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L’immagine della Pietà, da Giotto all’Arte Contemporanea

19 minuti di lettura

La Pietà è uno dei temi iconografici dell’arte più rappresentati nel corso dei secoli. L’immagine di Cristo crocifisso, o della sua deposizione, con la Madonna e altri vari personaggi sulla scena, sono protagonisti di molte opere.

Ma anche Gesù e Maria da soli, unici soggetti ritratti, con la sofferenza di una madre e il dolore della Passione, fanno parte di un’iconografia importante. Una rappresentazione che si rifà alla cosiddetta “immagine del vespro” – o Vesperbild dalle sue origini di inizio XIV sec. nei paesi di lingua tedesca –, ossia le sculture votive di legno o di gesso, raffiguranti Maria seduta che sorregge il Figlio morto, fonti di ispirazione per capolavori come la Pietà vaticana di Michelangelo.

Vi proponiamo un approfondimento sulla Pietà nell’arte, sia sacra che profana, da Giotto ai giorni nostri, rilevando anche opere di tematiche differenti ma che richiamano aspetti ed elementi ad essa riconducibili.

Giotto, «Compianto sul Cristo Morto»

Padova, Cappella degli Scrovegni

Pietà
Giotto, Compianto sul Cristo morto, affresco 200×185 cm, 1303-1305 ca., Cappella degli Scrovegni, Padova

Il Compianto sul Cristo morto di Giotto, considerato una delle opere fondamentali dell’arte moderna, segna il netto distacco dalla bidimensionalità dell’arte bizantina, con i soggetti religiosi privi di espressività, con le forme appiattite e stilizzate. Giotto rivoluziona la pittura, esaltando l’intensità del dolore, dando volume ai corpi e il senso della prospettiva, cercando di imitare la realtà.

I personaggi nella scena hanno ognuno la propria gestualità ed esprimono la propria sofferenza per la morte di Gesù in maniera diversa. Lo strazio di Maria che abbraccia e sorregge il figlio, Maddalena che piange ai piedi di Cristo, San Giovanni Evangelista che assiste impotente con le braccia rivolte all’indietro, quasi a ricordare la posizione di Gesù sulla croce. Lo stesso dolore che provano sulla terra, è vissuto in cielo da dieci angeli che osservano con una disperazione che li rende umani: ecco la rappresentazione di una tragedia che sconvolge il creato intero.

Andrea Mantegna, «Cristo morto»

Milano, Pinacoteca di Brera

Pietà
Andrea Mantegna, Cristo morto e tre dolenti, tempera su tela 68×81 cm, 1475-1478 ca., Pinacoteca di Brera, Milano

L’ardito scorcio prospettico è il punto di forza del Cristo morto del Mantegna. L’artista studia la composizione del dipinto con un intento emotivo: far soffrire l’osservatore, che si ritrova trascinato al centro del dramma, proprio di fronte al Cristo disteso sulla pietra dell’unzione. Il taglio fotografico, il forte contrasto di luci, il tratto incisivo delle linee, tutto per evidenziare i dettagli più impressionanti, come i buchi lasciati dai chiodi nei piedi in primo piano e nelle mani.

A lato della scena, una Maria invecchiata si asciuga le lacrime con un fazzoletto, San Giovanni Evangelista piange con le mani giunte, e una terza figura, forse Maria Maddalena, rimane in ombra sullo sfondo.

Michelangelo, «Pietà»

Roma, Basilica di San Pietro in Vaticano

Pietà
Michelangelo Buonarroti, La Pietà, scultura marmorea (altezza 174 cm, larghezza 195 cm, profondità 69 cm), 1497-1499 ca., Basilica di San Pietro in Vaticano, Roma

È poco più che ventenne Michelangelo quando viene incaricato da un cardinale francese per la realizzazione della più celebre tra le rappresentazioni della Pietà. Già richiestissimo, l’artista ricerca il marmo più pulito e compatto nelle cave di Carrara.

