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5 canzoni per la Giornata internazionale della donna

Brani di protesta, brani che hanno fatto la storia e altri meno conosciuti. Nella Giornata internazionale per i diritti della donna, vi proponiamo 5 canzoni a tema.

6 minuti di lettura

Oggi 8 marzo è la Giornata internazionale dei diritti della donna. Oltre a tutte le riflessioni sull’attualità, sul passato e sull’arte in generale possibili, la musica ha sempre avuto una grande risonanza nel raccontare le donne. Ci sono brani di protesta, brani che hanno fatto la storia, altri meno conosciuti che possono celebrare le donne nel loro giorno, fatto, ricordiamo, non per festeggiare, ma per alimentare un dibattito proficuo per eliminare le differenze e sottolineare i diritti legittimi di ognuno. Di seguito vi proponiamo 5 canzoni da ascoltare nella Giornata della donna.

Four women – Nina Simone

Nina Simone pubblica nell’album del 1966 Wild Is the Wind, una canzone di protesta sociale che contiene, per evidenziarli e condannarli, una serie di stereotipi. Four women ha subito anche la censura, in quanto racconta la storia di quattro donne afroamericane, ciascuna delle quali rappresenta uno stereotipo nella società, legato alla loro origine. Thulani Davis di The Village Voice ha definito la canzone:

Un’analisi immediatamente accessibile dell’eredità schiacciante della schiavitù, che ha reso iconiche le vere donne che conoscevamo e che saremmo diventate.

La prima donna è Sarah, che rappresenta la schiavitù. Poi c’è Siffronia, definita di razza mista, che addirittura racconta di come una notte il padre, un ricco bianco, stuprò sua madre. Sweet Thing è la terza donna, che rappresenta una prostituta, l’unica non oppressa poiché offre gratificazione sessuale. Peaches, il cui nome scopriamo alla fine della canzone, è una combattente per i suoi diritti stanca di subire.

I’m every woman – Chaka Khan

Probabilmente da molti conosciuta più per la versione di Whitney Houston, questa canzone mira a valorizzare le capacità delle donne di adattarsi e ricoprire ruoli diversi. È un inno alla resistenza e a combattere, perfettamente in linea con lo spirito dell’8 marzo. Il testo è breve ma molto intenso, ed esplica un concetto di solidarietà tra donne molto attuale.

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Respect – Aretha Franklin

Fin dalla sua incisione, Respect è sicuramente un brano di proposta. Infatti, la canzone originale appartiene a un cantante e non a una donna, Otis Redding. Nella versione originale è un uomo a chiedere rispetto a donna, mentre in quella di Aretha Franklin il punto di vista è rovesciato. Nel 1967, quando Aretha Franklin pubblica la canzone, gli Stati Uniti erano scossi da movimenti di protesta, sia femministi sia antirazzisti. Da questo clima di difesa per i diritti umani Franklin ricava un brano la cui originale richiesta di rispetto, estremamente banale, diventa qui un inno per chiedere rispetto delle minoranze e per le donne. Una battaglia vinta sul piano discografico: inutile dire che successo della versione della Franklin fu maggiore dell’originale e tutti ricordiamo maggiormente questa versione.

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Quello che le donne non dicono – Fiorella Mannoia

Unico brano italiano della nostra lista, Quello che le donne non dicono, è famosissimo nel nostro paese. Fiorella Mannoia è un’artista molto attiva per i diritti delle donne, è presidentessa onoraria della fondazione Una. Nessuna. Centomila, nata come un concerto evento a scopo benefico avvenuto nel 2022, con la partecipazione di varie artiste donne per raccogliere fondi per aiutare le donne vittime di violenza. L’evento è stato replicato, e in generale la fondazione vuole promuovere i diritti delle donne e la parità di genere. Quello che le donne non dicono è stata però scritta da due uomini: da Enrico Ruggeri e da Luigi Schiavone. Fiorella Mannoia la canta Festival di Sanremo 1987, vincendo il Premio della Critica.

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Xiao Juan – Tan Weiwei

Probabilmente ha ben poco della fama delle precedenti, ma valeva la pena inserire un brano internazionale interessante che nel 2021 fece molto parlare di sé. Parliamo di Xiao Juan dell’artista cinese Tan Weiwei. Xiao Juan equivale al nome inglese Jane Doe, che solitamente si usa per indicare una donna morta di cui non si conosce l’identità o che ha subito abusi e vuole rimanere anonima. Il brano fece scalpore per la durezza con cui riprende un triste fatto di cronaca: Lamu è la protagonista del brano ed era un’influencer cinese morta nel 2020, dopo che il suo ex marito l’ha cosparsa di benzina e le ha dato fuoco mentre tentava di trasmettere in live streaming. La denuncia della canzone è una protesta contro la società misogina, inserita nel contesto cinese in questo caso, ma che può illuminarci sulla violenza di genere in maniera prepotente.

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Immagine in copertina: foto di StockSnap da Pixabay

Silvia Argento

Nata ad Agrigento nel 1997, ha conseguito una laurea triennale in Lettere Moderne, una magistrale in Filologia Moderna e Italianistica e una seconda magistrale in Editoria e scrittura con lode. È docente di letteratura italiana e latina, scrittrice e redattrice per vari siti di divulgazione culturale e critica musicale. Ha pubblicato un saggio su Oscar Wilde e la raccolta di racconti «Dipinti, brevi storie di fragilità».

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