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Dire Straits: 40 anni di «Communiqué»

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6 minuti di lettura

Quest’anno Communiqué (1979), secondo album dei Dire Straits, compie 40 anni. Registrato presso i Compass Point Studios di Nassau e prodotto da Jerry Wexler e Barry Beckett, è forse uno dei lavori più completi del gruppo e vanta spessore compositivo e songwriting più maturi del predecessore, Dire Straits (1978). 

Le tracce

Once Upon A Time In The West Oggettivamente molto bella, verrà utilizzata in apertura dei concerti durante le tournée On Location World Tour e Dire Straits (1982-83). Atmosfera country accattivante, su cui viaggiano chitarre blues e jazz, è senz’altro una delle pietre miliari del disco.

News Soffusa e melodica, viene introdotta da un delicato arpeggio in pieno stile Knopfler. Il protagonista è un uomo libero di sfidare il destino che «gioca d’azzardo con la sua vita».

He sticks to his guns
He take the road as it comes
It take the shine off his shoes
He says it’s a shame
You know it may be a game
Ah but I won’t play to lose

Where Do You Think You’re Going Probabilmente uno dei brani più rappresentativi dell’album, ci parla di un amore in fase di lacerazione e ci fa percepire tutto lo strappo del caso. Una bolla di incanto acustico-elettrico che si espande verso un assolo che luccica, semplice ed incisivo.

Communiqué Title track che non a caso è una canzone che sta “nel mezzo” tra una classica canzone rock e un ritmo che avanza a fatica, ma non importa, perché ci parla di comunicazione, e questo la rende già abbastanza interessante. 

Lady Writer È costruita su una ritmica seducente che ricorda Sultans Of Swing e ospita uno dei giri di note più travolgente dell’album. Un’affascinante scrittrice intervistata in televisione attira l’attenzione dell’autore, che nota una forte somiglianza fisica con una donna del suo passato (la quale, stando al racconto, non ha mai letto un libro e a malapena scriveva il proprio nome). Scatta il paragone tra le due, che si risolve irrimediabilmente a favore di colei che buca lo schermo.

Angel of MercyTra ritmi rilassati e tratti folk, un cavaliere esprime il suo desiderio d’amore in una notte di passione.

Angel of Mercy, angel delight,
give me my reward in heaven tonight
And if I give up my sword, won’t you give me the right
Angel of Mercy give me heaven tonight

Portobello Belle «Oh, bella donna walks». Nell’incanto acustico di questo brano passeggia un ritratto femminile lungo Portobello Road, strada londinese del quartiere di Notting Hill.

Single Handed Sailor Il fraseggio di chitarra dell’album. La linea melodica è morbida e avvolgente, più che efficace nello spianare la strada ad un assolo che accontenta anche i fan più intransigenti.

Follow Me Home Un mieloso invito che fa pensare di trovarsi davanti ad un brano molto personale. Chiude l’album tra arpeggi blues sonnecchianti e ripetitivi.

Un’origine complicata

Communiqué è pieno di brani affascinanti e segna un punto fondamentale nel percorso formativo della musica dei Dire Straits. Questo non è bastato però, a contrastare la “sfortuna” di essere stato concepito in un momento storico particolare per il mondo del (loro) rock, alle cui porte bussava la new wave e picchiava il punk.
È un disco che si trova “nel mezzo”: non include hit dello spessore di Sultans Of Swing come l’album che lo precede, Dire Straits, e passa in secondo piano se confrontato con il successivo romanticissimo lavoro, Making Movies.

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Fonte: corriere.it

È stato dunque percepito spesso come il disco che ha del potenziale, ma non si applica. Il che ha poca importanza, quando sotto il carisma di Mark Knopfler vengono alla luce sonorità e storie mai banali. Pur non distaccandosi particolarmente dalle sonorità proposte l’anno precedente, in Communiqué le contaminazioni blues, folk e country riconducibili ad Eric Clapton, Bob Dylan o JJ Cale ci sono già tutte. Da perfetto disco “nel mezzo” quale è, Communiqué è una tappa che guarda all’evoluzione stilistica, confermata dalla maturità dei successivi lavori, ma rimane un album sognante e trascinante.

 

Arianna Locatello

Classe 1998, studia Filosofia all’Università di Verona, ma nutre un amore spassionato anche per la letteratura, la musica e la natura.
Di tanto in tanto strizza l’occhio ad un certo Martin Heidegger, ma ha venduto la sua anima ad un paio di ragazzacci venuti prima e dopo di lui.
Sogna di diventare un giorno l’essere pensante che è, servendosi di due mezzi: il viaggio e la scrittura.

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