A poche ore dalla sparatoria di Garland, Texas, in cui due attentatori hanno preso di mira il concorso “Disegna il Profeta” ferendo un sorvegliante non armato, un’altra parte di America si prepara a ricordare Charlie Hebdo.
Il PEN American Center, associazione fondata nel 1992 a New York e succursale del PEN International, ha deciso di conferire al settimanale satirico francese il premio per il coraggio nella libertà d’espressione.
Il riconoscimento sarà consegnato stasera, al gala annuale dell’associazione nella Grande Mela e verrà ritirato da Gérard Biard, il nuovo direttore, e da Jean-Baptiste Thore, collaboratore di Charlie scampato all’attentato perché in ritardo alla riunione di redazione.
Dinnanzi al rifiuto di sei scrittori (tra cui Rachel Kushner) di partecipare alla premiazione in segno di protesta verso «l’intolleranza culturale di Charlie Hebdo», il presidente del PEN, Andrew Solomon, ha difeso la sua scelta sottolineando come «solo una manciata di persone sono disposte a mettersi in pericolo per costruire un mondo in cui siamo tutti liberi di dire ciò in cui crediamo. Continuando le pubblicazioni dopo le ripetute minacce e dopo il massacro, le persone che lavorano a Charlie Hebdo hanno preso quell’esatta posizione».
Anche Salman Rushdie, ex presidente del PEN costretto per anni a vivere in clandestinità dopo la fatwa di Komehini per i Versetti satanici ha difeso l’associazione.
Su Twitter ha scritto: «Il premio sarà consegnato. Il PEN è inamovibile. Sono solo sei pappamolle. Sei personaggi in cerca di autore. Se PEN, che è una organizzazione in difesa della libertà di espressione, non potesse difendere e celebrare coloro che sono stati uccisi per aver disegnato delle vignette, l’organizzazione non sarebbe degna del suo nome».
G.A.