La proposta di legge sulla legalizzazione della cannabis sembra avere buone speranze di diventare realtà, tanto che non si parla più di “se” verrà attuato, ma di “quando”. Sono 218 i parlamentari (circa un quinto di quelli in carica) che hanno firmato e presentato la proposta di legge in merito, il cui “concepimento” risale a marzo 2015, quando 60 tra senatori e deputati di Pd, Sel, 5 Stelle e del gruppo Misto hanno cominciato a lavorare al progetto. Ora, a sostegno del decreto si sono aggiunti anche deputati di Fi e Sc, con la Lega che si schiera chiassosamente dalla parte dell’opposizione.
Per quanto riguarda l’opinione dei cittadini, i numeri dei sondaggi Ipsos parlano chiaro: il 58% degli intervistati pensa che la legge possa favorire la tanto agognata crescita del PIL, mentre l’83% ritiene inefficaci le leggi attuali contro la diffusione delle droghe leggere in Italia. Come alcuni mesi fa aveva spiegato sulla sua pagina Facebook il sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova: «il problema non è più dichiararsi favorevole o contrario alla legalizzazione, piuttosto è regolare un mercato che è già libero» perché – spiega – «la repressione, finora, ha avuto costi altissimi. E non è servita a contenere i consumi di hashish e marijuana». Rincalza ora il leader di Sel, Nichi Vendola: «Il mondo cambia e l’Italia resta sempre ultima. Ora colga l’occasione per legalizzare la cannabis» e aggiunge Adriana Galgano (Sc): «Con 8 milioni di consumatori la legalizzazione è già nei fatti».
Numerosi sarebbero i vantaggi portati da una simile manovra: dalla possibilità di usufruire dei medicinali a base di cannabis per il trattamento di malattie quali l’epilessia, alla sottrazione di una importante fetta di mercato alla criminalità organizzata, oltre al fatto di garantire un prodotto controllato e di qualità. Quello che più di tutti fa parlare è però quello degli introiti. Le prime stime infatti, calcolando una tassazione del prodotto al 75%, parlano di cifre intorno ai 5 miliardi di euro l’anno in più nelle casse dello stato, nel caso in cui la sostanza venisse legalizzata.
È una cifra considerevole, giustificata dal fatto che il numero di consumatori in Italia è uno dei più alti in Europa: le statistiche dell’EMCDDA riportano infatti che circa il 32% degli Italiani tra i 15 e i 64 anni ha fatto uso di cannabis almeno una volta nella vita. L’Italia è il terzo Paese per questo genere di consumo, dopo la Danimarca con il 32,5% e la Spagna con il 32,1%. Le cifre oltretutto aumentano se si considerano solo gli uomini nella fascia compresa tra i 15 e i 34 anni: si arriva al 42.2%.
Se venisse approvato in toto, il decreto sarebbe così strutturato:
- Solamente i maggiorenni avrebbero diritto al possesso di marijuana.
- Le quantità concesse sarebbero 5 grammi fuori casa e fino a 15 grammi di “scorta” in casa. Ai minorenni divieto assoluto di possessione e acquisto.
- Possibilità di coltivazione casalinga, per un totale di massimo 5 piante e diritto a detenere l’intero raccolto prodotto. In questo caso, andrebbe effettuata una comunicazione alle autorità.
- Creazione dei tanto discussi cannabis social club: associazioni con massimo 50 iscritti ai quali verrebbe consentita la coltivazione in forma associata senza scopo di lucro.
- Importazione ed esportazione verrebbero vietate. Per quanto riguarda la vendita al dettaglio, essa sarebbe possibile in negozi dedicati forniti di licenza dei Monopoli. La coltivazione e successiva lavorazione verrebbero consentite previa autorizzazione.
- In nessun luogo pubblico, al chiuso o all’aperto verrebbe consentito fumare marijuana.
- Mettersi alla guida dopo l’assunzione di marijuana rimarrebbe vietato.
- Il 5% dei proventi dal commercio di marijuana verrebbero destinati al fondo nazionale per la lotta alla droga.
- L’ auto-coltivazione per scopi medici verrebbe permessa. Consegna prescrizione e dispensazione di farmaci a base di cannabis verrebbero rese più semplici e immediate.
Insomma, sebbene i pareri rimangano divisi, potremmo essere a un passo da una svolta che per molti anni è stata invocata da più parti e puntualmente negata. La speranza, però, è che lo sdoganamento della cannabis venga accompagnato da un’adeguata preparazione dei giovani sugli effetti della stessa. Se è vero che il proibizionismo e la demonizzazione della sostanza non aiutano a compiere scelte responsabili, ma rischiano semmai di spingere i ragazzi sulla strada della delinquenza, una liberalizzazione incauta e non spalleggiata da un’istruzione su pregi e difetti della cannabis potrebbe comportare controindicazioni altrettanto nocive.
Ulteriori informazioni sulla pagina Facebook dell’Intergruppo parlamentare per la legalizzazione della cannabis.
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