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Elizabeth Taylor nei panni di Cleopatra nell'omonimo film del 1963

Cleopatra, Venere d’Egitto

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Elizabeth Taylor nei panni di Cleopatra nell'omonimo film del 1963
Elizabeth Taylor nei panni di Cleopatra nell’omonimo film del 1963

Molte, a dispetto di ciò che si possa pensare, sono le donne che hanno segnato la storia. Spesso esse hanno dimostrato una tempra d’acciaio, un coraggio inestinguibile, una volontà come poche. Tutte queste virtù sono state (e sono) attributi imprescindibili per colei che si appresta a ricoprire ruoli di rilievo all’interno della società; tra questi, spicca sicuramente quello della guida politica. In ogni tempo e in ogni luogo gli uomini hanno potuto fruire di un canale preferenziale che permettesse loro di ascendere socialmente con maggiore semplicità; i ruoli più autorevoli di uno stato venivano attribuiti molto più facilmente a individui di sesso maschile piuttosto che di sesso femminile. Ciò avveniva poiché l’uomo veniva considerato depositario per nascita di attributi come la virilità, l’intelligenza, l’audacia, la bellezza e la bontà: tutte caratteristiche imprescindibili, soprattutto per il mondo antico, per designare un sovrano.

Cosa resta, allora, della donna? Per non rimanere nell’ingombrante ombra maschile e per non essere relegata al ruolo di mera spettatrice del corso degli eventi, l’aspirante sovrana deve dimostrarsi capace di muoversi con disinvoltura negli ambienti di corte, deve sviluppare una cultura raffinata, capace di surclassare  quella maschile; deve anche saper sfruttare mezzi poco leciti, solleticando, ad esempio, la libido delle personalità più influenti con la propria sensualità, e deve dimostrarsi capace di accattivarsi le simpatie del popolo. Tra le grandi sovrane della storia che hanno saputo fare tutto ciò, figura Cleopatra, ultima regina dell’antico Egitto e ultimo membro della dinastia tolemaica. Conosciuta anche come Cleopatra Thea Philopatore o come Cleopatra VII, la regina nacque ad Alessandria d’Egitto nel 69 a.C.. Figlia del faraone greco Tolomeo XII Neodioniso detto Aulete e di una concubina, Cleopatra divenne regina in seguito alla morte del padre nel 51 a.C., sposando, diciottenne, il fratello Tolomeo XIII di soli dieci anni.

In molti la amarono, in molti furono anche, invece, coloro che la osteggiarono. La figura di Cleopatra ha irretito le menti non solo dei propri contemporanei, ma è stata capace di far sentire la propria eco anche dopo la morte. Celeberrima fu la sua bellezza, o quantomeno il fascino che sapeva esercitare. Sapeva valorizzare il proprio corpo con trattamenti di bellezza che eseguiva regolarmente; non si tratta solo del conosciutissimo bagno nel latte, ma anche della sua capacità di manipolare ciò che la natura aveva da offrire per creare unguenti dolcissimi, profumi delicatamente sfrenati e polveri che rendevano il suo sguardo magnetico. Gli storici raccontano persino che costantemente una nave facesse spola fra l’Egitto e la Grecia per garantire alla regina tutto il necessario per la sua toilette quotidiana.

Di lei scrive Plutarco: «La sua bellezza non era tale che potesse sbalordire chi la guardava; ma aveva maniere così leggiadre, tanta grazia ed eloquenza nel parlare, che la bellezza di lei, aiutata da queste cose, faceva invaghire tutti». Quando parlava, il suono della sua voce dava piacere. La sua lingua era come uno strumento a corde: rispondeva, senza aiuto, alla maggior parte degli Etiopi, o ai Trogloditi, agli Ebrei, agli Arabi, ai Siriani, ai Medi e ai Parti. Si dice sapesse molte altre lingue, mentre i re e i suoi predecessori non avevano preso la briga di impararle e alcuni avevano dimenticato anche il macedone. Aveva una voce dolcissima simile ad uno strumento musicale con molteplici corde in qualunque idioma volesse esprimersi; era piccola, esile e spregiudicata.

