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La Giornata europea dei Giusti: attraverso l’esempio dei Giusti verso il Bene Comune

11 minuti di lettura

Oggi, 6 marzo, si celebra la terza giornata europea dei Giusti, istituita, su proposta di Gariwo, dal Parlamento Europeo.

In questa occasione a Milano si è tenuta una cerimonia presso il Monte Stella, dove il 24 gennaio 2003 è stato inaugurata un’area ai “Giusti di tutto il Mondo”. Nel Giardino dei Giusti ogni anno vengono piantati dei pruni dedicati agli uomini ed alle donne che hanno aiutato a difendere la dignità umana in luoghi di persecuzione e terrorismo.


Quest’anno l’attenzione è rivolta sia al passato che al presente. “I Giusti erano necessari ieri e sono necessari anche oggi, e quindi guardiamo ai Giusti del tempo presente”, sono le parole con cui Gabriele Nissim, presidente di Gariwo, ha concluso il convegno “La memoria del Bene e l’educazione alla Responsabilità”, tenutasi il 3 Marzo presso Palazzo Cusani a Milano.

L’occhio del passato vuole guardare e riportare alla memoria il genocidio armeno, di cui quest’anno si celebra il centenario. Ricordare i turchi ottomani che salvarono gli armeni e i turchi che oggi con coraggio si battono contro il negazionismo è di urgente attualità, perché la memoria rimossa di quel genocidio ha impedito che in quelle stesse terre dove si è compiuto il primo sterminio del Novecento si creassero degli antidoti morali ai nuovi atti di barbarie a cui assistiamo purtroppo in questi giorni.

L’occhio rivolto al presente, invece, non può che soffermarsi innanzitutto sugli atti terroristici che hanno scosso il mondo cristiano, arabo, ebraico, da Parigi a Copenaghen, dalla Libia alla Siria. Centrale sarà la riflessione attorno al fondamentalismo jihadista, attraverso non la demonizzazione di una determinata civiltà, ma la valorizzazione degli uomini mussulmani che si oppongono a ciò che insozza la dignità del loro stesso popolo.

Giusti contemporanei sono anche tutti coloro che si adoperano per la salvaguardia dei migranti attraverso il Mediterraneo.
Per questo alla cerimonia di oggi, alle 11, sono stati piantati nuovi alberi dedicati a Razan Zaitouneh, avvocatessa siriana attivista dei diritti civili e all’ONU, scomparsa nel 2013 vicino a Damasco, rapita da gruppi estremisti jihadisti; Ghayath Mattar, giovane pacifista arrestato e ucciso in Siria nel 2011 che offriva fiori ai soldati in segno di dialogo e si batteva per i diritti umani e la libertà; Mehmet Gelal Bey, turco ottomano sindaco di Aleppo che si è opposto alle direttive del suo governo che imponevano l’eliminazione del popolo armeno nel genocidio del 1915; gli uomini e le donne della Guardia Costiera che rischiano la vita, ciascuno con grande coraggio e abnegazione, da Lampedusa a tutte le coste italiane, per salvare i naufraghi in fuga da fame e violenze; Alganesh Fessaha, attivista umanitaria italo-eritrea che ha rischiato la vita per soccorrere i perseguitati in Africa e ha aiutato i migranti e i loro familiari a Lampedusa dopo il tragico naufragio del 2013; Rocco Chinnici, magistrato integerrimo e di grande umanità, coraggioso promotore del primo pool antimafia del Tribunale di Palermo, ucciso dalle cosche nel 1983.

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Occorre a questo punto cercare di capire cosa sia questa “Giornata dei Giusti”

Se si legge l’editoriale di Nissim su Gariwo (qui l’editoriale) si scopre che La Giornata dei Giusti affonda le sue radici nel concetto di “Giusto” come lo si trova nel memoriale di Yad Vashem per ricordare i non ebrei che sono andati in soccorso degli ebrei.

Dal momento in cui il parlamento europeo riconosce la giornata dei Giusti, il termine “Giusto” non è più circoscritto alla Shoah, ma diventa un punto di riferimento per ricordare quanti in tutti i genocidi e totalitarismi si sono prodigati per difendere la dignità umana.

