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#IntellectualDoodle:
Ludwig Van Beethoven
e il suo monito all’Europa

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2 minuti di lettura

Doodle Beethoven

È dedicato a Ludwig Van Beethoven, «il più ammirato compositore della musica occidentale», il doodle di oggi, 17 dicembre 2015, in cui ricorrono i 245 anni dal battesimo del genio compositore. Sebbene se ne conosca il luogo e l’anno (Bonn, 1870), rimane infatti ancora imprecisata la data in cui il musicista venne alla luce.

Per tenerne viva la memoria, soprattutto quella acustica, Google chiede al proprio utente di diventare compositore per un giorno: obiettivo dell’esilarante, ma questa volta non immediato, doodle è aiutare uno sventurato Beethoven a rimettere insieme i pezzi delle sue più celebri melodie, al fine di condurlo al crescendo finale. Si inizia così dalla Quinta Sinfonia, e si continua con Per Elisa e Il chiaro di Luna, terminando con l’Inno alla gioia, inno ufficiale dell’Unione Europea fin dal 1985.

Ebbene, il doodle ci scherza un po’, ma davvero la vita di Beethoven non fu delle più semplici. Per cominciare, suo padre Leopold, un musicista mediocre e per di più alcolizzato e violento, volle sfruttare il precocissimo talento del figlio, che si esibì in pubblico per la prima volta a 8 anni. L’enfant prodige passava con agilità dal pianoforte al violino, dall’organo alla viola e proseguì poi con gli studi di composizione.

Una grande occasione arrivò nel 1972, quando Beethoven cominciò a ricevere lezioni da Haydn a Vienna: la sua vocazione, finanziata dal sovrano di Bonn, divenne raccogliere l’eredità di Mozart, appena deceduto, e di Haydn, al fine di farsi continuatore di quello che oggi viene definito lo “stile classico”, allora il più moderno in circolazione.

Beethoven

Ma le prove non finirono qui. Nel 1798 Beethoven venne colpito da sordità, un malessere che negli anni precipitò in modo inarrestabile e che lo costrinse a una forzata misantropia. Una lettera, mai spedita, del 1802 ai fratelli testimonia come la musica sia stata per lui l’unico strumento di salvezza, in un momento in cui togliersi la vita sembrava l’unica via di fuga possibile.

Sofferenza e dedizione non furono senza frutto: proprio nel 1802, Beethoven si fece infatti portatore di una nuova via compositiva, che si serviva con libertà della forma-sonata hydniana e mozartiana.  Una «maniera davvero interamente nuova», caratterizzata da un dualismo tematico sempre più esasperato, che portò alla composizione delle sue sinfonie più celebri, dalla Terza all’Ottava.

Beethoven segna una svolta anche nella considerazione dell’artista: il musicista non è più solo un fornitore di servizi, ma è un uomo da ammirare e rispettare per le sue doti intellettuali. Egli fu infatti il primo a cui venne data una rendita, solo al fine di permettergli di continuare a liberare la sua geniale creatività, senza obblighi di alcun genere. Ecco che il musicista divenne «poeta di suoni».

Sinfonia n 5

Col 1810 si apre invece il secondo periodo di Beethoven: le composizioni furono caratterizzate da una più estesa cantabilità e la loro destinazione fu più intimistica. Un modello da seguire per Schubert e per i primi romantici.

Europa

Il terzo ed ultimo periodo, dal 1816 al 1827, anno di morte, inaugura un’altra nuova strada: quella del rivolgimento al passato, della ripresa della fuga e della variazione, contaminate con la forma-sonata e caratterizzate da una maggiore pregnanza lirica. Ecco sorgere l’Inno alla gioia, con testo di Schiller, ecco che il messaggio di Beethoven diventa finalmente esplicito: si può raggiungere la vera gioia solo se gli uomini si rendono conto di essere fratelli e si amano gli uni gli altri.

Ci auguriamo che il monito di Beethoven risuoni nelle coscienze europee: grazie Ludwig Van Beethoven!

Chiara Zanotta

 

 

Redazione

Frammenti Rivista nasce nel 2017 come prodotto dell'associazione culturale "Il fascino degli intellettuali” con il proposito di ricucire i frammenti in cui è scissa la società d'oggi, priva di certezze e punti di riferimento. Quello di Frammenti Rivista è uno sguardo personale su un orizzonte comune, che vede nella cultura lo strumento privilegiato di emancipazione politica, sociale e intellettuale, tanto collettiva quanto individuale, nel tentativo di costruire un puzzle coerente del mondo attraverso una riflessione culturale che è fondamentalmente critica.

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