Cleopatra, fin da giovanissima, assimilò le tradizioni egizie. Sembra che sia stata la prima sovrana della dinastia tolemaica a sforzarsi di apprendere la lingua locale. Ella fu anche fra le più note regine cultrici della dea Iside, con la quale si identificava. Nonostante per i regnanti stranieri far proprie e assimilare le divinità locali e pacificare la potente casta religiosa era una mossa politica, i Tolomei subirono davvero il fascino dell’idea di una vita dopo la morte. Da tanta fascinazione nacque una religione ibrida, greco-egizia, che si espresse nel culto di Serapide, interpretazione greca del mito egizio di Iside e Osiride. Questo mito fondante della religione egizia narra che Osiride, ucciso dal fratello Seth, venne da questi fatto a pezzi e disseminato in tutto l’Egitto; ma  la sorella e consorte Iside, ingannando il dio del sole Ra, riuscì ad ottenere dal dio il potere necessario a far rivivere Osiride per un lasso di tempo sufficiente a concepire con lui un figlio, Horus, che in seguito ne vendicò la morte assassinando lo zio Seth.

Ripercorriamo ora la tragica storia della regina Cleopatra, donna colta, raffinata e intelligente che però, per sua sfortuna, vide non tutte le sue vivaci capacità premiate, poiché visse nell’epoca soffocante della massima espansione di Roma. La bella Venere egiziana sognava di riportare in auge la grandezza del suo stato, ma nel 48 a. C. un acre livore la opponeva al fratello tanto che, per volontà del potente eunuco Potino, che alcuni affermano essere addirittura l’amante del re, Cleopatra venne allontanata dal palazzo reale; così ella decise di rifugiarsi in Siria, dove iniziò a formare un proprio esercito. Questo è anche il periodo della guerra civile disputata fra Giulio Cesare e Pompeo. Nel 48 a.C. Cesare aveva sconfitto Pompeo a Farsalo, cosicché questo, insieme al figlio Sesto e alla moglie Cornelia, era fuggito in Egitto, di cui era governatore. Osteggiato dalla Siria che stava ospitando la tanto bella quanto capace Cleopatra, Tolomeo XIII fece assassinare Pompeo dai propri cortigiani, molto probabilmente per ingraziarsi Cesare e ottenerne i favori.

Cesare, sbarcato in Egitto, si impadronì presto del palazzo reale e tentò una politica di riappacificazione fra Tolomeo XIII e la sorella Cleopatra. Ella, però, temendo un tradimento da parte del fratello che l’aveva precedentemente fatta scacciare, decise di rientrare immediatamente ad Alessandria e, facendosi arrotolare in un tappeto dal suo fedele Apollodoro Siciliano, ordì il suo capolavoro di seduzione. Il tappeto venne portato nella camera di Cesare, venne poi srotolato e Cleopatra apparve agli occhi del condottiero romano in tutto il suo splendore e in tutta la sua carica erotica. Ella invocò il suo aiuto parlandogli in latino; le fonti ci riferiscono come Cesare ne rimase immediatamente ammaliato e fece di lei la sua amante. Così, Cesare organizzò per la regina un ritorno ufficiale in paria, e la fece sposare con il fratello Tolomeo XIII.

Rimane però un oltraggioso atto impunito da far scontare: l’uccisione, a tradimento, di Pompeo. Gli occhi di Cesare, alla vista della testa mozzata di Pompeo, divennero madidi di lacrime e in lui si accese la volontà di punire l’orrore di quella mote tanto misera che aveva colpito il suo rivale, avversario glorioso. Egli fece punire i responsabili dell’omicidio e intimò a Tolomeo di sciogliere l’esercito. Fu così che Tolomeo si alleò con la sorella Arsinoe IV per osteggiare apertamente Cesare e Cleopatra ad Alessandria. L’arrivo di rinforzi da Pergamo offrì la vittoria a Cesare e Cleopatra. Cleopatra fu nominata così “Regina d’Egitto” a ventitré anni e si unì in matrimonio col fratello tredicenne Tolomeo IVX.

