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Le luci rosse di Amsterdam:
un tour nel profano
accanto al sacro

4 minuti di lettura

Il cuore di Amsterdam è racchiuso in un piccolo intrico di vie, il cosiddetto quartiere medievale. Qui si trova l’edificio più antico della città: la Oude Kerk (“Chiesa Vecchia”), consacrata nel 1306 ma risalente almeno alla metà del XIII secolo. Fulgido esempio di stile gotico nord-europeo, la Oude Kerk rappresenta le radici profondamente religiose dell’Olanda – cattoliche prima, protestanti poi. Ma proprio ai suoi piedi si stende l’altra faccia della città, opposta e complementare, almeno altrettanto antica: il quartiere a luci rosse.

Chiesa Amsterdam
Oude Kerk Amsterdam ©Silvia Ferrari

La convivenza (quasi) pacifica tra sacro e profano, tra doveri religiosi e vizi proibiti è per noi difficilmente comprensibile, ma è proprio ciò che caratterizza un Paese per noi simbolo di libertà di espressione. Per questo motivo, anche se può apparire strano, un tour nel quartiere a luci rosse (Red Light District in inglese, Rossebuurt in olandese) ha ben ragione di partire da una chiesa. È un viaggio non solo nel quartiere più antico di Amsterdam, esteticamente apprezzabile, ma anche nella sua storia e, soprattutto, in un mondo che conosciamo ancora troppo poco: quello della prostituzione legalizzata.

Prima di partire, dunque, qualche cenno storico. In quanto città portuale, fin dagli albori della sua storia, Amsterdam ha sempre avuto un fiorente mercato per la prostituzione. Le donne di tutta Europa vi si recavano per intraprendere il mestiere più vecchio del mondo e trovavano ad accoglierle marinai che per mesi non avevano potuto vedere un corpo femminile. Pur essendo in pieno Medioevo, le autorità reagirono con molto pragmatismo: la prostituzione era tollerata, purché praticata con discrezione e fuori dalle mura della allora piccolissima Amsterdam. Condannata moralmente con la diffusione del Protestantesimo e del Calvinismo, la prostituzione tornò ad essere poi liberamente praticata nel ‘700, fino a diventare legale nel 1810. Due grandi passi avanti sono stati compiuti nel 1996, quando la prostituzione iniziò ad essere tassata, e nel 2000, quando fu abolito il divieto di lavorare nelle case chiuse.

Si potrebbe pensare che questa apertura verso il commercio di servizi sessuali abbia trasformato Amsterdam in una specie di bordello a cielo aperto e nella mente di alcuni è certamente così. Ma la realtà è ben diversa e lo si nota passeggiando per le vie del quartiere a luci rosse. Partendo dalla Oude Kerk una tappa interessante è sicuramente il Prostitution Information Centre (PIC), che si trova sulla sinistra della piazza della chiesa. Fondato da una ex-prostituta, il PIC è un’istituzione ormai più che decennale che si occupa di rispondere in modo disinibito ma molto preciso a qualsiasi domanda sulla prostituzione: qui chiunque, da chi è interessato a concedersi un’avventura ai semplici curiosi, è il benvenuto. Il centro organizza anche tour guidati a piedi attraverso il quartiere a luci rosse, illustrando la vita delle sexworkers e portando anche i più temerari all’interno delle camere dove vengono accolti i clienti. Impossibile non sorridere di fronte a questa bizzarra gita turistica; eppure gli operatori che vi lavorano illustrano anche i diversi tipi di prostituzione, quali sono legali e quali no, quanto lo Stato guadagna grazie alle tasse versate, in che modo vivere un’esperienza completamente sicura, cosa si cela dietro la scelta di una donna che decide di intraprendere questa professione.

