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Vendetta privata: perché la Giustizia è rimasta solo un’idea

7 minuti di lettura
Ieri mattina a Palazzo di Giustizia di Milano un uomo, Claudio Glardiello, imputato per bancarotta fraudolenta, ha sparato ed ucciso 3 persone implicate nel processo che lo riguarda. La dinamica dell’accaduto è su tutti i giornali ed è ormai chiara ad ognuno. Definito anche il profilo del killer: un uomo sull’orlo del fallimento che, non fidandosi più di niente e nessuno, preda di scatti d’ira e psicosi nevrotiche, con freddezza ha compiuto la sua vendetta nei confronti di chi, a suo avviso, l’aveva rovinato.

 
Tuttavia, davanti a questi tragici avvenimenti, nella maggior parte dei casi, si tende più al rumors mediatico, al pietismo becero per le vittime (che andrebbero rispettate nel silenzio), all’identikit dell’assassino quasi sulla falsariga di Lombroso, piuttosto che porsi delle vere domande e lasciare spazio all’intimistica riflessione sull’accaduto. 
 
Quello che bisogna chiedersi è come sia possibile che un uomo, un civile che doveva subire un processo per bacarotta e frode, abbia potuto eludere la sicurezza in uno dei templi della giustizia più importanti d’Italia? Milano e Palazzo di Giustizia sono nell’occhio del ciclone da sempre, ed in particolare in questi anni ed in questi ultimi mesi. Dai processi Berlusconi, all’Expo fino a – e non è cosa sottovalutabile – la riproposta riflessione sui fatti del 1992 ad opera della chiacchieratissima serie televisiva in prima visione da alcune settimane hanno fatto sì che il ruolo di Milano e della magistratura finisse sempre più spesso in pasto ai giornali ed all’opinione pubblica.
L’ex pm di Mani Pulite, Gherardo Colombo, dopo la strage di ieri, parla di clima ostile alla magistratura e di sottovalutazione del ruolo dei giudici e della giustizia, che contribuisce alla sua delegittimazione. Questo è vero. È vero soprattutto a partire dal fatto che gli opinionisti ed i mass media in toto tendono eccessivamente a spettacolarizzare un lavoro che dovrebbe, invece, rimanere nelle mani di chi ha studiato legge.  In questo modo, eroicizzando o demonizzando, a seconda del parteggiamento politico, chi semplicemente svolge il proprio lavoro, si creano tensioni che dovrebbero rimanere fuori dalle aule del tribunale. Si crea una legge concorrente a quella scritta nei codici: la legge dell’opinione pubblica. Ma “Siamo chiamati alla giustizia fin da quando siamo nati e sulla natura si fonda il diritto, non sull’opinione”, recita la scritta sulla facciata principale del Palazzo di Milano.
 
Renzi parla di una falla nel sistema di sicurezza, Mattarella richiede di accertare le responsabilità. Certo, perché è bastato un tesserino falso per eludere i controlli ed il metal detector. In Italia funziona sempre così: tutto dopo. Non si è pensato a porre un saldo sistema di sicurezza sin dall’inizio, si sarà pensato “cosa vuoi che capiti”. Anzi, si taglia persino in questi ambiti, non ci sono risorse per presidiare i processi insidiosi tramite l’arma dei carabinieri.
Inutile piangere sul latte versato, dicono le nonne. Occorrerebbe un pubblico “mea culpa” da parte di chi ha davvero permesso l’ingresso di un’arma da fuoco in aula. Dalla negligenza di chi butta solo un occhio su un tesserino, senza analizzarlo davvero, all’assenza di fondi per un’appropriata sicurezza.  Ora si potrebbe scommettere su una chiamata dell’esercito ad asserragliare la Grande Milano: bisogna recuperare i clienti perduti per Expo, che scappano temendo le bombe dell’Isis in metropolitana. 
 
Infine un’ultima domanda. Cosa spinge una persona ad un gesto simile? Orde di psicologi si muovono parlando della nevrosi del XXI secolo, della depressione da crisi economica che spinge gli uomini a gettarsi a capofitto nel lavoro per ottenere a tutti i costi il successo, per fingere che  in questo mondo si stia bene, non ci siano problemi.  Vivere per guadagnare e non guadagnare per vivere, questo è il motto dell’uomo post-moderno. Non si accetta il fallimento, se si va in bancarotta è sempre colpa di altro, colpa della società che chiede troppo, colpa dello standard di vita richiesto per emergere in società, colpa di chi ha preteso troppo da te. Nessuno ricorda mai il detto: “Prima di guardare la pagliuzza nell’occhio degli altri, guarda la trave nel tuo”. Probabilmente perché la Bibbia non va più do moda.
Allora diciamo anche che nessuno ricorda più che nel 399 a.C un uomo di nome Socrate si è auto-condannato a morte per amore e fiducia nella Giustizia, quell’idea essenziale di Giustizia e Bene che venerava e predicava. Quell’uomo moriva per un’accusa formale di curruzione ed empietà, perché insegnava il libero pensiero. Ma con il suo gesto rafforzò la sua posizione che vede l’uomo fallace ed ingiusto, la la Giustizia sempre “giusta”. Se la Giustizia lo condannava non era necessario cercare scappatoie. Ma anche la Filosofia e la Storia non vanno più di moda.
 
Allora oggi, il progresso e la modernità, hanno portato l’uomo all’egoismo ed individualismo estremo per cui chi sbaglia cerca continue vie di fuga per non pagare. Hanno portato anche ad un sistema in cui la Giustizia è solo una parola latina scritta sull’ingresso del suo tempio laico, è lenta e logorante e uccide le anime ed, a volte, i corpi di tutti, colpevoli, indagati, privati, innocenti, servitori della stessa Giustizia che mai come oggi è rimasta una vuota idea platonica.
 
Costanza Motta

Costanza Motta

Laureata triennale in Lettere (classiche), ora frequento un corso di laurea magistrale dal nome lungo e pretenzioso, riassumibile nel vecchio (e molto più fascinoso) "Lettere antiche".
Amo profondamente i libri, le storie, le favole e i miti. La mia più grande passione è il teatro ed infatti nella mia prossima vita sono sicura che mi dedicherò alla carriera da attrice. Per ora mi accontento di scrivere e comunicare in questo modo il mio desiderio di fare della fantasia e della bellezza da un lato, della cultura e della critica dall'altro, gli strumenti per cercare di costruire un'idea di mondo sempre migliore.

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