Dall’unione tra Cesare e Cleopatra nacque nel 47 a.C. Tolomeo Cesare, detto Cesarione, utile a Cesare come garanzia del potere sull’Egitto, e utile a Cleopatra per sancire il vincolo che lo legava a Cesare, aspirando a divenirne legittima moglie e imperatrice romana. Nel 46 a.C. Cleopatra, regina d’Egitto, accompagnata  dal figlio Cesarione, giunse in pompa magna a Roma, portando al proprio seguito tutto ciò che di bellissimo l’Egitto aveva da offrire: elefanti coperti di sete bellissime, danzatori e danzatrici che si muovevano a ritmo di musica, raffinati oggetti di fattura egiziana e molto altro. A Roma la Venere d’Egitto dettò moda: avvezza al lusso, seppe ambientarsi perfettamente nei salotti romani, divenendo depositaria del buongusto esotico. Venne anche aspramente e ipocritamente criticata: mai e poi mai si sarebbe accettato che una donna non di sangue romano potesse divenire imperatrice.

In seguito all’assassinio di Cesare ordito dal Senato, Cleopatra comprese intelligentemente, nel 44 a.C., di dover far ritorno il prima possibile ad Alessandria; ritornata in Egitto, fece uccidere il proprio secondo marito e conferì il titolo di correggente al proprio figlio Cesarione. Intanto, due generali si dividevano l’Impero romano: Ottaviano , il quale regnava  a ovest, e  Marco Antonio, che regnava a est. Cleopatra, allora, dimostrandosi ancora una volta abilissima stratega, fece la conoscenza di Marco Antonio, il quale cedette con grande facilità alle sue lussuriose lusinghe. Ella seppe renderlo suo, nonostante fosse sposato con la sorella di Ottaviano, Ottavia. La storia volle così: diventarono amanti. Intelligenza, vezzosità e fascino ammaliatore furono gli strumenti che Cleopatra aveva perfettamente compreso di dover usare: grazie ad essi la regina addomesticò il proprio potente amante, proprio come aveva fatto con Cesare.

La sudditanza e l’accondiscendenza che Marco Antonio dimostrò nei confronti della donna diedero adito a grande scalpore a Roma, fomentato soprattutto da Ottaviano e i suoi. Basti pensare che giravano persino voci secondo le quali i due amanti fossero intenzionati a fondare un impero orientale con capitale situata ad Alessandria che minasse la stessa integrità di Roma. Tali voci vennero enormemente corroborate anche dal modo di agire dello stesso Antonio, nei cui comportamenti e nelle cui concessioni territoriali in favore di Cleopatra e Cesarione era ravvisabile tutta la sua mollezza e il suo disinteresse per il bene di Roma.

Giunse, però, la resa dei conti: lo scontro decisivo, che vide fronteggiarsi i due amanti contro Ottaviano, avvenne nei pressi del lago di Azio nel 31 a.C. La schiacciante vittoria di Ottaviano venne favorita, in particolar modo, da due fattori: dal contributo in suo favore del grande generale Agrippina e dalla decisione, avvolta nel mistero, di Cleopatra di abbandonare la battaglia ancora prima degli scontri. Antonio, constatata l’ormai evidente disfatta del proprio esercito, decise di darsi alla fuga e di tornare ad Alessandria, tra le braccia della sua amante. Era unico e fatidico il destino dei due: il suicidio. La tradizione vuole che la Venere d’Egitto spirò lasciandosi mordere da una serpe velenosa nel 30 a.C.

Donna dal fascino spregiudicato, ma non solo. Se la tradizione ci consegna l’immagine voluttuosa di una femme fatale ante litteram, ripercorrendo il breve ritratto e la storia della regina del Nilo, possiamo comprendere come il fascino non sia l’unica caratteristica peculiare di Cleopatra; ella usò la propria pericolosa bellezza per farsi strada in un mondo dominato da uomini, fatto da uomini per altri uomini. Ma la regina ha dimostrato, durante la propria vita, tantissime altre doti, quali l’impegno per padroneggiare fluentemente il maggior numero di lingue necessarie per i propri fini politici, coraggio e caparbietà nell’affrontare la corte alessandrina che voleva escluderla ed esiliarla, capacità militari fuori dall’ordinario e una raffinatissima cultura.

Nicolas Calò

 

Redazione

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