L’Italia si apre al mercato internazionale delle serie tv
Nel 1980 Bompiani pubblicava quello che si sarebbe rivelato un insospettabile successo internazionale: Il nome della rosa, di Umberto Eco. Sei anni più tardi usciva l’omonimo film.
E ora, più di trent’anni dopo, sta per vedere la luce la serie tv tratta dal romanzo.
Nell’inverno del 2019 la Rai manderà in onda otto puntate di cinquanta minuti ciascuna de Il nome della rosa. La serie è diretta da Giacomo Battiato e registrata totalmente in inglese, dato il livello internazionale del cast. Si avrà infatti John Turturro nel ruolo del monaco francescano Guglielmo da Baskerville, impegnato nell’indagine su alcuni macabri omicidi. Rubert Everett vestirà i panni dell’antagonista, l’inquisitore Bernard Gui.
A questi nomi vanno aggiunti Sebastian Koch, (Le vite degli altri), James Cosmo e Richard Sammel (Bastardi senza gloria), nonché il giovanissimo attore tedesco Damien Hardung, interprete di Adso, apprendista di Guglielmo. Per quanto riguarda la presenza di attori italiani, si contano Fabrizio Bentivoglio (Il Capitale umano), Greta Scarano (Suburra), Stefano Fresi, Alessio Boni e Piotr Adamczyk (Karol: un uomo che divenne Papa).

Le riprese si svolgono sul set di Cinecittà e a Perugia. Stando alle parole del produttore, Matteo Levi, la serie sarà abbastanza fedele al romanzo e svilupperà quelle storie che nell’opera originale erano solo accennate.
Sempre Levi, in un’intervista per l’Ansa, sottolinea una dinamica interessante: la preferenza del pubblico odierno per le opere a puntate, rispetto al cinema. «La serialità,» dice il produttore, «con la sua fidelizzazione segna come il ritorno al romanzo ottocentesco. Una cosa oggi di cui si deve prendere atto».