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Il fennec di Bruno D’Amicis
vince il Fritz Pölking Prize 2015

5 minuti di lettura

«Ogni giorno, con il mio lavoro di fotografo di natura, cerco costantemente di sensibilizzare le persone sui temi della conservazione delle specie e degli habitat, in particolar modo in aree delicate come il Nord Africa e il Medio Oriente».

Bruno D’Amicis

foto Bruno D'Amicis

Il Fritz Pölking Prize 2015, premio internazionale di fotografia naturalistica, dedicato alla memoria del noto fotografo tedesco scomparso nel 2007, e conferito dall’Associazione dei fotografi naturalisti tedeschi (GDT) e dalla casa editrice Tecklenborg, è stato assegnato a un fotografo italiano, Bruno D’Amicis, il quale ha ottenuto l’importante riconoscimento con un progetto, che lo ha impegnato per tre anni tra la sabbia del deserto in Tunisia, su uno degli animali più schivi e sfuggenti in natura, tanto che il nome Il piccolo fantasma delle dune non poteva essere più azzeccato.

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Stiamo parlando del fennec, la piccola volpe del Sahara o, come lo definisce il popolo nomade dei Tuareg, il folletto del deserto, il più piccolo canide al mondo dalle abitudini notturne, di cui in effetti non si sa molto, se non che ha orecchie incredibilmente grandi che servono per localizzare fonti di cibo e disperdere calore. Può sopravvivere senz’acqua ricavando i liquidi dalle sue prede, da bacche e da foglie carnose di vegetali, ed è in grado di scavare un cunicolo in pochi secondi per sfuggire ai predatori e al caldo del deserto.

I Tuareg raccontano innumerevoli storie che lodano l’intelligenza del fennec, ma nessuna vasta ricerca scientifica è stata mai compiuta per conoscere davvero a fondo questa creatura, che rappresenta il simbolo della fauna selvatica del deserto ed è, purtroppo, un ricercato animale domestico esotico. La gente che vive vicino al Sahara, spesso cattura i suoi cuccioli per venderli o utilizzarli come attrazione per i turisti. Le condizioni economiche difficili e la situazione socio-politica instabile nella maggior parte dei paesi in cui il fennec è distribuito, insieme ad una generale mancanza di misure di protezione, stanno distruggendo il suo fragile habitat e rappresentano una grave minaccia per questa specie straordinaria.

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Il Fritz Pölking Prize non è stato l’unico premio per questo lavoro fotografico di D’Amicis: altre due immagini estratte dal progetto, hanno vinto, nel 2014, nella categoria Nature singles al World Press Photo e in quella World in our hands al Wildlife Photographer of the Year.

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Romano, classe 1979, Bruno D’Amicis dal 2008 vive e lavora in Abruzzo, quando non è in giro per il mondo per i suoi reportage. Dopo aver conseguito la laurea in Biologia, è diventato fotografo naturalista professionista nel 2004. Il suo obiettivo primario è la salvaguardia degli habitat naturali e della biodiversità. Collabora regolarmente con Aree Protette (Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise; Parco Nazionale della Maiella; Bayerischer Wald National Park, per citarne solo alcuni) e le organizzazioni non governative, sia in Italia che nel resto del mondo (WWF, LIPU, Birdlife International, NABU, UNESCO). Ha lavorato su incarico per la National Geographic Society nel 2013 in Tunisia e nel 2014 in Madagascar. È stato invitato come relatore ad eventi internazionali e di prestigio come WILD10 nel 2013 in Spagna, Wildphotos a Londra nel 2011 e 2014, International Nature Photography Festival organizzata dalla GDT nel 2010 e nel 2012.

Tra le sue iniziative, si distingue il progetto multimediale L’Altro Versante, svolto insieme ad altri due fotografi professionisti, Maurizio Biancarelli e Luciano Gaudenzio, e una troupe cinematografica, che ambisce a una documentazione completa e inedita del sorprendente paesaggio naturale italiano, dagli Appennini alle Alpi, passando per le isole, attraverso la ricerca di luoghi insoliti ma anche di quelli noti fotografati in maniera insolita.

Finora, Bruno D’Amicis ha pubblicato tre libri: The Last Stronghold. Fifteen years in the company of bears sugli orsi e la natura selvaggia dei monti Tatra in Slovacchia, scritto con il conservazionista Erik Balaz; Ornata. Il camoscio più bello del mondo, dal nome della sottospecie del camoscio appenninico che vive sulle montagne d’Abruzzo e che D’Amicis ha studiato per più di dieci anni; L’ultima estate. Storie di pastori della Maiella, insieme al fotografo Luca Del Monaco, per testimoniare il mondo antico degli uomini di montagna. Il suo prossimo libro, Tempo da lupi, interamente dedicato al Lupo in Italia, uscirà nell’autunno 2015.

Socio onorario dell’AFNI (Associazione Fotografi Naturalisti Italiani), D’Amicis ha contribuito al progetto Wild Wonders of Europe e dal 2009 è membro dell’autorevole International League of Conservation Photographers.

 

 

 

 

 

 

 

Lorena Nasi

Grafica pubblicitaria da 20 anni per un incidente di percorso, illustratrice autodidatta, malata di fotografia, infima microstocker, maniaca compulsiva della scrittura. Sta cercando ancora di capire quale cosa le riesca peggio. Ama la cultura e l'arte in tutte le sue forme e tenta continuamente di contagiare il prossimo con questa follia.