mangiare. Il marito e il giovane si incontrano e, cinicamente sfacciato, quest’ultimo chiede al povero marito di pulire il recipiente di ferro per bene, così che il contratto possa essere considerato effettivo; dunque l’uomo imbraccia un arnese ed entra nel tino per scrostarlo. La donna infila a sua volta la testa nel tino, impedendo al marito di guardare all’esterno, cosicché Giannello possa terminare di soddisfarla. Finito, non gli resta che gettare i sette denari promessi al nostro disperato, che ne avrà da mangiare ancora per qualche giorno, fino alla prossima elemosina, mascherata da giusto contratto.


Ognuno di noi ha sempre letto questa novella con un certo sorriso sulle labbra, mai immaginando di impersonare il marito e valutando la figura del giovane come irrilevante, perché la “cattiva”, per la morale comune, rimane la moglie. Boccaccio però affibbia un nome a Giannello e a Peronella, mentre il marito rimane un generico signor qualunque. Proviamo allora a fare un’operazione di metafora, per quanto anacronistica: chiamiamo Giannello col nome di Finanza, di Grandi Aziende o, più in generale, di Libero Mercato; chiamiamo invece Peronella Margaret Thatcher, Ronald Regan o, per facilitarci il compito, Matteo Renzi. E il marito? Quel Signor Qualunque lo facciamo diventare Un Italiano Qualunque, che non sia né un dirigente politico né un uomo della finanza, né uno speculatore o un grande imprenditore, ma un comune uomo del popolo.

Insomma, la situazione calza a pennello. Dal 1992 si è stabilito che la storia sia finita, o insomma un economista, Francis Fukuyama della Università di Chicago, ha decretato che l’unico modello economico veramente vincente sia il liberismo e come modello politico la democrazia libertaria. Un po’ come dire – si passi la forzatura – che il tradimento sia una prassi regolare e normale. E noi che abbiamo fatto? Ci siamo scelti le Peronelle migliori, che hanno subito provveduto a salvare il loro amante, cioè le loro aziende che ci chiedono di lavorare e lavorare, di piegarci, per quattro soldi e qualche gioiello, al miglior offerente. Mentre si consuma il tradimento e le nostre “mogli” si concedono al miglior offerente, facendo spallucce ai gufi che gridano al lupo, viene smantellato pezzo dopo pezzo il modello socialdemocratico. La democrazia dei partiti ha, pur con tutti i difetti, permesso il progresso del nostro Stato, cercando di dare a tutti pari possibilità di partenza per realizzare i propri obiettivi, di porre tutele che garantissero che nessuno, nemmeno il più gagliardo degli imprenditori, potesse, con cinque soldi, comprare i diritti faticosamente conquistati in anni di battaglie.

Come sappiamo, gli uomini e le donne disponibili a “prostituirsi” al miglior offerente sono sempre molti, ma allo stesso tempo non si può dimenticare che la prostituzione permane solamente fino a che c’è chi la sfruttae chi la gestisce.

Come nella novella del Boccaccio, anche noi abbiamo avuto la nostra possibilità di svolta, perché la crisi finanziaria ha mostrato in modo chiaro ed evidente che un certo modello di economia non può funzionare in eterno, se non creando un fenomeno di pauperizzazione estesa e una forbice tra ricchi e poveri sempre più ampia. Abbiamo avuto anche la possibilità di accorgerci che la nostra Peronella ci stava tradendo, ma siamo stati ciechi e, come diceva Marx, la storia, quando si ripete, torna sempre come farsa.

Così oggi, quando il nostro Presidente del Consiglio, persistente nel piegarsi ai diktat del liberismo sfrenato, ci sorride guardando dentro il tino, chiedendoci di raschiare bene il fondo, di lavorare e fare, si consuma ancora una volta drammaticamente il tradimento, che pare, però, tanto piacerci.

Francesco Corti

 

Francesco Corti

Dottorando presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell'Università degli Studi di Milano e collaboratore dell'eurodeputato Luigi Morgano. Mi interesso di teorie della democrazia, Unione Europea e politiche sociali nazionali e dell'Unione. Attivo politicamente nel PD dalla fondazione. Ho studiato e lavorato in Germania e in Belgio.

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