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“Non-commento” alle elezioni regionali

6 minuti di lettura

Come tutti ben sanno, il 31 Maggio si sono svolte le elezioni regionali in Italia. Ad essere chiamate al voto c’erano, in ordine alfabetico: Campania, Liguria, Marche, Puglia, Toscana, Umbria e Veneto. Si è inoltre votato in diversi comuni italiani, ma, siccome nella quasi totalità dei capoluoghi si va al ballottaggio, non è compito nostro quello di commentare i dati sulle percentuali alle liste o ai singoli partiti, e nemmeno il dato relativo all’astensione di questi ultimi.

lippmanQuello che i giornalisti dovrebbero fare, scriveva all’inizio del XX secolo Walter Lippman, è prendere il dato empirico, e darne un’interpretazione il più possibile attinente, nel tentativo di restituire al lettore, un chiarimento e un’idea perlomeno più completa di quella che aveva in precedenza rispetto ai fatti descritti. D’altra parte, ciò che un commentatore, soprattutto se politico, non dovrebbe fare è disinserire i dati dal loro contesto e darne una lettura strumentale e infondata.

Riguardo a queste elezioni i dati empirici sui quali dobbiamo fondare la nostra indagine sono i seguenti:

  • Campania: Vincenzo De Luca (PD-SC-UDC-PSI-IDV) 41,15%; Stefano Caldoro (FI-NCD-FDI) 38,37% Valeria Ciarambino (M5S) 17.01%
  • Liguria: Giovanni Toti (PDL-Lega-FDI) 34,44%; Raffaella Paita (PD) 27,84%; Alice Salvatore (M5S) 24.84%
  • Marche: Luca Ceriscioli (PD) 41.07%; Giovanni Maggi (M5S) 21,78%; Francesco Acquaroli (Lega; FDI) 19%
  • Puglia: Michele Emiliano (PD) 47,12%; Antonella Laricchia (M5S) 18,42%; Francesco Schittulli 18,29%
  • Toscana: Enrico Rossi (PD) 48%; Claudio Borghi (Lega-FDI) 20%; Giacomo Giannarelli (M5S) 15%
  • Umbria: Catiuscia Marini (PD) 43%; Claudio Ricci (FI-Lega-FDI) 29%; Andrea Liberati (M5S) 14,30%
  • Veneto: Luca Zaia (Lega) 50,08%; Alessandra Moretti (PD) 22,74%; Jacopo Berti (M5S) 10,40%
  • Astensione: 50% in tutte le regioni, tranne Marche (45%) e Veneto (42%)

Ora, di fronte a questi dati quello che emerge in modo lampante è il numero degli astenuti. Il fatto che quasi un italiano su due non abbia votato ci mostra in modo inequivocabile che, come diceva Antonio Gramsci, in una democrazia quando si crea un vuoto c’è subito qualcuno pronto a riempirlo. Per cui, dovesse anche votare l’1% degli aventi diritto, il consiglio regionale si fa e i compiti, nonché le poltrone, vengono ugualmente spartite. Per i gattopardi della politica meno gente vota meglio è, poiché ci sono meno elettori a cui rendere conto.

Detto questo, cosa ci dicono queste elezioni? Come cambieranno le politiche delle diverse regioni? Su quali punti del programma hanno vinto i diversi candidati? Dove si sono avuti i risultati migliori? Perché Zaia viene riconfermato in Veneto e Caldoro no in Campania? Quali sono i programmi sui quali c’è stato maggiore consenso?

renzi play station

A tutto questo si pensa di avere una risposta sfogliando i giornali oppure ascoltando i commenti dei protagonisti politici. Purtroppo chiunque abbia aperto i giornali il 1° giugno sarà rimasto deluso. Per non dire di coloro i quali ancora si sono affidati alle maratone notturne o a qualche Talk Show, di mattina, di pomeriggio o di sera.

Giusto per avere un’idea, ecco i titoli delle prime pagine delle maggiori testate nazionali all’indomani del voto:

  • Corriere della Sera: «Le divisioni rallentano il PD. L’avanzata di Salvini e Grillo»
  • Fatto Quotidiano: «Renzi affoga in Liguria»
  • Il Giornale: «Schiaffone a Renzi»
  • La Repubblica: «Dal voto regionale uno stop per Renzi»
  • Libero: «Oggi Renzi rischia il posto»

Ecco, adesso le domande sono altre: cosa c’entra Matteo Renzi con le elezioni regionali? Quando si parla di personalizzazione della politica, che ruolo giocano i giornali? Se cinque delle più importanti testate nazionali aprono parlando d’altro, che ne è del famoso commento ai dati cui abbiamo accennato precedentemente?

Prima del voto l’analisi politica si limitava ad un commento piuttosto stringato sui risultati delle partite regionali, come si stesse giocando a calcio. I parziali variavano dal 6-1, al 5-2, al 4-3, senza fare minimo accenno ad una riflessione o ad un confronto tra i programmi dei candidati. La base di una democrazia, ricordava Norberto Bobbio, è un popolo partecipe ed informato, ma sembra proprio che la nostra classe di informatori sia più interessata alla telecronaca sportiva che al commento critico e accurato. Nel primo caso è sufficiente infatti giocare a chi la spara più grossa, mentre nel secondo è necessario un lavoro ben più preciso.

emilianoVorremmo chiudere con la domanda che il giornalista Massimo Franco ha rivolto al neo-presidente della regione Puglia, Michele Emiliano, che stava esponendo le ragioni della sua apertura alla candidata del M5S Laricchia, per formare un governo d’intesa su alcune tematiche presenti in entrambi i programmi:

«Presidente Emiliano, questo non ci interessa. Risponda alla domanda! Questa offerta al M5S, vuole essere l’avvio di un laboratorio di alternativa al progetto di Renzi?»

Ecco, crediamo che molta strada debba essere ancora fatta prima di realizzare il sogno democratico di un popolo partecipe e informato, auspicato da Norberto Bobbio.

 

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Francesco Corti

Dottorando presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell'Università degli Studi di Milano e collaboratore dell'eurodeputato Luigi Morgano. Mi interesso di teorie della democrazia, Unione Europea e politiche sociali nazionali e dell'Unione. Attivo politicamente nel PD dalla fondazione. Ho studiato e lavorato in Germania e in Belgio.

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