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Il collage di Roo Panes:
ecco “Little Giant”

4 minuti di lettura

Roo Panes attende il momento del lancio del suo disco da un paio di anni e proprio questo potrebbe essere uno dei problemi di Little Giant. Essenzialmente, il disco è un re-packaging dei suoi 3 EP precedenti (7 delle 12 tracce sono prese da Once, Weight of Your World e Land of the Living) con cinque nuovi brani. Sta diventando un habitus delle case discografiche odierne quello di mettere insieme i pezzi degli EP dei cantautori emergenti così che le persone comprino quello che in realtà hanno già, con poco lavoro in più che fa da collante.

Roo-Panes

Questa scelta probabilmente non arriva da Roo, il quale sembra limitarsi a scrivere canzoni e far della sua musica la sua vita. Il mercato musicale e le abitudini degli ascoltatori hanno spinto a questa “linea editoriale” più artisti contemporanei, specialmente se giovani e non ancora formati sulla scena. Il panorama delle voci, specialmente nel genere indie-folk, è rigoglioso in questo momento e vendere un disco sembra essere una guerra. I produttori sanno da principio se un artista è promettente o meno, specialmente se la casa è grossa e i cantautori vengono valutati da persone con esperienza, ma sembra preferiscano sempre più dividere gli LP in molti EP per poi ricomporli come greatest hits con l’aggiunta di alcuni inediti.

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Oltre questo fatto, l’immagine di Roo e i suoi suoni sono autentici e originali in Little Giant, pone la sua musica nel mercato non tanto in modo originale ma come un proseguimento di ciò che oggi è l’indie-folk. Porta la sua chitarra a 12 corde come un marchio di fabbrica e la sua voce baritona sembra assomigliare a quella di George Ezra. Non si può dire che non abbia tutte le carte in regola per diventare qualcuno di successo nel suo settore, poter incidere ancora album e vivere con la propria musica.

L’album, nonostante sia un collage dei suoi EP e – per molti – un po’ lento, ha dei suoni davvero profondi e ricercati, capaci di portare l’ascoltatore alla naturalità di quei boschi e i cieli limpidi decantati nelle sue canzoni.

Intermezzi di banjo e voci solitarie rendono ancora più rustico il paesaggio descritto ed è facile sentirsi sereni all’ascolto di canzoni come Indigo Home o Tiger Striped Sky. Le chitarre appena accennate che si intrecciano con l’orchestra minimale, composta da qualche arco solamente, giocano un ruolo fondamentale nella leggerezza del disco e nel lasciare che, in molti punti, siano in evidenza i riverberi usati che richiamano una naturalità notevole.

Nel complesso quindi Roo ha messo insieme i bagagli dei suoi due anni chiudendoli con quelle cinque tracce, che sembrano avere un miglioramento rispetto al lavoro precedente. Si è costruito il suo spazio sulla scena, ha stampato il suo marchio di fabbrica con successo e non si può che attendere un secondo album di inediti completo che lo possa confermare come cantautore.

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Andrea Brunelli

Studente di ingegneria a Trento con la passione per la musica, quella vera. Cercatore di verità oltre il muro grigio.

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