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I Prescelti di Dionisio

Il teatro visto dai giovani: intervista alla Compagnia «I Prescelti di Dioniso»

Dai banchi di liceo, la giovane compagnia teatrale I Prescelti di Dionisio sbarca a Milano con il suo ultimo spettacolo: Re Anastasio.

9 minuti di lettura

La tragedia è un inganno, per il quale chi inganna è più giusto di chi non inganna
e chi è ingannato è più saggio di chi non si lascia ingannare.
Gorgia di Lentini

Nel 1999 Roberto Mannheimer, sociologo e sondaggista italiano, condusse un’indagine riguardante il rapporto fra teatro e giovani. I risultati non furono molto incoraggianti: i ragazzi di età compresa tra i 18 e i 24 anni si sentivano attratti dal teatro, ma provavano una sorta di «remora culturale» che impediva, di fatto, un’assidua frequentazione sia attiva che passiva. Chi non si sentiva abbastanza preparato, chi temeva di dover rispettare un certo codice di abbigliamento: la sensazione era quella di non poter andare a teatro liberamente. Nel corso degli anni 2000 le cose non sembrano essere cambiate di molto e spesso i giovani si sentono distanti dal teatro, convinti che non abbia più nulla da offrire quando ormai il mondo è dominato da altri mezzi di comunicazione.

In questo panorama ogni iniziativa è la classica «goccia nell’oceano» ed è sempre bello vedere che c’è chi, con ostinazione, rema controcorrente. Per questo, oggi vi presentiamo la Compagnia Teatrale I Prescelti di Dioniso, nata nel 2009 in un avamposto all’estrema periferia settentrionale di Milano che i suoi studenti, con affetto e un po’ di orgoglio, chiamano Liceo Classico «Omero», e divenuta nel 2013 ufficialmente Organizzazione di Volontariato. Abbiamo parlato con i due fondatori e registi Lorenzo Asnaghi e Andrea Mazzarella (entrambi 25 anni) per capire che cosa ha da offrire oggi ai giovani l’esperienza teatrale.


Com’è nata l’idea di un’associazione teatrale fatta da giovani per i giovani?

I Prescelti di Dioniso è nata soprattutto dalla volontà di ritrovarci dopo la fine del nostro percorso di studi e di fare qualcosa per il liceo che ci aveva dato molto; è stato un modo per rimanere in contatto con la cultura classica, che abbiamo dovuto abbandonare all’università. La passione per il teatro è nata un po’ inaspettatamente: non ci eravamo mai appassionati particolarmente in precedenza, ma, successivamente, ci siamo ritrovati in mano un testo teatrale e l’abbiamo percepito come una sfida: vedere poi il gruppo che si formava e, infine, il progetto realizzato ci ha dato la spinta per continuare.


Che cosa portate della cultura classica con cui vi siete formati all’interno dell’esperienza teatrale?

Un grande bagaglio. Il primo spettacolo che abbiamo messo in scena, Agamennone, è stato un omaggio voluto al liceo classico e, come accennavamo, ha riscosso un grande successo. Più in generale, il significato delle parole: nel teatro le parole hanno un peso eccezionale ed è importante sapere cosa significano davvero e da dove arrivano per poter capire come esprimerle.

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Come siete cresciuti in questi sei anni?

Abbiamo iniziato dai primi provini storici nell’aula del liceo, facendo registi, attori, staff, tutto insieme; poi con il tempo siamo cresciuti e ci siamo migliorati. Il passaggio fondamentale è stato arrivare a costituirci come Associazione di Volontariato no-profit, una specie di piccola società: questo ci consente di interagire con le istituzioni pubbliche, ricevere fondi, avere in concessione spazi pubblici. I nostri spettacoli sono gratuiti, chiediamo solo un’offerta libera e in cambio offriamo un servizio al pubblico.


Che cosa cercano i ragazzi che vengono da voi?

Ognuno ha le proprie richieste particolari. C’è chi chiede visibilità perché il teatro ha una fruizione immediata e offre subito questa possibilità; una persona estroversa è nel suo elemento. Oppure, al contrario, chi è più introverso cerca un modo per esporsi di più con un’attività, tutto sommato, molto libera. Da questo punto di vista noi non richiediamo un grande impegno perché non è nei nostri scopi: siamo cresciuti su noi stessi e non saremmo mai in grado di «bacchettare» gli altri. Noi di I Prescelti di Dioniso diamo la possibilità di esprimersi a chiunque e, più che la qualità, cerchiamo la passione e la voglia di mettersi in gioco. A far rimanere i ragazzi, poi, è il forte senso del gruppo che si crea durante tutto il percorso. Lo spettacolo finale è un obiettivo comune e il coronamento di un grande lavoro, che coinvolge mente e corpo: un’esperienza del genere rafforza il legame con gli altri.


Un altro grande salto per voi è stato passare dalla reinterpretazione di testi antichi alla scrittura ex novo: che cosa ha significato questo?

Il primo esperimento in questo senso è stato il nostro terzo lavoro, Il Popolo al Potere, ispirato alle Donne al Parlamento di Aristofane: qui abbiamo provato a mettere qualcosa di nostro, scrivendo dal nulla alcune scene. Il passo successivo è stato Catabasi, scritto completamente dal nulla: è stato un esperimento che ci ha soddisfatti, ma che ci ha anche dimostrato che potevamo fare anche qualcosa di più. Siamo infine arrivati a Re Anastasio, che s’ispira al Re Lear di Shakespeare e a Pirandello, ma è completamente nostro e porta il contributo di tutti, attori e sceneggiatori.


Quale futuro immaginate per la vostra Compagnia e, in generale, per il teatro dei giovani?

La voglia di continuare questo progetto e migliorare sempre continua ad esserci: ciò che ci interessa è mantenere intatta la passione di chi ci lavora. Non c’è una linea guida, non ci precludiamo nessuna esperienza e prendiamo forza nel pensare a quanti passi abbiamo fatto. Una cosa che ci rende particolarmente fieri è che una nostra attrice, che ha iniziato con noi a 14 anni, ha frequentato, poi, per tre anni l’Accademia Teatrale e ha accettato di avviare un laboratorio all’interno del liceo parallelo alla nostra Associazione: questo ci dà la speranza di espanderci sempre di più in futuro.
Per quella che è la nostra esperienza, ci sembra sempre assurdo che la cultura teatrale sia così snobbata dai giovani: spesso abbiamo sentito ragazzini dire che il teatro è una cosa «da sfigati». Però poi vediamo dei ragazzini della stessa età che ci provano, si mettono in gioco e superano anche il timore del giudizio; è una piccola rivincita rispetto alla situazione che viviamo ogni giorno; ed è una soddisfazione vedere la crescita personale dei ragazzi che iniziano con noi da piccolissimi e poi continuano con passione.

I Prescelti di Dioniso saranno a teatro con il loro ultimo spettacolo, Re Anastasio, il 15 e 16 Maggio al Teatro Pavoni e 17 Maggio al Teatro Blu a Milano.

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Silvia Ferrari

Classe 1990, nata a Milano, laureata in Filologia, Letterature e qualcos'altro dell'Antichità (abbreviamo in "Lettere antiche"). In netto contrasto con la mia assoluta venerazione per i classici, mi piace smanettare con i PC. Spesso vincono loro, ma ci divertiamo parecchio.

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