«Vergine madre, figlia del tuo figlio, umile e alta più che creatura…» scriveva Dante nel 33° canto del Paradiso nella Divina Commedia. E così Michelangelo scolpisce una giovanissima Maria, che sembra un’adolescente rispetto al figlio trentenne che sta sorreggendo, un modo per rappresentare la sua purezza d’animo, immortalandola con il bello delle forme.

Gesù appare come un dio, seminudo e con le fasce muscolari riprodotte perfettamente. Per rispetto, Maria non lo sostiene a contatto con la pelle, ma c’è un drappo di stoffa tra la sua mano destra e il costato di Gesù. L’altra mano è aperta come in un gesto di offerta, ad indicare come il figlio si sia sacrificato per il mondo.

La composizione è realistica e ricorda una piramide perfetta. Solo il panneggio dell’abito della Madonna sembra esagerato, quasi che la veste non sia della sua misura, ma il tutto è calcolato per non lasciare dello spazio vuoto sotto la figura di Gesù. In quello stesso drappeggio, rimane impigliato il braccio di Cristo. Questa posa del braccio che pende senza vita viene chiamata “braccio della morte”, o “braccio di Meleagro”, dal nome dell’eroe mitologico dell’Antica Grecia la cui morte venne ritratta su molti sarcofagi marmorei.

Jan Fabre, «Sogno Compassionevole (Pietà V)»

Installazione a Venezia, 54esima Biennale d’Arte

Pietà
Jan Fabre, Sogno Compassionevole (Pietà V), 2011

Una reinterpretazione della Pietà di Michelangelo che vede l’empatia come chiave di lettura: il volto di Maria è un teschio con il quale Jan Fabre ha voluto esprimere il dolore inaccettabile di una madre, desiderosa soltanto di sostituirsi al figlio morto.

Gesù è in giacca e cravatta ed ha il volto dell’artista, e sul suo corpo insetti, farfalle e lumache testimoniano la decomposizione. Uno scarabeo (nella cultura egizia considerato ponte tra la vita e la morte) sul suo ventre simboleggia la metamorfosi, la rinascita. Nella sua mano destra un cervello umano, e questa la ragione della scelta di Fabre: «Sono i neuroni a farci provare il sentimento della compassione e perciò rappresento il cervello, da cui tutto dipende, come l’anima dell’individuo».

Michelangelo, «Pietà Bandini»

Firenze, Museo dell’Opera del Duomo

Pietà
Michelangelo Buonarroti, La Pietà Bandini, scultura marmorea (h. 226 cm), 1547-1555 ca., Museo dell’Opera del Duomo, Firenze

L’intento con cui Michelangelo ha creato la Pietà Bandini era quello di realizzare una scultura per la propria tomba. Il blocco di marmo era avanzato da un lavoro commissionato precedentemente, non era pulito ed era troppo duro, e durante la lavorazione, tentando di modificare la posizione delle gambe di Gesù, una venatura ne causa la rottura provocando l’ira e la delusione dell’artista che prese l’opera a martellate, rompendola in più punti e determinando il distacco della gamba sinistra del Cristo. Ormai inutilizzabile, fu venduta allo scultore e architetto Francesco Bandini. Tiberio Calcagni, allievo di Michelangelo, la restaurò e la integrò con la figura di Maria Maddalena.

Il soggetto della scultura è la deposizione di Gesù, con Maria che lo sostiene con l’aiuto di Nicodemo (il volto del quale si pensa sia l’autoritratto di Michelangelo) e la Maddalena sulla sinistra.

Pietà Bandini, particolare

Da notare il dettaglio dei volti di Maria e Gesù, quasi fusi insieme e lasciati grezzi, come se uscissero dal marmo legati empaticamente.

Michelangelo, Pietà Rondanini

Milano, Castello Sforzesco

Pietà
Michelangelo Buonarroti, La Pietà Rondanini, scultura marmorea (h. 195 cm), 1552-1553 (prima versione) e rilavorata 1555 ca.- 1564, Museo del Castello Sforzesco, Milano

«Statua principiata per un Cristo et un’altra figura di sopra, attaccate insieme, sbozzate e non finite» (descrizione dall’inventario dello studio di Michelangelo, dopo la sua morte).

