NAPOLI – Dal capoluogo campano giunge un bell’esempio di senso civico e di amore per l’arte della propria città. Come riporta L’Espresso, gli inquilini di un palazzo hanno deciso di autotassarsi e di ingaggiare un’impresa di restauro per recuperare uno dei simboli della città: la Testa di Cavallo di Donatello. La scultura, che è in realtà una copia in terracotta, è rimasta per oltre due secoli esposta alle intemperie nel cuore del quartiere Spaccanapoli, al 121 di via San Biagio dei Librai. In mancanza di una risposta delle istituzioni, gli inquilini del palazzo hanno dunque approvato il progetto di recupero, curato da una commissione di cui ha fatto parte anche il presidente dell’associazione “Palazzi Napoletani” Sergio Attanasio.
La Testa di Cavallo ha una lunga storia alle spalle: l’originale in bronzo, realizzato intorno alla metà del ‘400 da Donatello, era destinato in realtà ad Alfonso V d’Aragona e doveva far parte di un gruppo equestre; la morte del re prima e dell’artista poi, però, avrebbero lasciato l’opera incompiuta. Nel 1471 Lorenzo il Magnifico donò la scultura a Diomede Carafa ed egli la pose nel giardino del suo Palazzo; lì rimase fino al 1809, quando si decise di trasferirla al Museo Nazionale di Napoli per proteggerla dal tempo e dagli agenti atmosferici. Ma, per non perdere quello che ormai era diventato il simbolo del Palazzo (e uno dei simboli della città), è stata collocata al suo posto una copia di terracotta, a cui fortunatamente provvedono gli attuali inquilini.

S.F.
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