Ispirato a The Gangs of New York: An Informal History of the Underworld, un trattato del 1928 sulle gang armate che popolavano il quartiere newyorkese dei Five Points nell’XIX secolo, il film di Martin Scorsese è una gigantesca epopea colma di umori, sapori – una fatica quasi fisica.
A differenza delle pellicole ‘standard’, in cui la sceneggiatura è materiale grezzo, tutt’al più discorso letterario in attesa di traduzione visiva, Gangs of New York condensa voci e parole, immagini che sembrano fuoriuscire da un magma in ebollizione, dall’impasto di sudore e degrado che impregna ogni fotogramma. Siamo a cavallo, del resto, tra lo Scorsese di Bringing Out the Dead (1999) e quello più controllato, quasi “museale” di The Departed (2006), già proiettato verso un racconto “politico” della degradazione in terra […]
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