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«Nebraska», l’epopea in bianco e nero della provincia americana

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Nebraska. Non esattamente quella che si direbbe la terra promessa, eppure, è lì che Woody Grant (Bruce Dern) è diretto, intenzionato a ritirare la sua vincita di un milione di dollari alla lotteria.

E si intitola proprio Nebraska, il film di Alexander Payne del 2012, in cui un vecchietto gravato dal peso degli anni, ma sicuro di aver fatto  jackpot, Woody, appunto, si avvia a piedi per le lunghe strade del Montana diretto in un altro stato per riscuotere il suo gruzzolo. Non valgono a nulla i tentativi di dissuasinone del figlio minore David (Will Forte) e di suoi fratello Ross (Bob Odenkirk) che, uniti alla madre Kate (June Squibb), cercano di convincere il padre del fatto che non si tratti di una vera vincita, ma solo di un premio di consolazione.

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Ostinato e, alla fine sostenuto ed accompagnato dal figlio minore David, Woody parte per un viaggio on the road nel cuore della provincia americana, che porterà i due protagonisti dapprima nella città natale di Woody, infine, al fantomatico ufficio di riscossione del premio in Nebraska. Tra una tappa nella città natale del padre e una sosta lungo il cammino, David ha modo di gettare lo sguardo sulla gioventù del genitore: i suoi sogni di ragazzo, i suoi amori e, infine, i rivali di una vita che ora, venuti a conoscenza del premio, tornano a “bussare alla porta” per la loro fetta di gruzzolo.

Girato totalmente in bianco e nero, Nebraska è una commedia dal sapore agrodolce, che unisce lo spettatore alle vicende dei protagonisti, persone umili e comuni. Lontana dallo scintillante mondo del cinema di Hollywood, il film celebra la quotidianità di una famiglia normale, con le sue bizzarrie: una piccola epopea black and white che, sulla scia del romanzo picaresco, segue le avventure di Woody, che nelle ultime scene sorride trionfante ai rivali a bordo della jeep che il David gli regala come consolazione.

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Strizzando l’occhio al David Lynch di Una storia vera (1999) e alla sua pellicola del 2002 A proposito di Schmidt, Payne allestisce un film il cui ritmo pacato e la cui scelta cromatica possono risultare non gradite al grande pubblico, ma che sicuramente fanno colpo sugli amanti del cinema ben fatto e misurato, in grado di mischiare alla perfezione la giusta dose di sorriso e commozione.

Giulia Malighetti

23 anni, laureata a pieni voti in Lettere Classiche alla Statale di Milano, amante della grecità antica e moderna spera, un giorno, di poter coronare il suo sogno e di vivere in terra ellenica.

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