Infilata tra le montagne, Cuneo è una piccola città che sorride alle vette alte delle Alpi che la abbracciano da ogni lato. Recentemente è stata classificata dal Sole24ore al ventesimo posto nella lista dei comuni italiani per qualità della vita. I suoi poco meno che sessantamila abitanti, in effetti, godono di un’aria frizzante, non appesantita dall’inquinamento, fredda e ferma, compatta tra quei monti che assicurano l’assenza di vento.
Su un “pizzo” tra due fiumi
Appollaiato a 534 metri sul livello del mare, il Capoluogo della Granda (quarta provincia d’Italia per estensione) sorge alla confluenza dei due fiumi Stura e Gesso. Un impianto a scacchiera ne disegna la conformazione: dal vertice dell’immaginario cuneo (piazza Torino) scivola lungo una via mediana (via Roma) e sfocia nello spazio largo di piazza Galimberti.
Cuneo è il primo capoluogo italiano per nevosità, con una media annua di dieci giorni nevosi per complessivi cento centimetri. Solo una manciata di chilometri la separano dalle Langhe, come anche dal confine francese. Tra lei e il Mar Mediterraneo si frappongono invece una settantina di chilometri, tutti occupati dalla bella Liguria.
Compunta e pulita in stile torinese
Via Roma respira dritta e la taglia netta, una Spaccanapoli solo meno affollata. I pietroni centrali sono stati posati recentemente, come illustra il pannello informativo ad un’estremità della strada, quella che nasce alla confluenza dei due fiumi. Ai lati della via svettano le facciate rimaneggiate di antichi palazzi, che ancora si affacciano sornioni dopo il restyling, e rivivono nella memoria e nelle parole di quei certosini che si sono prodigati a raccontare la loro storia, su piccole targhette.
Su via Nizza si assiepano i punti commerciali, su un corso intitolato a Nizza, un tempo città italiana.
Passaggi coperti
Sotto i portici, che i piemontesi rivendicano come nostrani, spalla a spalla si susseguono diverse pasticcerie nel tipico stile tradizionale, con un mobilio curato e classico, che manda la mente alla Parigi di inizio Novecento. Entrare è d’obbligo, e assaggiare uno dei tipici cuneesi. I classici sono al rum, ma attualmente lo spettro di possibili varianti sul tema è ampio: vaniglia, marroni, caffè, nocciola, cioccolato, pistacchio e voli pindarici anche più fantasiosi.
Lungo i portici il profilo degli edifici è in stile neoclassico. I porticati si stirano per circa otto chilometri sul suolo cittadino, e collegano i punti principali della città, consentendo il percorso anche con condizioni meteorologiche avverse. Ai portici di matrice medioevale, secentesca, settecentesca e al portico di età barocca (Via Roma e centro storico) si agganciano i portici di matrice ottocentesca (Piazza Galimberti) e quelli del dopoguerra (Corso Nizza e perpendicolari).
Panorami che spalancano gli occhi
La sua posizione privilegiata, in alto, di vedetta, a dominare il mare e la pianura, coperta su più lati dalle massicce montagne, la fa scrigno di vedute mozzafiato. Dai “lavatoi”, un piccolo discopub che ha soppiantato gli abitanti originali che hanno dato il nome alla zona, veri lavatoi, si gode di una vista che brucia gli occhi, tutta aperta su chilometri di verde e montagne, addolcite dallo scorrere dei fiumi.
Anche in fondo al vialone degli Angeli, allontanandosi dal centro cittadino, se si sa come muoversi si trovano degli ottimi appoggi panoramici. Una chiesa e un monastero, il Santuario della Madonna degli Angeli, troneggiano in bilico sulla vallata, con un bel giardino curato dentro, nel chiostro. Riposa gli occhi e il cuore quel verde rigoglioso, quel silenzio che diventa presenza, quel cielo azzurro che difficilmente si stinge.
Verso le vette
I percorsi che, a piedi o su strada, da Cuneo si arrampicano in quota, sono diversi. Uno di questi si intreccia intorno a una diga nera e imponente, su cui gli appassionati scalatori hanno ricavato una parete di arrampicata in esterno. Ci sono salite più e meno semplici, ma la vista impagabile premia anche i due metri di ascesa. Proseguendo lungo la via si incontra una riserva in cui sono curate e custodite specie di lupo.
Per altra strada si raggiunge invece Limone, che poco più di una ventina di chilometri separa dal confine francese. Regina delle Alpi Marittime, è una rinomata stazione sciistica, collocata in prossimità del valico del Colle di Tenda, sulle Alpi Marittime. Vernante si arrampica sempre sulla montagna, e sul suo legno e sui suoi muri è scritta la storia di Pinocchio. In tanti piccoli e grandi murales, sulle case, è raccontata la vicenda del burattino che tanto voleva essere un bambino vero.
Cucina tipica
A Cuneo paese di montagna si beve birra artigianale, quella corposa dei birrifici locali. Il Troll ha due sedi principali, la prima stesa sulle bellezze del parco fluviale, la seconda che svetta più vicino al cielo, in alto, in montagna, dove la neve d’inverno scende a gran pacchetti. È buono il formaggio, in mille modi lavorato, del Famù, un piccolo locale con un unico leitmotiv. Robiola, toma, bra e brus forgiano la cultura gastronomica del posto.
Riempiono i piatti del buon cuneese la tipica bagnacauda piemontese, una salsa di acciughe che può essere stemperata in panna, stesa sulle verdure, peperoni spesso e volentieri, la carne alla zingara, carne cruda intera o tritata, che ricorda la carne salada trentina. Ci sono i ravioli, imbottiti di cavolo e riso e pennellati di un ragù di carne. Di vini poi, dalle Langhe e dalla Francia, un’ampia selezione. La salsiccia d’Arneis, le frisse, la carne all’albese e il lardo cuneese rimpinguano i piatti di carne.
Accesso con vista
A entrare e a uscire da Cuneo, sempre si spalancano gli occhi. Un ponte alto e lungo corre sul parco fluviale Gesso e Stura, fiore all’occhiello della “Capitale verde del Piemonte”. La storia della città parte dalla Contrada Mondovì, dove ritrovamenti romani lasciano supporre la presenza di una grande villa, sulla quale sarebbe poi subentrata una contea carolingia, in seguito distrutta da un’incursione araba.
Strade curve, forti e pulite zigzagano tra i paesini della provincia, manciate di case per poche decine di anime. Riservate, educate, silenziose le persone, un po’ schive forse, ma generose, di quella generosità che non passa sulle labbra, ma si costruisce, silenziosa e bella, nei piccoli gesti.