Tuttavia, il concetto di “Giusto” ha origini ben più antiche. Nell’antica civiltà ellenica il concetto di “ἀγαθός” (agathos), sempre intrinsecamente legato al concetto di καλός (kalòs), risale ai poemi omerici e, passando per la tragedia, approda nella filosofia pre-socratica, poi platonica ed infine attraversa tutta la storia del pensiero occidentale. Il termine greco ἀγαθός è intraducibile. Si potrebbe tradurre con “buono”, ma accanto a buono bisognerebbe specificare che si tratta, non tanto di un buono nel senso cristiano del termine, ma un “buono morale”, colui che adempie perfettamente alla categoria antologica dell’essere umano. L’ ἀγαθός è colui le cui qualità umane si manifestano al massimo grado e per questo è sempre anche “καλός”, bello, di una bellezza essenziale.
D’altro canto, che cos’è l’idea del Bene in Platone, se non l’idea del Bello? Bellezza e Giustizia costituiscono tra loro un binomio inscindibile. Questo perché ciò che è giusto non può essere brutto, nel senso che non può produrre sofferenza.

Sempre secondo Platone, il fine ultimo della conoscenza era conoscere ciò che è Giusto, perché solo il possesso della Giustizia può dare la felicità. Solo “colui che è Giusto”, può guidare uno Stato, perché è in possesso della conoscenza di ciò che è Bene per sé e per la collettività. Platone, quando elaborava il suo pensiero filosofico, aveva in mente il Giusto per eccellenza: Socrate, ovvero colui che in nome della Giustizia, per amore e per rispetto di essa, si è auto-condannato a morte.

Una domanda sorge ora spontanea: esiste ancora un Socrate in grado di morire pur di affermare la giustizia, laddove falliscano le parole, con le proprie azioni?

Quello che ciascuno di noi ha di fronte quotidianamente è un mondo corrotto fin nei suoi più infimi anfratti, un mondo attraversato da una profonda crisi morale e valoriale, laddove l’individualismo si afferma a discapito di qualsivoglia spinta collettiva.

È in questo panorama di timore e chiusura che è importante ricordare, così come le antiche, anche le nuove figure dei Giusti. Perché non è sempre e solo qualcosa di lontano e passato, non è solo la favola di Antigone o la non-violenza di Gandhi. Le stragi, il terrorismo, il fondamentalismo religioso, le persecuzioni sia politiche che religiose, la mafia, ma anche realtà che muovono meno “rumore mediatico”, ma non meno significative, come il bullismo o la violenza domestica, riguardano qualsiasi persona viva nel mondo contemporaneo.

Viviamo in un mondo perennemente connesso e abbiamo la possibilità di essere informati su qualsiasi cosa in tempo reale, eppure, come afferma De Bortoli nel convegno “La memoria del Bene e l’educazione alla Responsabilità”, ci indigniamo molto meno, siamo diventato molto bravi a turarci il naso e voltare lo sguardo, a restare ciascuno nel proprio orto.

Eppure, come diceva un tutt’altro che pessimista solitario come Leopardi, l’unica strada per salvare qualcosa dell’umanità è la “social catena”.

Ecco allora il senso della memoria del bene, incarnata dalle storie dei Giusti. Ovvero vale molto di più l’esempio dell’azione di un uomo che miliardi di tesi filosofiche o discorsi retorici, per quanto ben fatti. Quell’uomo fu Giusto, ma sei uomo anche tu, e puoi essere giusto.

Inoltre, il progetto della giornata dei Giusti non si limita a trasmettere l’importanza del ricordo e della memoria, ma ha anche portata europea. In quest’ottica ogni Paese si impegna per ricordare di volta in volta le proprie figure morali, piccole o grandi che siano. Importante però – e questo è il segno europeo – che ogni Paese non guardi solo alla propria storia, ma ricordi figure di altri Paesi, di diverse esperienze.

Sarebbe bello, infine, che il culto della memoria storica e dell’educazione al senso della Giustizia, della Civiltà e della Dignità umana, non fosse relegato a momenti memoriali e celebrativi indetti secondo un calendario di anniversari e ricorrenze, ma che entrassero a far parte della quotidianità di ciascuno. Questo è il compito della Cultura e di chi si fa promotore e servitore di essa.

 

Costanza Motta

Costanza Motta

Laureata triennale in Lettere (classiche), ora frequento un corso di laurea magistrale dal nome lungo e pretenzioso, riassumibile nel vecchio (e molto più fascinoso) "Lettere antiche".
Amo profondamente i libri, le storie, le favole e i miti. La mia più grande passione è il teatro ed infatti nella mia prossima vita sono sicura che mi dedicherò alla carriera da attrice. Per ora mi accontento di scrivere e comunicare in questo modo il mio desiderio di fare della fantasia e della bellezza da un lato, della cultura e della critica dall'altro, gli strumenti per cercare di costruire un'idea di mondo sempre migliore.

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