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Il corpo al tempo del Covid-19

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Il corpo è da sempre il più potente strumento attraverso cui è possibile leggere la realtà. Su di esso, infatti, si riversano tutti gli eventi che riguardano l’esistenza personale: la somma delle storie dei corpi di tutti gli individui è la storia di una intera società. Di pari passo, ogni mutamento che attraversa una società s’incide in maniera inesorabile sui corpi degli individui. Ogni grande rivoluzione culturale passa attraverso la corporeità delle persone.

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Ma anche quando le dinamiche di cambiamento che interessano la società non sono innescate, per così dire, da un fatto culturale, si determinano in maniera casuale, inattesa, o per effetto di cambiamenti esterni – come lo possono essere una catastrofe naturale, una carestia, un’epidemia, ecc. – è il corpo che per primo reagisce ed è sempre attraverso di esso che si cerca di agire sulla società, affinché si determini un processo di cambiamento.

L’emergenza Covid-19

Quando detto appare particolarmente evidente nel periodo straordinario che stiamo vivendo: la crisi determinata dal Covid-19, ai più noto come Coronavirus. Ovviamente si tratta di una questione che, in via prioritaria, riguarda la salute degli individui e, in maniera più estesa, la tenuta stessa delle complesse società in cui viviamo. Si tratta di un fatto dirimente per la sopravvivenza stessa di un numero enorme di persone, per cui è bene evitare qualsiasi forma di speculazione sociologica, in merito. Tuttavia, nel rispetto di un tema così delicato, è interessante leggere il modo in cui, fuori dalla questione strettamente medica, questo evento inatteso e globale stia in maniera così repentina cambiando il corpo degli individui, e quindi la nostra società. Perché, è facile dirlo, in tutta questa vicenda il corpo gioca, nel bene e nel male, un ruolo fondamentale. Attraverso di esso il virus riesce a sopravvivere, a passare da un soggetto all’altro e a combattere – dal suo punto di vista – la sua battaglia per la sopravvivenza.

Covid-19

Il Covid-19 ha bisogno di un corpo per continuare ad esistere e ha bisogno di contagiarne altri per assicurare la sopravvivenza della propria specie. Gli individui si ammalano, manifestano i sintomi della malattia e i loro corpi vengono curati, come risposta da parte del genere umano. È una battaglia per la sopravvivenza, che in questo caso, spetta alla medicina, come accade da secoli ormai. Ma ciò che risulta interessante rispetto al tema del corpo, sono gli effetti che l’epidemia sta determinando anche su chi in realtà non è malato – che potrebbe non esserlo mai – e non è direttamente coinvolto nella battaglia. In effetti, il Covid-19 sta portando uno sconvolgimento tra gli individui della società che non riguarda solamente coloro i quali hanno manifestato i sintomi del contagio ma, per estensione, sta includendo tutti gli individui: da un evento strettamente medico, si è repentinamente trasformato in un fatto culturale totalizzante, le cui conseguenze sono già ben visibili sul corpo degli individui, come dei sintomi, in questo caso culturali e non medici.

Dal cambiamento delle abitudini

I decisori politici, dopo un iniziale spaesamento, e accogliendo le indicazioni degli esperti, sono adesso più o meno concordi sul fatto che l’epidemia possa essere contenuta prima – e superata poi – solo attraverso un cambio delle abitudini di vita quotidiane. Cambiamento che riguarda, in larga parte, il corpo degli individui e il modo in cui i corpi si relazionano. Si richiede di prestare attenzione all’igiene del corpo, lavarsi le mani frequentemente, evitare di mettere le mani in contatto con la bocca; di cambiare la prossemica, tenere una distanza di almeno un metro dagli altri; di cambiare la socialità del corpo evitando gli spazi affollati, non uscendo di casa; di stravolgere la dimensione affettiva, riducendo i contatti con i propri cari se sospettati di aver contratto il virus. Si tratta di una vera e propria biopolitica – per utilizzare un concetto caro a Foucault, fine osservatore del corpo come fatto culturale e sociale – attraverso cui si cerca di regolare la vita degli individui nella loro quotidianità. E questo tentativo di regolazione, necessario per arginare l’epidemia, sta determinando anche degli effetti indotti, certamente non voluti, ma già piuttosto evidenti.

Covid-19

È già cambiato il modo di percepire il corpo dell’altro, non più giudicato come oggetto di conoscenza, come punto di contatto, come mezzo attraverso cui costruire una relazione, ma, piuttosto, temuto come potenziale portatore di una malattia, come un pericolo per il proprio corpo, come un mezzo attraverso cui si propaga l’epidemia e da cui doversi ben guardare.

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L’osservazione dei comportamenti degli individui in questo periodo fuori dall’ordinario ci racconta di un cambio radicale, di corpi che stanno trovando una nuova collocazione, che stanno cercando di interpretare una nuova realtà per certi versi sconosciuta rispetto al passato. Alcuni cambiamenti ci anticipano un possibile sviluppo positivo: perfino in Italia, finalmente, si cominciano a vedere, ad esempio, delle file ordinate in attesa del proprio turno. Altri lo sembrano meno: il gesto del saluto, che ognuno di noi ha da sempre fatto in maniera spontanea, con una stretta di mano, un cinque, un bacio, una pacca sulla spalla non ha più ragione di esistere, deve essere abolito, va cambiato. Perfino un fatto normale come uno starnuto che prima passava quasi inosservato o che, nella migliore delle ipotesi, induceva un caloroso «salute!» è oggi oggetto di attenzione e, inutile negarlo, anche di timore, tanto da indurre un prudente allontanamento con tutto il proprio corpo.

Al cambiamento culturale

Ci troviamo, dunque, di fronte ad un evento che sta cambiando, nel profondo, le vite degli individui. Un periodo di eccezionalità che però, purtroppo, sembra destinato a protrarsi, tanto da lasciarne traccia. Il Covid-19 è una novità per la comunità scientifica, trattandosi di un virus mai affrontato in precedenza. Ma si tratta anche di una novità per le società, le quali sono state indotte ad avviare un cambiamento culturale senza precedenti. Alla fine di questa grande epidemia – che tutti noi speriamo arrivi presto – i nostri corpi saranno cambiati e saranno molto diversi rispetto a prima. E, attraverso il cambiamento dei nostri corpi, avremo anche una società diversa.

Simone Digennaro

Redazione

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