Bernardo Bertolucci, Alba Rohrwacher, Ambra Angiolini, Fausto Paravidino e Laura Bispuri hanno recitato nuovamente l’appello lanciato da Jafar Panahi nel 2011. Un’importante presa di posizione, questa, in difesa della libertà dell’autore. Taxi (nelle sale italiane fra tre giorni) ha conquistato l’orso d’oro a Berlino 2015, ma il regista non ha partecipato alla premiazione, dal momento che il governo iraniano l’ha condannato per propaganda anti-islamica: sei anni di reclusione, divieto di espatrio e niente riprese. In veste di giurato, è stato costretto a disertare anche l’edizione del 2011; ma Isabella Rossellini, presidente della giuria, ha letto la lettera inviata da Panahi. Eccone il testo integrale, il cui video è in questo articolo di Repubblica:
«Il mondo cinematografico si muove fra la realtà e il sogno. Il regista usa la realtà da ispiratrice, dipinge con il colore della sua immaginazione e crea un film, crea una proiezione delle sue speranze e dei suoi sogni. La realtà è che sono stato costretto a non fare film negli ultimi cinque anni, e ora ufficialmente mi hanno privato di questo diritto per i prossimi venti. La realtà è che mi hanno vietato di pensare e di scrivere per vent’anni, ma non possono negare di sognare. Di sognare che tra vent’anni l’inquisizione e l’intimazione saranno sostituite dalla libertà e dal pensiero libero. Dunque, da ora in poi, e per i prossimi venti anni, io sarò costretto al silenzio, a non vedere, a non pensare e a non poter fare i film. Nei miei sogni aspetto i vostri film, e aspetto di trovarci tutto quello che hanno tolto a me.»
A.P.