Gli istinti primordiali dell’uomo
Due sono gli istinti primordiali dell’uomo: la sopravvivenza e la conservazione della specie. Ma se l’uomo fosse in grado di rinnegarli? Da anni, soprattutto riguardo il secondo punto, pare che la dimensione erotica (che poi porta alla riproduzione della specie) abbia subito un netto calo, non solo nelle coppie di lunga data ma anche nelle generazioni più giovani. La Generazione Z, ad esempio, è una delle generazioni più colpite dalla cosiddetta “sex recession”, termine utilizzato per il declino dell’attività sessuale nella popolazione. Nel 2025 è stato rilevato che una persona su quattro dell’età compresa tra i 13 e i 28 anni non ha mai avuto rapporti sessuali.
Open minded ma non open bodied
Tuttavia, la generazione Z è anche quella più incline ad essere open minded nei confronti delle tematiche sessuali e di identità di genere. Inoltre, con l’avvento delle app d’incontri, avere dei rapporti sessuali non sembrerebbe mai essere stato tanto facile. Persino la definizione di sesso sembra essere cambiata (e per fortuna), rendendola più elastica, andando oltre alla solita idea che un rapporto sessuale debba essere un rapporto penetrativo per definirsi tale.
E ciò stupisce. Perché se non c’è negatività o repulsione nei confronti delle tematiche sessuali, se c’è maggiore propensione a parlare e ridefinire il sesso, perché allora quando è il momento di passare all’atto pratico qualcosa li frena?
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Secondo diversi studi, i giovani hanno meno rapporti sessuali abitudinari, anche quando sono parte di una coppia, e l’età della fantomatica “prima volta” si è spostata in avanti (al contrario di ciò che era successo dopo la rivoluzione sessuale degli anni Settanta).
Ed è strano, quasi contro natura, se si pensa che nella cinematografia e nella letteratura spesso il timore è che una persona faccia sesso troppo presto (invece che troppo tardi). Basti pensare a Una mamma per amica, dove Lorelai, la madre di Rory, è angosciata per la prima volta della figlia, come se dopo quella prima volta si oltrepassasse un varco da cui non si può più tornare indietro.
Ma davvero l’uomo è capace di non fare sesso? Ma soprattutto, dov’è finito il desiderio?
Un’epidemia silenziosa
Ci troviamo di fronte a un’epidemia di cui nessuno parla ma di cui tutti sono al corrente. Il sesso non viene più considerato un’attività fondamentale non solo della propria quotidianità, ma della propria vita in generale. Una persona su tre sembra trarre maggiore piacere da altre attività che non dal sesso, l’attività di per sé maggiormente legata al piacere insieme al mangiare.
Sarà un problema di aspettative? Ansia da prestazione? Una vita troppo frenetica che non lascia tempo e spazio all’intimità? I troppi stimoli visivi che riceviamo quotidianamente, di cui alcuni anche cercati, come la pornografia? Sarà un innalzamento di quest’ultima a ideale supremo della sessualità che per forza di cose viene poi delusa nella realtà? E se fosse che da anni, con la conseguente liberalizzazione del sesso e con una maggiore apertura a parlarne, siamo tutti bombardati da un’idea che c’è un modo giusto e uno sbagliato di fare sesso?
Per un buon sesso serve una buona comunicazione
Quante volte ci è capitato di ritrovarci in un incontro sessuale, a prescindere dalla tipologia di partner, e non dire ciò che davvero ci piaceva, ciò che ci disgustava, cosa eravamo disposti a fare e cosa no. Ma una delle regole d’oro per un buon sesso è avere una comunicazione aperta con la persona (o le persone) con cui lo stiamo facendo. Forse per paura di deludere, forse per emulare ciò che si è visto nei porno e che erroneamente si pensa essere ciò che deve essere fatto, forse perché non sta piacendo e si vorrebbe solo che finisse, spesso si tace. Ma se il silenzio uccide le relazioni più longeve, figuriamoci il sesso, che è questione di intesa, questione di sguardi, parole e attimi.
Mettersi a nudo
Per tornare alla domanda precedente, bisogna fare uno spoiler: non c’è un modo corretto di fare sesso.
Andare a letto con qualcuno può avere tanti significati, che possono variare da persona a persona, ma sicuramente una cosa è chiara: la sessualità è ciò che di più soggettivo c’è sul pianeta. E non bisogna perdere la sua individualità.
Due persone che si toccano, si assaggiano, si fondono non possono essere ridotte a una mera definizione adattabile a tutti.
Il sesso non è definibile. E forse è proprio questo il bello.
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Per combattere il declino della sessualità bisognerebbe riscoprire che, in fondo, la sessualità è un mondo a parte per ciascuno, che non ci sono regole né costrizioni, che non è una prestazione ma una condivisione, non solo del proprio corpo, ma del proprio tempo, della propria solitudine e compagnia, del proprio essere.
Forse, se si affrontasse la paura dell’essere visti più che fare un’educazione sessuale scarsa e poco esaustiva, le persone non avrebbero più problemi nel mettersi a nudo, in tutti i sensi della parola, e fare ciò per cui siamo venuti al mondo: provare piacere.
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