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Guida intergalattica per i dintorni di Agrigento

7 minuti di lettura

di Aurelio Lentini

Ci sono cose che per necessità non trovano spazio nelle guide turistiche, che magari descrivono per filo e per segno come è fatta una costa, se ci sono i sassi o il mare è profondo e parlano attentamente della movida, della storia di una città, delle cose da visitare; ma, in molti casi, non si può rinunciare a fare un viaggio da turisti, che, diciamolo pure, non piace a nessuno per via di quella patina posticcia che sembra appiccicata malamente e ti costringe a dire “Sì molto bello…però insomma…l’ho vista da turista”.

In fondo sono le cose piccole a fare la differenza, gli orari adeguati, le spiagge nascoste, gli anfratti più affascinanti; i luoghi, le contrade, le piazze e le stradine dove nessuna guida ti può mandare. Quelle cose che o le conosci, oppure non ci arrivi, e se provi ad arrivarci da solo, ti perdi e Agrigento non è un’eccezione.

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Viene anche qualche scrupolo a svelare certi segreti, immaginatevi un po’ se li scoprissero tutti, se le cose introvabili fossero affollate da masnade assordanti fatte di famiglie con paperelle e secchiello o di ubriaconi con birra e “spinello”. Una tragedia epocale, dunque per favore, non dite niente a nessuno.

Se per caso avete la sfortunata fortuna, nell’economia di un viaggio in Sicilia, di passare da Agrigento, per sopravvivere, avete bisogno di una serie di informazioni utili, che dico?! Vitali.

Numero uno: non venire ad Agosto. Mi rendo conto che le ferie sono sempre in Agosto, ma non le avete solo voi, ce le hanno tutti, e ogni anno l’invasione delle spiagge del litorale agrigentino a cavallo di ferragosto sembra una scena da fine del mondo. Distese sterminate di gente con costumi imbarazzanti, pance rotonde e spessissime, urla, schiamazzi, pranzi volgari, cartacce, mozziconi di sigarette, virtuosi di tutti i giochi col pallone, palestrati oliati, sudore. Non venite ad Agosto, ideali Giugno e Settembre, quando ancora non è arrivato nessuno o se ne sono andati quasi tutti e il mare è splendidamente caldo.

Numero due: la Valle dei Templi. Uno dei posti che non si smette mai di ammirare, ma parliamoci chiaro: se non siete nati sul sole, guardatevi dal visitarla tra le undici del mattino e le cinque di pomeriggio. I templi non fanno ombra e i mandorli, gli ulivi e i carrubbi sparsi qua e là non competono certo con la potenza del sole. Meglio entrare al tramonto, o al mattino quando, magari, fa più fresco. E se proprio siete così testardi da volervi cuocere come un uovo in padella, fermatevi al Giardino della Kolimbetra, sotto il tempio di Castore e Polluce, che lì gli alberi ci sono.

18826_10206584071104553_985790047425591164_nNumero tre: se esiste un momento migliore per andare in spiaggia, non è prima della quattro di pomeriggio. A meno che non abbiate deciso di spostarvi di qualche abbondante chilometro, verso la Riserva di Torresalsa, o quella del Fiume Platani, e quindi dobbiate mangiare in spiaggia. Ma state attenti, rischiate di somigliare alla masnada che si accampa al mare con le teglie di pasta al forno e, soprattutto, il ritorno, se è prima del tramonto non va bene: innanzitutto perché ci si perde il tramonto sul mare, proprio da turisti, e secondo perché tanto comunque, e questo non ve lo dice nessuno, ad andare via prima trovate tanto di quel traffico che fate meglio a stare in spiaggia. Le strade della Sicilia sono quello che sono.

Numero quattro: i luoghi. La città non è proprio un belvedere, specie se vista dal mare. Tuttavia il centro storico è rimasto abbastanza caratteristico, rustico, a tratti fatiscente. Vale la pena di farci una passeggiata, e magari fermarsi a prendere un latte di mandorla in una famosa pasticceria che sta vicino al teatro Pirandello. Comincia con la S e finisce con la O.
Per il mare vale una regola piuttosto generale, allontanarsi da Agrigento di almeno una ventina di chilometri, da una parte o dall’altra (quindi non andare a San Leone, la frazione balneare di Agrigento). Se scegliete la costa di levante è meglio superare la località di Zingarello e andare a Punta Bianca, caratteristica per la sua roccia bianca calcarea, oppure intorno al Castello di Palma, c’è una spiaggetta quasi inaccessibile, come ci si accede? Avventuratevi.

10333631_10206584071704568_6687005754009529697_oSulla costa di ponente abbiamo un po’ più di alternative, prima tra tutte la Scala dei Turchi, bianca pure lei, poco dopo il lido di Porto Empedocle; ma attenzione, la regola sugli orari qui vale doppio: o al mattino o alla sera, altrimenti troppa, troppa, davvero troppa gente. Proseguendo troviamo la spiaggia delle Pergole, con il suo caratteristico Casermone, e ancora le due stupende spiagge di Giallonardo qui si accede subito dopo lo svincolo di Siculiana sulla SS 115, per andare a sinistra bisogna proseguire dopo il cartello “Giallonardo” verso “la spiaggetta”. Chilometri di sabbia finissima a perdita d’occhio, mare limpidissimo, cristalli di sale sulla scogliera.
Più avanti ancora, ne vale la pena, la Riserva di Torre Salsa, immersa nella natura selvaggia e con il fondale marino molto vario, da un lato la sabbia, dall’altro scogli e piscine sommerse. E ancora la riversa del Fiume Platani, protetta da una splendida pineta, dove al posto della sabbia ci sono un sacco di simpatici sassi bianchi.

Dimenticavo una cosa, non avete la macchina? Vi conviene farvela a nuoto. Ci vediamo ad Agosto!

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Redazione

Frammenti Rivista nasce nel 2017 come prodotto dell'associazione culturale "Il fascino degli intellettuali” con il proposito di ricucire i frammenti in cui è scissa la società d'oggi, priva di certezze e punti di riferimento. Quello di Frammenti Rivista è uno sguardo personale su un orizzonte comune, che vede nella cultura lo strumento privilegiato di emancipazione politica, sociale e intellettuale, tanto collettiva quanto individuale, nel tentativo di costruire un puzzle coerente del mondo attraverso una riflessione culturale che è fondamentalmente critica.

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