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Consulenza filosofica

Consulenza filosofica: cos’è e quando è utile

Una nuova figura professionale si sta affacciando sul panorama lavorativo: il consulente filosofico. In che cosa consiste?

5 minuti di lettura

Mettere i grandi della filosofia al centro della propria quotidianità professionale. Chi pensa che sia una situazione che riguarda solo gli insegnanti che parlano da cattedre di licei od università, può anche cambiare idea. Dietro alle parole con cui abbiamo iniziato questo articolo c’è infatti anche la vita del consulente filosofico, un professionista di cui forse non si parla molto in Italia, ma che merita attenzione anche in virtù della complessità che caratterizza il mondo con il quale oggi abbiamo a che fare.

Chi è il consulente filosofico?

Chi è il consulente filosofico? Sono numerose le persone che, tra uno scroll distratto dei social e un giro sui siti dei migliori casino, cercano informazioni in merito. Quando si utilizza l’espressione che dà titolo a questo articolo, si inquadra una tipologia di ricerca filosofica che vede l’esperto interagire con una persona che gli si rivolge con lo scopo di acquisire una nuova forma mentis e un nuovo punto di vista sul mondo finalizzati alla risoluzione di specifiche difficoltà nella vita quotidiana.

Le origini

Le origini della consulenza filosofica sono da ricondurre al contesto tedesco e, per la precisione, all’iniziativa del filosofo Gerd Achenbach. Nato ad Hameln nel 1947, ha sempre improntato il suo lavoro verso una valorizzazione dell’idealismo tedesco. La svolta che gli ha fatto guadagnare fama mondiale risale al 1982, anno di fondazione della Società per la Pratica Filosofica, il primo embrione di quella che, oggi come oggi, è conosciuta come consulenza filosofica.

La consulenza filosofica è una professione d’aiuto?

La consulenza filosofica non è una professione d’aiuto. In un mondo che vede – a ragion veduta – figure come gli psicologi e gli psicoterapeuti rivendicare il proprio campo d’azione, è bene sottolinearlo a gran voce.

La disciplina sulla quale ci stiamo soffermando mira a prendere per mano il consultante – ossia la persona che si rivolge al consulente filosofico – aiutandolo a esaminare e cambiare, se necessario, il modo in cui pensa criticamente al mondo che lo circonda.

Non c’è alcun utilizzo di strumenti terapeutici, come per esempio la relazione. Il percorso, come dice il nome stesso, va a pescare da alleate preziose dei grandi filosofi del passato, come per esempio la logica.

Il percorso di formazione del consulente filosofico

Quale percorso di formazione è necessario seguire se si ha intenzione di diventare consulenti filosofici? Chiaramente, la base è lo studio della filosofia. Essenziale è però fare un passo in più ed immergersi nel mondo della filosofia pratica. Definita per la prima volta da Aristotele, è un’indagine di «come stanno le cose (..) essi non considerano la causa per sé, ma in relazione a qualcosa ed ora».

Questa citazione dalla Metafisica riferita ai filosofi pratici ci aiuta a capire che, quando si chiama in causa il loro operato, si inquadra la capacità di applicare i concetti di alta filosofia a problematiche quotidiane e concrete, riuscendo a trasmettere il proprio pensiero anche a chi non è esperto della disciplina.

Doveroso è rammentare, in merito alla formazione del consulente filosofico, l’esistenza di diversi master organizzati soprattutto da atenei privati. Si tratta di percorsi rivolti soprattutto a laureati in Lettere, Scienze Politiche, Scienze dell’Educazione, Sociologia, Psicologia e Scienze della Formazione (giusto per citare alcune discipline).

Il consulente filosofico in azienda

Il consulente filosofico lavora anche con le aziende? La risposta è affermativa! In un mondo del lavoro che vede il cambiamento virtuoso come una necessità sempre più impellente, l’esperto di consulenza filosofica, grazie al suo pensiero critico, alla sua creatività e all’utilizzo dell’approccio dialettico, può rivelarsi un valido punto di riferimento per quanto riguarda la formazione dei manager e la possibilità. Grazie al suo aiuto, le figure in questione possono, per esempio, trovare una quadra tra la propria visione del mondo, l’identità aziendale e le istanze degli stakeholder.

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Redazione

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