Dopo essere andato ad un passo dall’Oscar® come Miglior Film con La Favorita, aver turbato i fan dell’horror con Il sacrificio del Cervo Sacro, aver sconvolto le aspettative degli spettatori con The Lobster ed essersi presentato a Cannes nella sorpresa generale con Dogtooth, Yorgos Lanthimos – il maestro dello spaesamento – torna ai suoi primi passi con Nimic, presentato alla 24^ edizione del Milano Film Festival.
Con un Matt Dillon inedito nel ruolo di protagonista, questa opera di appena 12 minuti ha aperto il Concorso Internazionale Cortometraggi.
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Attraverso uno stile che richiama le atmosfere di The Lobster, Nimic mette in crisi la routine del quotidiano con una sola battuta: «Do you have the time?», espressione traducibile nell’italiano «Sa che ore sono?», che tuttavia perde la connotazione del tempo come oggetto di cui cerchiamo di entrare in possesso. La domanda innocente è rivolta ad una donna – Daphne Patakia, al debutto sul grande schermo – che diventerà il centro del racconto circolare ed enigmatico del regista greco.
La scrittura quasi onirica di Efthymis Filippou incontra lo stile inconfondibile dell’ultimo Lanthimos, quello dell’ossessiva fotografia “ad occhio di pesce” (traducendo malamente dall’inglese) ne La Favorita, in Nimic: in appena 12 minuti, la narrativa visuale di quest’opera tocca temi universali quali il tempo e lo spazio, ma rifiuta di essere ridondante ed, anzi, allevia lo spirito del pubblico grazie a stralci di commedia dell’assurdo.
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Nimic rappresenta, inoltre, l’occasione per il regista greco di sperimentare con i titoli di testa e di coda: non si tratta di un virtuosismo d’autore, ma di un tentativo ben riuscito di catturare i temi del film sin dai primissimi secondi e fino a quando lo schermo diventa nero. Se c’è una critica che può essere mossa a questa piccola gemma del cinema breve, è proprio il fatto che Nimic lascia lo spettatore con la voglia di vedere questo universo cinematografico sviluppato in maniera più approfondita.
Luca Pincelli