Nell’entroterra di San Benedetto del Tronto, nelle Marche, si erge un piccolo borgo dall’aspetto medievale, Acquaviva Picena. Edificato sulla cima di una collinetta dalla cui altura è possibile ammirare il verde paesaggio della Valle del Tronto e scorgere i più alti monti appenninici, come il Vettore, la Maiella e il Gran Sasso.
Acquaviva Picena sembrerebbe un sito di antichissima origine: sono stati infatti ritrovati reperti risalenti al paleolitico, ancora più numerosi invece i ritrovamenti d’epoca picena (IX-III sec. a.C). Divenuto feudo della famiglia degli Acquaviva d’Atri, si è costituito negli anni l’assetto, ancora oggi ammirabile, di fortezza inespugnabile. Il borgo è infatti caratterizzato dalla Rocca, emblema dell’architettura militare medievale, fatta costruire dai duchi d’Atri nel XIV secolo, su una base duecentesca. Distrutta nel 1400 dall’esercito di Francesco Sforza, venne rielaborata dall’architetto fiorentino Baccio Pontelli.
La fortezza odierna è a pianta quadrilatera irregolare, con un torrione ad ogni angolo di dimensione e robustezza diversa a seconda dei possibili attacchi esterni. Dal mastio cilindrico di ventidue metri è possibile godere della vista sulla valle. Infatti, la Rocca è interamente visitabile e ospita, nella corte centrale, varie manifestazioni. La più caratteristica è Sponsalia, rievocazione storica – celebrata tra fine luglio e inizio agosto – del matrimonio tra Forastéria di Acquaviva e Rainaldo di Brunforte, in una cornice di festeggiamenti, banchetti, danze e canti medievali.
Sorge isolato, su una collina vicina al borgo, il Convento di San Francesco, con la relativa chiesa. Risalente al XIII secolo, è considerato il più antico sito francescano delle Marche, fondato dallo stesso San Francesco d’Assisi su invito degli Acquaviva. La struttura è quindi costituita dalla chiesa, restaurata in epoca recente, e dal convento, a cui si accede dal chiostro caratterizzato da possenti arcate e un pozzo centrale.
In questo antico luogo la natura ha preso il sopravvento, ramificandosi lungo le pareti, rendendo lo spazio precario, ma carico di suggestione.
Arianna Rusalen
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