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Biancaneve 4.0: quando un remake fa hype

In uscita nel 2024, il remake Disney di Biancaneve sta già facendo scaldare gli animi. Ma qual è il punto del dibattito?

3 minuti di lettura

L’antefatto: tra marketing, inclusivity e woke culture..

In uscita nel 2024, il nuovo remake Disney di Biancaneve è già un hype. Via il principe, via i setti nani. Gli scatti diffusi in anteprima sul Daily Mail Us dal set del live-action hanno confermato il refreshing del film Disney originale del 1937 suscitando, come da prassi nel web 4.0, una polarizzazione a tratti radicale ed emotivamente connotata, rilanciata dalla stampa. Marketing, inclusivity, woke/cancel culture (non sono sinonimi), politicamente corretto. Le key words sul tavolo.

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Le key words: una serie di doverosi distinguo

A prescindere dall’uso che ne viene fatto, politically-correct, woke e cancel culture non sono espressioni sinonimiche. Esportate dal mondo americano e da quello anglossassone, identificano, soprattutto cancel e woke culture, fenomeni differenti, che nel dibattito italiano finiscono spesso per venire appiattiti l’uno sull’altro negli scontri social tra progressisti e conservatori, o almeno tra coloro che così si presentano.

La Cancel Culture, traducibile con “cultura della cancellazione”, è quel fenomeno per cui una massa di utenti/agenti richiede la cancellazione, nel senso di rimozione o censura – che può tradursi nel licenziamento o nell’esclusione del soggetto responsabile, – di dichiarazioni, comportamenti e/o opere considerate inaccettabili o comunque disdicevoli.

L’espressione “woke, lett. “sveglio/consapevole”, utilizzata originariamente dai Black Lives Matter, rimanda invece ad un atteggiamento consapevole e di allerta di fronte ai pregiudizi ed alle discriminazioni, soprattutto etniche e di genere. Nel dibattito contemporaneo, l’espressione è utilizzata per lo più in senso spregiativo dalla destra per etichettare e ridicolizzare le rivendicazioni dei radical-progressisti.

In uso dagli anni ottanta, l’espressione “politicamente corretto” indica, per suo conto, più in generale un approccio che intende sostituire termini considerati offensivi, in quanto discriminanti, con altri più rispettosi delle diversità individuali.

Il tema meriterebbe un approfondimento, che in questa sede non è possibile sviluppare, ma quanto detto dovrebbe offrire qualche coordinata in più per comprendere il Caso-Biancaneve.

Il caso-Biancaneve, tra politically-correct, woke e cancel culture

Via il principe, via i sette nani. La nuova Biancaneve 4.0, diretta dalla regista Greta Gerwig e impersonata dall’attrice di origine latina Rachel Zegler, sarà una giovane indomita in grado di salvarsi da sola. I sette nani verranno sostituiti da altrettante creature magiche di etnia, genere a statura differente, mentre il principe azzurro in calzamaglia uscirà definitamente di scena. I tempi sono cambiati. Il target del remake Disney non è più quello del 1937, e la fiaba va evidentemente modernizzata per rispondere alle sensibilità e ai gusti dei più piccoli e dei già cresciuti. Dall’altronde, quella della Disney, come in generale tutta la sfera dell’entertainment, è un’industria culturale, che segue le logiche del mercato e che produce e diffonde modelli estetici e comportamentali. Si vedano le analisi della scuola Francofortese. Ben venga che le bambine non crescano con l’idea che esista un principe azzurro su misura che verrà a salvarle.

Ma la scelta della Disney non ha accontentato tutti, ma anzi ha suscitato particolare clamore, quando non forte acredine. Giù le mani dai sogni dei bambini. Nessun si salva da solo. Biancaneve ha la pelle bianca. Eliminare i nani non amplifica l’inclusivity. Gli animi si sono scaldati sia a destra, che a sinistra, e i social media sono stati utilizzati sia in forma personale che politica come terreno di cultura per attacchi ad personam, rivendicazioni nostalgiche e mosse d’elettorato.

Perché ci si scalda tanto? Considerazioni a freddo sul caso hype

Ma perché ci si scalda tanto? Perché Biancaneve è già un hype? Il punto qui non è ergersi a difensori delle buone intenzioni di Disney. Disney, che già l’anno scorso, agli esordi del progetto, era stata costretta a intervenire pubblicamente con una nota ufficiale per smorzare i toni delle polemiche suscitate dalla dichiarazioni critiche del noto attore di Games of Thrones, Peter Dinklageper la scelta di scritturare un’attrice latino-americana per il ruolo da protagonista, ma mantenere i nani. Scelta ipocrita secondo Dinklage, difesa e giustificata prontamente allora da Disney come il tentativo di abbracciare nei confronti dei sette personaggi un approccio diverso, svincolato da stereotipi, in comune accordo con i membri della comunità del nanismo.

Ora che dai nani si è passati a 7 creature magiche non chiaramente identificate le critiche non accennano a placarsi. Se ha ragione Dinklage in un certo senso, e l’operazione non sembra candidamente inclusive, dall’altra parte ciò che lascia perplessi sono la magnitudo e la violenza verbale esplose in seguito alla diffusione delle prime foto non ufficiali dal set del live-action.

Ma vale sempre e di nuovo la pena chiedersi: perché ci si scalda tanto?

In fondo non c’è nulla di nuovo sotto il sole. I remake funzionano da sempre in questo modo, prevedendo modifiche anche sostanziali dell’originale. Il primo film Disney del 1937 era un remake della storia dei Fratelli Grimm, e Biancaneve 4.0 è a sua volta un remake della versione del 1937. E non si tratta neppure di un caso di cancel culture. La versione del 1937 resta tale e quale sia per i più piccoli che per che i nostalgici. Probabilmente Walt Disney non si rivolterà nella tomba.

In chiusa: il declino del remake e l’hype della polemica facile

Sembrano piuttosto due i dati oggettivi da registrare. Da un lato il declino della formula del remake, dall’altro l’hype della polemica facile. L’usato sicuro non sembra poi tanto redditizio. Servono forse nuove idee e nuovi format. Modernizzare una storia vecchia di quasi un secolo senza perdere in credibilità sembra una mission impossible destinata a spezzare i cuori dei puristi. Mentre il successo al botteghino appare più incerto. Dall’altra parte, la polemica fa sempre hype e scala la vetta dell’agenda setting mediale.

Il caso del remake di Biancaneve ha incendiato l’arena social per circa una settimana. Non resta che lanciare un toto scommesse per il prossimo hype.

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Alexia Buondioli

Laureata in Filosofia Teoretica ed iscritta alla magistrale di Scienze Filosofiche presso Unimi, individuo nella scrittura e nel viaggio le mie frontiere esistenziali. Mi nutro di attività sportiva, relazioni interpersonali e caos creativo.

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