Dopo la frustrante esperienza con la Pietà precedente, Michelangelo cerca ancora di realizzare un’opera da collocare sulla sua sepoltura. È molto anziano quando inizia la scultura e ci lavorerà fino a pochi giorni prima della sua morte. La novità è la composizione in verticale. Essendo un’opera su cui ha lavorato per diverso tempo e per cui ha pensato diverse versioni, ci sono elementi finiti e parti lasciate grezze.

Il corpo di Gesù e di Maria sono fusi insieme, uniti in un abbraccio toccante con un forte impatto empatico.

Sebastiano del Piombo, «Pietà»

Viterbo, Museo Civico

Pietà
Sebastiano del Piombo, La Pietà, olio su tavola (190×245 cm), 1516-1517 ca., Museo civico di Viterbo

In questo dipinto della Pietà, realizzato da Sebastiano del Piombo intorno al 1516, non esiste contatto fisico tra Maria e Gesù. La Madonna prega rivolta al cielo, con il figlio disteso ai suoi piedi in uno scenario tenebroso che è stato riconosciuto come una zona periferica di Viterbo, Bullicame, citata anche da Dante nella Divina Commedia. Il braccio del Cristo in primo piano è un rimando alla mano di Adamo dipinto da Michelangelo nella Cappella Sistina.

Caravaggio, «Deposizione»

Roma, Musei Vaticani

Pietà
Michelangelo Merisi da Caravaggio, Deposizione, olio su tela (300×203 cm) 1602-1604, Pinacoteca Vaticana, Città del Vaticano

Nella Deposizione realizzata da Caravaggio, la scena è affollata e la luce, quasi divina, colpisce direttamente il corpo di Cristo. Nicodemo, che ha il volto di Michelangelo, gli sostiene i piedi ed è l’unico personaggio che rivolge lo sguardo verso chi osserva. Il viso di Gesù è un autoritratto del Caravaggio. Il “braccio della morte” è una citazione della prima Pietà di Michelangelo. Maria è distante dal Cristo e appare invecchiata.

Jacques-Louis David, «La morte di Marat»

Bruxelles, Museo Reale delle Belle Arti del Belgio

Pietà
Jacques-Louis David, La morte di Marat, olio su tela (165×128 cm), 1793, Museo reale delle belle arti del Belgio, Bruxelles

Il giacobino Jean-Paul Marat, uno dei capi della Rivoluzione Francese, venne pugnalato a morte nella vasca dove era costretto a passare molto tempo a causa di una malattia della pelle. Jacques-Louis David, suo amico, gli rese omaggio con quest’opera – La morte di Marat, appunto – che sembra rappresentare una vera e propria scena del crimine con un realismo caravaggesco.

Marat tiene ancora in mano la lettera di supplica della sua assassina, nell’altra la penna d’oca, per terra accanto a lui il coltello insanguinato.

Questo dipinto non è classificabile come Pietà, non c’è il dolore di una madre che si affligge sul corpo di un figlio morto ma c’è un elemento  inequivocabile: il braccio di Marat che pende al di fuori della vasca è lo stesso “braccio della morte” della Deposizione di Caravaggio, e quindi della prima Pietà di Michelangelo. David ci vuole rappresentare Marat come un martire moderno, quasi a volerlo santificare.

Théodore Géricault, «La zattera della Medusa»

Parigi, Museo del Louvre

Pietà
Théodore Géricault, La zattera della Medusa, olio su tela (491×716 cm), 1819, Museo del Louvre, Parigi

La Medusa era una fregata francese che naufragò nel mare antistante l’attuale Mauritania nel 1816. Théodore Géricault dipinse il momento in cui dalla zattera di fortuna, che trasportava 13 sopravvissuti dei 147 membri dell’equipaggio, viene avvistato il battello Argus che li trarrà in salvo.

