Come ogni estate, Verona rende speciale le nostre serate con l’evento Estate Teatrale Veronese, una varietà di spettacoli di prosa, danza e musica inscenati nelle suggestivi cornici del Teatro Romano e in Corte Mercato Vecchio. Ad inaugurare il 70° festival shakespeariano è stato Gigi Proietti con la sua magistrale interpretazione di Edmund Kean di Raymund FitzSimons con l’adattamento alla regia dello stesso Proietti.
Edmund Kean, la rockstar shakespeariana
Nato nel 1787 a Londra, Edmund Kean è passato alla storia del teatro grazie alle sue interpretazioni dei drammi del Bardo. Dalla sua prima comparizione nei panni di Shylock alla sua ultima nei panni di Otello, l’attore è stato osannato dalla critica e dal pubblico tanto che l’espressione Genio e Sregolatezza fu coniata da Alexandre Dumas proprio per lui. Il suo successo durò fino a quando non fu coinvolto in uno scandalo di adulterio. Da quel momento il pubblico smise di adorarlo e Kean entrò in un vortice di alcool e droghe che, inevitabilmente, gettarono un’ombra sulla sua carriera. Morì nel 1833.

Si alza il sipario
Scritto da Raymund FitzSimons per l’attore britannico Ben Kingsley, Edmund Kean è un monologo che vede come protagonista lo stesso attore, intento a provare la sua parte nel suo camerino e a riflettere sulle parole di Shakespeare. Una piece teatrale che non solo omaggia Shakespeare, ma ne scruta la profondità dei testi concentrandosi in particolar modo sul concetto di ambizione. Ambizione così esasperata da portare ad un tragico epilogo…
La scelta di Gigi Proietti
Ad accompagnarci in questo viaggio metateatrale c’è il grande Gigi Proietti che, non interpreta solo Edmund Kean, ma anche tutti gli altri personaggi shakesperiani: da Shylock ad Otello passando per Riccardo III a Macbeth. Proietti mette a nudo i sentimenti dell’attore che, nell’intimità del suo camerino, si trucca e parla con noi, il pubblico, abbattendo la quarta parete e rendendoci partecipi del suo magico mondo qual è il teatro.
Un’interpretazione quella di Proietti basata non sulla comicità, come nella versione di Gassman basata sul testo di Alexandre Dumas, ma un’interpretazione sofferente che esprime l’ossessione di Kean per la perfezione:
«Il personaggio interpretato da Vittorio era il medesimo ma in chiave più comica. Secondo la mia interpretazione Kean risulta più malato, più sofferente. Emerge un uomo che ha sofferto per 10 anni la fame e poi ha incontrato il grande successo, la malattia, fino alla morte stessa. Ho scelto la strada di una malattia montante, di una nevrosi che si mescola con l’alcol per evidenziare il dramma».
Una recitazione quella di Proietti che ha meritato la standing ovation da parte del pubblico sotto uno scroscio di infiniti applausi.
Due ore di monologo che passano in un soffio. Due ore nel camerino di Edmund Kean.
Immagine di copertina: unsplash.com