Innovatore, attivista, artista. Sembra impossibile riassumere la lunga carriera di Sebastião Salgado in poche parole. E forse lo è, ma ci proveremo comunque. A poco più di una settimana dalla sua morte, vogliamo rendere omaggio a uno dei fotografi più famosi e influenti della storia.
Biografia di Sebastião Salgado
Sebastião Ribeiro Salgado Júnior nasce ad Aimorés, in Brasile, l’8 febbraio 1944. Dopo una formazione universitaria in ambito economico inizia a lavorare per l’Organizzazione Mondiale del Caffè che lo porta a viaggiare in Africa. È qui, agli inizi degli anni Settanta, che si interessa alla fotografia. Da semplice amatore, trasforma ben presto questa passione in una vocazione e progetto di vita, oltre che in un lavoro. Decide infatti di concentrare la propria ricerca sui temi sociali più scottanti di quegli anni – che non sono poi molto diversi da quelli attuali -, come il cambiamento climatico, le crisi economiche e politiche, la guerra.
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Lavora con diverse agenzie fotografiche fino al 1994, anno in cui fonda con la moglie Lélia Wanick Salgado un’agenzia dedicata esclusivamente al suo lavoro: Amazonas Images. Lélia, in particolare, si occupa nel tempo della promozione e la diffusione delle immagini scattate dal marito, facendole circolare sulla stampa internazionale così come in importanti musei di tutto il mondo, e curando la pubblicazione di numerosi libri.
Tra i principali riconoscimenti ricevuti da Salgado spiccano il Premio Primo Levi (Italia), la Medaglia di Rappresentanza del Presidente della Repubblica Italiana (Centro Internazionale di Ricerca Pio Manzù, Italia), il Premio Príncipe de Asturias per le Arti (Spagna), il Premio Internazionale per la Pace degli Editori Tedeschi e il Premio Praemium Imperiale della Japan Art Association, considerato il Nobel delle Arti.
Arte come cambiamento
Sebastião Salgado è stato un fotografo capace, attraverso la propria arte, di agire a livello concreto per un cambiamento nella società e nel mondo che lo circondava. Testimonianza di questo impegno, oltre al numero indefinito di scatti realizzati nel corso della sua vita, è il documentario Il sale della Terra, del 2014, co-diretto da Wim Wenders e Juliano Ribeiro Salgado, figlio dello stesso fotografo. La pellicola ha vinto il Premio Speciale della Giuria al Festival di Cannes 2014 nella categoria “Un Certain Regard”, oltre al César per il miglior documentario l’anno successivo.
A cavallo degli anni Settanta e Ottanta, Salgado compie un lungo viaggio in America Latina per raccontare gli abitanti di quelle terre, le diverse etnie e civiltà che l’hanno attraversata e la attraversano tutt’oggi. Gli scatti raccolti nell’arco di questo reportage sono pubblicati nel 1986 nel volume Altre Americhe. Il documentario Il sale della terra, invece, può essere visto come approfondimento e continuazione di un grande progetto portato avanti da Salgado da cui prenderà forma uno dei suoi libri fotografici più celebri: La mano dell’uomo (1993). Si tratta di un omaggio alla condizione umana e al lavoro dell’uomo, soprattutto di coloro che vengono sfruttati.
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Ma il segno più evidente e impressionante dell’attivismo di Sebastião e Lélia Salgado è probabilmente il progetto da cui poi, nel 1998, è nato l’Instituto Terra. Nel corso dell’ultimo decennio del secolo scorso, Salgado compie un viaggio di circa sette anni che lo porta a scattare in oltre quaranta paesi per documentare le grandi migrazioni umane. Questa esperienza lo segna talmente nel profondo che alla fine del percorso si sente a pezzi e in completa sfiducia verso il mondo e l’uomo. Decide allora di tornare in Brasile, dove insieme alla moglie si dedica al recupero ambientale di una parte della Foresta Atlantica brasiliana, nella valle del Rio Doce, nello Stato di Minas Gerais di cui il fotografo è originario. Quello che hanno fatto è stato restituire alla natura un appezzamento di terreno di loro proprietà, che verso la fine del secolo è diventato riserva naturale. In contemporanea, l’Instituto Terra è nato per diffondere questa pratica e promuovere la riforestazione, la conservazione e l’educazione ambientale. Quello che a oggi è visibile e concreto è una foresta ricca di numerose specie di fauna e flora endemiche della foresta atlantica.
È stato proprio l’Instituto da lui fondato a comunicarne la morte e a cercare di riassumere in poche righe la vita ricca e appassionata di Sebastião Salgado:
Sebastião è stato molto più di uno dei più grandi fotografi del nostro tempo. Insieme alla sua compagna di vita, Lélia Deluiz Wanick Salgado, ha seminato speranza dove c’era devastazione e ha fatto fiorire l’idea che il ripristino ambientale è anche un profondo gesto d’amore per l’umanità. Il suo obiettivo ha rivelato il mondo e le sue contraddizioni; la sua vita, il potere dell’azione trasformativa
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