Un grande lavoro di ricerca e schizzi preparatori stanno alla base di quest’opera. Géricault intervista i sopravvissuti, studia l’anatomia dei morti visitando l’obitorio dell’ospedale di Parigi, il tutto perché ossessionato dalla precisione storica e con l’intento di rendere verosimili i corpi degli affogati.

Il tema della Pietà qui è declinato al maschile: in primo piano, un vecchio regge sulle ginocchia il figlio morto. Mentre tutti i personaggi ancora in vita sono rivolti dall’altro lato della zattera, si muovono in maniera concitata e indicano l’Argus sicuri della vicina salvezza, l’uomo è immobile, con lo sguardo fisso nel vuoto, senza alcuna speranza.

Pablo Picasso, «Guernica»

Madrid, Museo Nazionale Reina Sofia

Pietà
Pablo Picasso, Guernica, olio su tela (349,3×776,6 cm), giugno 1937, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, Madrid

Dipinto realizzato per l’Esposizione Mondiale di Parigi del 1937, la celebre Guernica di Pablo Picasso si ispira al bombardamento aereo sulla città di Guernica durante la guerra civile spagnola. Rappresenta la devastazione della città ed è un vero e proprio manifesto di protesta contro la violenza e la guerra in senso lato. La scomposizione delle forme, l’uso dei toni di grigio, nero e bianco, esprimono l’assenza di vita e la drammaticità dell’evento.

Anche qui è raffigurata una Pietà: sulla sinistra, sotto alla testa di toro, c’è una madre che grida rivolta al cielo disperata per la perdita del figlio che stringe tra le braccia.

Andres Serrano, «Pietas»

Pietà
Andres Serrano, Pietas

In questa fotografia di Andres Serrano, Maria sorregge un pesce. Nell’iconografia paleocristiana, il pesce (Ichthýs) rappresenta Gesù Cristo, veniva raffigurato nelle catacombe dai Cristiani durante il periodo delle persecuzioni, prima di Costantino. Il termine ichthýs è la traslitterazione in caratteri latini della parola “pesce” in greco antico, χϑύς, ed è l’acronimo delle parole: ‘Ιησος Χριστός Θεo Υιός Σωτήρ (Iesùs CHristòs THeù HYiòs Sotèr), Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore.

Giuseppe Veneziano, «La Pietà di Superman»

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Giuseppe Veneziano, La pietà di Superman, 2010

L’irriverente e dissacrante reinterpretazione in fumetto della Pietà di Michelangelo con Superman al posto di Gesù. L’autore Giuseppe Veneziano è noto per le sue provocazioni in stile neopop, ed è già stato più volte accusato di blasfemia.

Renée Cox, «Yo mama’s pieta»

Renée Cox, Yo mama’s pieta

Artista e fotografa giamaicana, Renée Cox è famosa per i suoi audaci autoritratti, usati come manifesto contro le discriminazioni sessuali o razziste, e che sono spesso reinterpretazioni di immagini storiche e dell’arte classica. In questa fotografia, è lei stessa a impersonare Maria in una Pietà afroamericana.

Kordian Lewandowski, «Pietà “Game Over”»

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Kordian Lewandowski, Pietà Game Over

Già soprannominato come Michelangelo Nintendo, l’artista polacco Kordian Lewandowski ricrea la Pietà utilizzando i famosi personaggi di un videogioco giapponese nato nell’85. Super Mario, il protagonista del gioco, impersona il Cristo, in questa che non è una statua di marmo ma di polistirolo.


A lezione di Storia dell’Arte con la prof.ssa Daniela Olivieri
Incontri a Palazzo Rosso, Cengio (SV)
1ª Stagione Culturale 2013/2014


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Lorena Nasi

Grafica pubblicitaria da 20 anni per un incidente di percorso, illustratrice autodidatta, malata di fotografia, infima microstocker, maniaca compulsiva della scrittura. Sta cercando ancora di capire quale cosa le riesca peggio. Ama la cultura e l'arte in tutte le sue forme e tenta continuamente di contagiare il prossimo con questa follia.

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