Il 5 marzo scorso si è tenuto, presso la sede di via Sant’Antonio 12 dell’Università degli studi di Milano, un incontro per celebrare i 50 anni di Linus, rivista che ha raccolto alcune delle strip più famose italiane ed estere. A ricordare quel primo aprile del 1965, sono intervenuti Bruno Cavallone, traduttore delle strisce di Linus fin dagli albori, insieme al fratello Franco, e il filosofo e semiologo Umberto Eco, protagonisti e primi collaboratori della rivista insieme ad Oreste del Buono, Vittorio Spinazzola, Elio Vittorini e Giovanni Gandini, fondatore di Linus.
Insieme ad Eco e Cavallone, che in Statale insegna Procedura Civile, hanno ripercorso le tappe della splendida avventura di Linus, Giulio Giorello e Gian Piero Piretto, anche loro docenti alla Statale – rispettivamente di Filosofia della Scienza e di Cultura russa – e Daniele Barbieri, professore all’Istituto Superiore Industrie Artistiche di Urbino. Nel corso del pomeriggio è stato presentato e proiettato, alla presenza del regista Elia Romanelli, il film Da Charlie Brown a Valentina, nella versione ridotta da mezz’ora (l’originale, presto su Rai Storia, della durata di un’ora). Moderatore dell’evento è stato Bruno Falcetto, Professore di Letteratura italiana contemporanea all’Università degli studi di Milano.
Ad aprire le danze è stato Umberto Eco che, con parole cariche di emozione e nostalgia, ha ricordato il colloquio tra lui, Oreste del Buono ed Elio Vittorini, e le prime parole stampate su Linus che, legittimando la dignità culturale del fumetto, hanno dato il via all’avventura. Ha ricordato come tutto fosse partito dalla libreria di Via Verdi Milano Libri, rilevata da Annamaria Gregorietti, moglie di Gandini, insieme alle amiche Vanna Vettori e Laura Lepetit, luogo dove ancora oggi chi entra si sente a casa propria, a dispetto dell’atmosfera asettica che si respira nei vicini “Mall del libro”. L’atmosfera dell’incontro era quella di un caffè tra vecchi amici che rievocano le “imprese” passate con quel pizzico di malinconia per ciò che è stato e che non tornerà più, con il gusto stesso di discorrerne davanti ad una platea di giovani.
Cavallone, che per anni ha tradotto le strisce straniere ospitate su Linus, ha confessato di essersi innamorato del personaggio di Snoopy che, con le sue elucubrazioni sulla vita davanti alla macchina da scrivere o alla ciotola della cena, cerca di decifrare temi cruciali come l’infinito, l’anima e i rapporti, ammettendo di citare il bracchetto nelle sue lezioni a Giurisprudenza.
Piretto, esperto di cultura russa, si è invece soffermato sul ruolo del fumetto e della satira nella Russia comunista che demonizzava quanto veniva dall’Occidente e predicava l’ateismo di Stato. Il suo intervento è stato accompagnato dalle slide di immagini di vignette dell’epoca e altri oggetti che rimandavano al tema. Particolarmente gustose sono state una statuetta, che mostra Lenin, Topolino e Gesù mentre camminano tenendosi per mano con alla base la scritta “non importa quale dei tre segui, ti fanno tutti il lavaggio del cevello” e una classica vignetta che mostra Snoopy seduto sul tetto della sua cuccia intento a scegliere un titolo per il suo romanzo, indeciso tra Guerra e castigo e Delitto e pace.
Giorello e Barbieri hanno ricordato quando, novelli studenti universitari, hanno comprato coi risparmi la loro prima copia di Linus e da lì non l’hanno più lasciato. Giorello ha inoltre sottolineato il ruolo del fumetto, che deve essere indipendente, senza scopi dottrinali o divulgativi, ma semplicemente essere se stesso: uno strumento con mille funzioni, sta al lettore decidere di lasciarsi leggere dentro dalle parole dei personaggi. Durante la visone del film, è emersa la questione ’68 e relativa satira militante, già accennata dai relatori. Nel documentario, Annamaria Gregorietti racconta di come lo spirito di Linus fosse sempre rimasto neutrale, aperto ad ospitare fra le sue pagine qualsiasi artista, ma fermo sul fatto che l’arte del fumetto dovesse reggersi da sé, lasciare al lettore la libertà di pensare e interpretazioni, senza il supporto di alcuna ideologia, “malattia”, piuttosto dilagante all’epoca.
La scelta di ambientare l’incontro alla Statale è stata sicuramente significativa: un suggerimento diretto ai giovani di riscoprire quell’entusiasmo di vivere e far fiorire le passioni come hanno fatto dei “sempre giovani” Schulz, Crepax, Eco, Gandini e Gregorietti.
Susanna Causarano