Quartiere luci rosse
Quartiere a luci rosse di Amsterdam ©Silvia Ferrari

Anche senza un tour guidato, si può procedere nell’esplorazione del quartiere a luci rosse in solitaria. Rigorosamente a piedi, naturalmente, perché la folla impedisce sia alle macchine che alle biciclette di procedere a una certa velocità. De Wallen, come viene chiamato il quartiere dagli abitanti, in realtà si estende a sud fino alla cintura meridionale dei canali e a nord fino al mare. È un’area estremamente vasta, ma per farsene un’idea è sufficiente esplorare le vie immediatamente a sud della Oude Kerk. Si inizia da Warmoesstrat, una lunga e acciottolata strada che offre l’opportunità di iniziare a immergersi nella vita più sordida di Amsterdam. Su di essa si affacciano gli immancabili coffee shop e negozi specializzati nella vendita di tabacco e funghi allucinogeni. Verso la fine della via, poi, c’è un interessante esercizio commerciale: Condomerie che, come suggerisce il nome, si occupa della vendita di profilattici di tutte le forme e dimensioni. Di sicuro è una tappa obbligata durante addii al celibato e al nubilato, ma è curioso anche solo fermarsi a guardare dall’esterno.

A questo punto, la cosa migliore è infrattarsi nelle minuscole vie a sinistra di Warmoesstrat perché è qui che inizia la vera vita del quartiere a luci rosse. Compaiono, infatti, le celebri vetrine con la tipica luce vermiglia che ha dato il nome a questa zona della città, nelle quali sono “esposte” le sexworkers in attesa di clienti. L’amministrazione ha vietato l’apertura delle vetrine prima delle 18: se si vuole assistere, dunque, è necessario proseguire la passeggiata fino a sera, facendo attenzione agli immancabili ubriachi che si aggirano per il quartiere. Vedere belle donne in vetrina, vestite in modo succinto, sul volto un’aria provocante, è uno spettacolo davvero strano e talvolta un po’ triste. Non è bello pensare ai loro corpi come merce in vendita, che chiunque può esaminare mentre decide se acquistare il prodotto oppure no.

Eppure c’è anche l’altro lato della medaglia: l’affitto delle vetrine e dei monolocali solitamente annessi permette alle prostitute di lavorare discretamente e in sicurezza. In loro difesa sono pronti a intervenire i gestori delle attività, che si occupano, tra le altre cose, anche di assicurarsi che i turisti non le fotografino. La prostituzione in strada è vietata e, in effetti, grazie al fatto che chiunque può affittare una vetrina, nessuno sente l’esigenza di trasgredire.

Una volta terminata l’esplorazione delle vie, ci si ritrova sul canale Oudezijds Voorburgwal: lungo le sue sponde si apre un vasto assortimento di teatri, cinema e negozi, tutti naturalmente a tema sesso. Tra le altre cose, ha sede qui l’Erotic Museum, che però ha meno carattere del SexmuseumTempio di Venere, situato lungo la centralissima Damrak. Entrambi i musei illustrano la storia delle più disparate pratiche sessuali, a partire dall’antica Grecia fino ai nostri giorni. Il materiale raccolto è molto vario: almeno il secondo vale una breve visita, anche per il prezzo irrisorio del biglietto (intorno ai 5€).

red_light_district_amsterdam
http://www.viviamsterdam.it

Il tour per il quartiere a luci rosse di Amsterdam può proseguire anche più ad est, ma è questo lo scenario che si ripropone al visitatore ad ogni via. Sono molti i turisti che da ogni parte d’Europa arrivano, desiderosi di vivere questo angolo di città unico in Europa. Tanti, possiamo dirlo senza vergogna, arrivano ad Amsterdam appositamente per concedersi una serata con una prostituta. Ma De Wallen si trova anche a sud della Stazione Centrale della città. È così che si crea una strana commistione di persone: turisti che danno solo un’occhiata curiosa, persone che entrano ed escono più o meno con baldanza dalle vetrine e dai sexy shop, lavoratori che appena scesi dal treno cercano il modo più veloce di tornare a casa, imbarcazioni che scorrono lungo i canali e fanno in tempo solo a sbirciare qualcosa prima di scivolare via, verso sud. Il tutto all’ombra della chiesa più antica della città.

Silvia Ferrari

Classe 1990, nata a Milano, laureata in Filologia, Letterature e qualcos'altro dell'Antichità (abbreviamo in "Lettere antiche"). In netto contrasto con la mia assoluta venerazione per i classici, mi piace smanettare con i PC. Spesso vincono loro, ma ci divertiamo parecchio.

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