fbpx
Bad Sex in Fiction Award
Dettaglio Ratto di Proserpina

Bad Sex in Fiction Award: quando gli scrittori “fanno cilecca”

9 minuti di lettura

Vi è mai capitato di leggere una scena erotica, arrivare alla fine e provare una sgradevole sensazione che vi spingeva a chiudere il libro e gettarlo via? Certo, scrivere di sesso non è cosa facile perché, per citare Jane Austen, «one half of the world cannot understand the pleasure of the other»: una metà del mondo non riesce a capire il piacere dell’altra, ma, d’altra parte, sono finiti i tempi in cui si poteva liquidare una scena d’amore lasciandola implicita con una strizzata d’occhio al lettore, come fece a suo tempo Stendhal: «Qualche ora dopo, quando Julien uscì dalla camera di madame de Rênal, si sarebbe potuto dire, en style de roman, che non ci fosse più nient’altro da desiderare». Il sesso non è più argomento proibito e i lettori pretendono realismo dai loro autori. Autori che, però, ogni tanto falliscono clamorosamente.

Bad Sex in Fiction Award

Bad Sex in Fiction Award

Per questo motivo nel 1993 è nato il Bad Sex in Fiction Award promosso dalla rivista Literary Review, che “premia” annualmente le scene erotiche peggio riuscite nei romanzi. Il poco lusinghiero riconoscimento ha come scopo dichiarato quello di «indicare l’uso volgare, privo di gusto, spesso sbrigativo e ridondante delle scene di sesso nei romanzi moderni e scoraggiarlo»; lo scopo del premio esclude i romanzi esclusivamente erotici o pornografici (nella lista, dunque, non rientra nessuna delle Cinquanta Sfumature di E.L. James). L’evento riscuote ogni anno un grande successo, soprattutto perché nella lista di papabili si trovano spesso nomi molto noti, tra cui possiamo ricordare Stephen King, Murakami Haruki, Norman Mailer, che si è aggiudicato il podio nel 2007, e Wilbur Smith. Ma quando una scena erotica risulta di cattivo gusto e quando, invece, può essere considerata “godibile” dai lettori? Ripercorriamo gli episodi letterari che negli ultimi anni sono entrati in lizza per il titolo di “peggiore scena di sesso”.

Wilbur Smith, Desert God (2014):

«Il suo corpo era glabro. Anche il suo pube era depilato. Le estremità delle piccole labbra sporgevano timidamente dalla fessura verticale. E su loro brillava una rugiada di eccitazione femminile».

Manil Suri, The City of Devi (2013):

«Di sicuro delle supernove esplodono in quel momento, da qualche parte, nell’universo. La cabina della spiaggia scompare, e con lei il mare e la sabbia. Solo il corpo di Karun, rinchiuso insieme a me, rimane. Corriamo nudi come dei supereroi verso le stelle e i sistemi solari, sprofondiamo attraverso gruppi di particelle elementari e nuclei atomici».

Tom Wolfe, Back to Blood (2012):

«Ora il suo grande fantino seminatore era dentro la sua sella pelvica e cavalcava, cavalcava, cavalcava, e lei lo inghiottiva, inghiottiva, inghiottiva voracemente con le labbra e la bocca della sella stessa – tutto questo senza una parola».

Wilbur Smith non si è aggiudicato per un soffio la vittoria dello scorso anno, assegnata invece a Ben Okri. Molti, tuttavia, ritenevano che andasse a lui il premio e non è difficile immaginare il perché: la sua scena erotica è stata giudicata emozionante quanto una lezione di anatomia. Pessimo risultato anche per Manil Suri, la cui similitudine con i sistemi solari e le particelle elementari e i nuclei atomici non è sembrata molto pertinente alla situazione. E che dire di Tom Wolfe, che ha scioccato la critica con le sue triplici e davvero eccessive ripetizioni?

Come fare una scena erotica apprezzabile

Non è difficile capire quando una scena d’amore proprio non funziona. Il difficile è, semmai, capire il contrario e indicare che cosa la rende perfetta; non è un caso che non esistano i Good Sex in Fiction Award, se non in forme ufficiose e piuttosto dibattute.

I gusti dei lettori sono estremamente variabili, ma in generale si indicano due criteri che rendono una scena erotica apprezzabile. Innanzitutto, si richiede realismo: non interessano descrizioni di sesso estremo ed esperienze al di là dell’immaginabile. La maggior parte di noi ha un’esperienza, diretta o indiretta che sia, con la sfera sessuale e attraverso questa il lettore deve potersi identificare in ciò che sta leggendo. Certo, i recenti successi editoriali sembrano in parte smentire queste affermazioni, ma non dimentichiamo che non stiamo parlando di letteratura pornografica; questa generalmente non presenta una trama o, comunque, la successione degli eventi passa in secondo piano rispetto alla narrazione dell’atto sessuale in sé, descritto fin nei minimi particolari.

Leggi anche:
Sensualità tra sacro e profano: i goliardi e i «Carmina Burana»

Questo ci porta alla seconda richiesta dei lettori: la scena erotica deve essere inserita nel contesto del romanzo e arricchirlo. In genere, la narrazione di un rapporto sessuale chiusa in se stessa, messa in quel punto senza ragioni apparenti, per quanto ben scritta, risulta fastidiosa; meglio, invece, che la scena d’amore aiuti a comprendere i personaggi oppure caratterizzi un momento particolare della trama. Niente gratuità, insomma.

Sesso senza cilecca: un esempio

A questo proposito, risulta esemplare l’iniziazione di Adso da Melk ai piaceri dell’amore nel capolavoro di Umberto Eco, Il nome della rosa. L’episodio è estremamente delicato e, benché non si soffermi di fatto su nessun particolare dell’atto in sé, è permeato di un grande erotismo. A questo si aggiunge l’atmosfera di estasi mistica e il turbinio di passioni in cui si dibatte il giovane monaco, rapito dall’esperienza dei sensi, ma anche timoroso di accoglierla completamente per paura del peccato: da un lato il timore di essere posseduto dal demonio, dall’altro l’innegabile dolcezza dell’unione con la sua amata. Una scena che in qualunque altro romanzo o per qualunque altro personaggio non sarebbe risultata altrettanto perfetta.

Bad Sex in Fiction Award

Per il resto, ognuno ha i propri legittimi gusti. C’è chi preferisce una velata allusione, chi ama l’autore che si sofferma sugli istanti immediatamente precedenti o seguenti l’atto in sé, chi non disdegna una descrizione anche minuziosa. Da tempo, ormai, le arti si sono liberate della maggior parte dei “tabù sessuali” – ad eccezione di alcuni, come ad esempio la masturbazione femminile – e lo hanno fatto rompendo con la tradizione moralistica, creando immagini dissacranti; ma ad oggi anche questa carica di protesta si è esaurita. Forse, attualmente, una scena erotica è semplicemente quello che è, senza più valenze sociali o etiche. Se una scena drammatica deve far piangere e una divertente deve far ridere, una scena di sesso che cosa dovrà fare?

Silvia Ferrari

Classe 1990, nata a Milano, laureata in Filologia, Letterature e qualcos'altro dell'Antichità (abbreviamo in "Lettere antiche"). In netto contrasto con la mia assoluta venerazione per i classici, mi piace smanettare con i PC. Spesso vincono loro, ma ci divertiamo parecchio.

1 Comment

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.