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Remedios Varo e Leonor Fini: surrealismo emancipato

Con la loro arte hanno posto al centro del dipinto la figura femminile. Due donne che hanno capovolto i ruoli di genere.

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3 minuti di lettura

Dee indipendenti. Seduttrici donne-sfingi. Streghe materne. L’arte surrealista di Remedios Varo (1908-1963) e di Leonor Fini (1907-1996) pone al centro la donna. Una donna spogliata dagli stereotipi maschili della cerchia surrealista di André Breton e che splende di una magia emancipata e libera. Non più muse o veggenti, sottomesse alle richieste dell’uomo, ma donne forti che rifiutano lo stereotipo del loro ruolo di genere. Il tutto in uno scenario fantastico, magico, surreale.

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Remedios Varo e la sua arte magica

Sospesa tra realtà e immaginazione, l’arte di Remedios Varo si distingue per il connubio tra magia e scienza. Dalle linee nette e ricche di dettagli, le opere di Varo sono fortemente influenzate dai disegni tecnici del padre, ingegnere idraulico, ma sempre ambientate in luoghi fantastici e con protagoniste donne alchimiste che sapientemente usano la loro magia: la strega medievale è alter ego femminile ed è artefice del proprio destino. Gli uomini nell’arte di Remedios Varo, e nell’arte dell’artista Leonor Fini con cui instaurerà una profonda e alchemica amicizia durante il loro soggiorno in Messico, sono esseri belli, ma passivi, il rovesciamento di un ruolo di genere dove l’uomo non è più forte e possente possessore.

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Nutrimento Celeste, foto di Azzurra Bergamo Copywriter ©

Remedios Varo e il “Nutrimento celeste”

Di particolare bellezza è il suo dipinto Nutrimento celeste, 1958, dove una donna-strega-guaritrice accudisce uno spicchio di Luna dandogli da mangiare polvere di stelle, finemente tritata da lei stessa grazie ad un macchinario che preleva le stelle direttamente dal cielo e le trasmuta in nutrimento magico e celeste. Una donna protettrice, che si occupa di rimettere in sesto un simbolo femminile per eccellenza: la Luna. E l’arte di Leonor Fini?

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L’eros della pastorella delle sfingi

L’arte di Fini ha una connotazione sempre magica e surreale, ma più erotica. Basti osservare il dipinto La pastorella delle sfingi, 1941, per notare la grande fisicità e aggressività della pittrice. Una pastorella sensuale, forte e provocante che domina uno scenario cupo e trasgressivo. Il suo gregge, delle altrettanto sensuali sfingi, sono ai suoi piedi soddisfatte dal lauto pasto come dimostrano le ossa, alternate a fiori, sul loro pascolo. Sguardi maliziosi e desiderosi in un paesaggio che lascia spazio ai pensieri più oscuri.

Un’arte tutta femminile da riscoprire.

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Azzurra Bergamo

Classe 1991. Copywriter freelance e apprendista profumiera. Naturalizzata veronese, sogna un mondo dove la percentuale dei lettori tocchi il 99%.

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