NAPOLI – È una tragedia quella che sta sopportando il territorio dei Campi Flegrei, nella parte nordoccidentale della provincia di Napoli, rovinati da crolli e inquinamento. L’antro della Sibilla Cumana, largo 2,5 m e alto 5 m, si sviluppa in 131 metri ritagliati nel tufo. La leggenda vuole che da qui la sacerdotessa del dio Apollo pronunciasse le sue profezie, così scrisse infatti Virgilio: «Un antro dove si può entrare per cento larghi accessi, per cento porte, da dove erompono i responsi della sibilla». Luogo mitico e storico allo stesso tempo: è da Cuma che 2700 anni fa ebbe inizio la colonizzazione greca della penisola italica.

L’area è di indubbio interesse paesaggistico, attorniata com’è da fonti termali, terre floride, e laghetti vulcanici – come il lago d’Averno, che Omero e Virgilio definirono ingresso dell’Ade, e da cui si ammira il tempio d’Apollo, coperto da una cupola di 40 metri, antico ambiente termale. Vi sono poi la città di Pozzuoli, riferimento turistico-culturale per le località circostanti, e la magica Baia, da una storia lontanamente fantastica: i romani la amavano come zona balneare dal clima ottimale e dal paesaggio mozzafiato, e poi sommersa dal bradisismo (un abbassamento del suolo dovuto all’attività vulcanica del terreno). Un antico villaggio marino inghiottito dal mare.
Non mancano gli orrori, purtroppo: la foresta di Cuma è una discarica abusiva a cielo aperto, la stazione ferroviaria “Circumflegrea” (che garantiva il collegamento con Napoli in 15-20 minuti) è abbandonata da anni, l’antro della Sibilla è chiuso dal crollo di un muro. In questo scenario funereo, di fantasmi dimenticati e offesi, ancora splende qualche luce di speranza, accesa da due volontari che vogliono resistere alla decadenza della Foresta di Cuma. Francesco Casale e Guido Lotti sono le menti del Progetto Sibilla, che lo scorso 24 Giugno ha messo in scena uno struggente incontro della cittadinanza con la pythia leggendaria: un centinaio di persone hanno partecipato alla processione per andare a contemplare l’apparizione della Sibilla Cumana, il suo “urlo di dolore per quanto accaduto alla sua terra”.

A.P.