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Kamasultra

Milleuno modi per fare l’amore (o forse no): il «Kamasultra» di Jacovitti

Tutti conosciamo il famoso testo Kamasutra. Oggi, però, vi portiamo una parodia tutta italiana: il Kamasultra di Jacovitti.

3 minuti di lettura

Nel panorama del fumetto italiano uno tra i nomi più noti e amati è quello di Benito Jacovitti (1923-1997), detto amichevolmente Jac o anche Lisca di pesce, il suo soprannome fin dall’adolescenza. Il disegno inconfondibile, ricco di linee curve, e l’ironia pungente, ma mai volgare, sono noti attraverso i grandi personaggi da lui creati, come Cocco Bill e i «Tre P», Pippo, Pertica e Palla. Ma Jacovitti fu anche autore di una serie di vignette a sfondo erotico, raccolte nel 1977 nel Kamasultra.

Il Kamasultra, illustrato da Jacovitti con i testi di Marcello Marchesi, è ovviamente una parodia del Kama Sutra: riprendendo proprio il testo indiano, attraverso una serie di vignette e di strambi personaggi, gli autori illustrano una serie di posizioni e situazioni – più o meno improbabili – in cui un rapporto sessuale può essere realizzato. Al momento della sua uscita il libro fece un grandissimo scalpore e suscitò indignazione generale, soprattutto perché Jacovitti era stato illustratore de Il Vittorioso, periodico per i giovani edito da Azione cattolica, con il quale ancora collaborava. In realtà, un sottilissimo erotismo era sempre stato presente nell’opera di Jacovitti – non sarà stato un caso che il mondo di Cocco Bill fosse popolato da salami che vagavano, a piedi o volando, per il far west – ma mai si era presentato in una forma così spinta ed esplicita.

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Le vignette di Jac, in effetti, non lasciano proprio nulla all’immaginazione; talvolta, anzi, vanno ben oltre l’immaginazione stessa. Peni e testicoli, vagine e seni compaiono veramente ovunque, fin quasi a essere sovrabbondanti. Eppure non si ha mai la sensazione di guardare qualcosa di osceno o morboso. La grande ironia di cui il testo è pervaso e la caricaturalità delle vignette in pratica inibiscono qualsiasi eccitazione. È stato detto, e a ragione, che Jacovitti ha trattato il sesso nel modo in cui avrebbe fatto un bambino: con curiosità, senza malizia, vedendo quello che c’è da vedere e immaginando il resto. Per questo motivo, anche se le vignette non potrebbero essere più esplicite, c’è poco di sensuale in esse.

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Il Kamasultra fu in effetti più una reazione al bombardamento di riferimenti sessuali che l’Italia aveva vissuto negli anni ’70: caduti molti tabù, eliminate le inibizioni, il sesso era ovunque, dal cinema alla televisione alle edicole. E Jacovitti decise di denunciare il «troppo che stroppia»:

Oggi il sesso è tutto, dirò di più: tutto è sesso. Ma niente paura, mamme: il sesso è sporco? Basta lavarlo! Purtroppo, a forza di essere al centro di ogni discussione, è andata a finire che il sesso ci ha rotto i due terzi di se stesso ed erano… due terzi importanti.

 I temi delle vignette di Jacovitti sono i più svariati e non si risparmiano critiche a nessuno. Moltissime riguardano le «disavventure» del sesso coniugale, ma altrettanto presente è il più scottante tema dell’adulterio. Si ironizza poi sui vari «acciacchi» dell’età o sulle disfunzioni in cui possono incappare anche i più abili amatori: sono molte le raffigurazioni di uomini con organi sessuali flosci o troppo piccoli e donne insoddisfatte. Ma anche al genere femminile non vengono fatti sconti: le donne disegnate da Jacovitti sono tutte in carne, con nasoni piuttosto pronunciati e un sex appeal che rasenta lo zero. In più spesso sono dotate di seni flaccidi o sederi decisamente sproporzionati, ma tutte quante si dedicano con impegno all’arte amatoria: anche qui, forse, si può vedere una chiara critica all’ideale di donna che si stava imponendo all’epoca.

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Questa ironia di Jacovitti si dirige anche verso temi più scottanti e si può capire perché il Kamasultra non sia stato ben accolto all’epoca della sua uscita. Nelle sue vignette compaiono orge tra qualche decina di persone, tra cui si distinguono i classici tipi tutti casa e famiglia (signori con occhiali e bombetta che potrebbero essere medici o ragionieri e rispettabili casalinghe). Vi sono vignette anche sull’omosessualità tra uomini adulti e a volte sposati, criticando conseguentemente l’ipocrisia che pervadeva la società: interessante è, ad esempio, una vignetta che raffigura un distinto signore in cravatta e ventiquattrore che, dopo aver pagato una prostituta, un gigolò e anche un ragazzino – si giunge perfino a toccare il tema della pedofilia! – si scandalizza vedendo un cane che monta una cagna in strada. E infine nemmeno il mondo ecclesiastico  esce immune da questa carrellata di vizi riguardanti il mondo della sessualità.

Il «Jacovitti proibito», insomma, diverte per i suoi disegni assolutamente improbabili e grotteschi, ma fa anche molto riflettere sulla concezione che si ha del sesso. Grazie alla sua insospettabile profondità rimane un’opera di grande attualità, che ci aiuta a ricordare che il sesso va visto e fatto con grande ironia. In ciò il Kamasultra può aiutare: «Questo non è un libro di quelli che si leggono con una mano sola. Ce ne vogliono due. Una di lui, una di lei. Se, a un certo momento, il libro cade a terra, non si rompe».

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Silvia Ferrari

Classe 1990, nata a Milano, laureata in Filologia, Letterature e qualcos'altro dell'Antichità (abbreviamo in "Lettere antiche"). In netto contrasto con la mia assoluta venerazione per i classici, mi piace smanettare con i PC. Spesso vincono loro, ma ci divertiamo parecchio.

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