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Conversazione con Stefania Serio: per un’arte «come mezzo e non come fine»

Determinazione, creatività ed ambizione, questo è quello che ritroviamo nella giovane artista trevigiana che diventa punto di ispirazione per i nuovi artisti emergenti.

15 minuti di lettura

Stefania Serio è una giovane artista di 26 anni, nata a Conegliano, in provincia di Treviso. Nel 2020, dopo aver conseguito il diploma di laurea triennale presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, si è recata a Parigi; il viaggio inaspettatamente si è rivelato essere una vera e propria epifania che l’ha portata a scoprire la passione per la pittura.

Da parecchi anni sentivo qualcosa scalciare dentro di me, ma non ero capace di trovare un mezzo efficace per tirarlo fuori. Grazie al pennello ci sono riuscita, finalmente.

Da allora Stefania Serio ha cominciato a sperimentare diversi soggetti e differenti tecniche, concentrandosi in particolar modo nell’utilizzo dei colori ad olio e acrilici: la sua pittura nasce dal desiderio di dar voce al proprio mondo interiore. Stefania è totalmente autodidatta, tuttavia ha già partecipato a diverse mostre, collettive e personali, nel territorio veneto e si è creata un piccolo mercato.

In un sistema dell’arte che può risultare una trappola per i giovani che vogliono entrarci, Stefania Serio è riuscita a porre basi solide per il proprio percorso ed è per questo che può essere un importante spunto per molti ragazzi e molte ragazze che, come lei tre anni fa, sentono l’impulso di far emergere la loro interiorità, ma si trovano spaesati di fronte alle difficoltà intrinseche nel mondo dell’arte.

Stefania Serio
Vacillando (dettaglio), olio su tela, 60×50 cm e Lame occulte (dettaglio), olio su tela, 50×40 cm

«Tutto è scaturito dalla visita a Montmartre: dopo aver visitato la piazzetta degli artisti, ho sentito una forte spinta dentro di me, e ho pensato intensamente “Io nella vita voglio dipingere”.
Ho sempre amato disegnare, ricordo che fin da piccola passavo interi pomeriggi fra fogli e colori, tuttavia, se durante la mia vita non avessi fatto alcuni incontri, non avrei approfondito così intensamente questa mia passione. Ad esempio, alle scuole medie ho avuto una professoressa di arte molto appassionata che mi ha spronata ed ispirata, con lei avevo provato varie tecniche, tra cui tempere, cere, acrilici, ma anche collage ed incisioni. Da lì non ho più avuto dubbi, riuscivo a percepire con sicurezza che quello era il percorso che più desideravo per me.
L’arte è sempre stata una sorta di sassolino nella scarpa che mi sono portata avanti per anni. Una volta tornata a casa da Parigi, ho iniziato a recuperare tutti i materiali che avevo conservato negli anni: allo scoppio della pandemia con il tempo a disposizione ho continuato a comprare tele, acrilici, colori ad olio e ho sperimentato sempre di più».

«La pandemia è stato un momento di svolta nella mia vita; sono cambiate moltissime cose anche a livello personale e iniziando a dipingere ho avuto la possibilità di cominciare a ritrovare il capo e sgrovigliare la matassa dell’irrisolto, dando sfogo alle mie emozioni più recondite. Sono rinata come persona e la pittura è stata il mezzo che mi ha aiutata a buttare fuori tanti grovigli che avevo dentro. Mi ha fatta sentire in contatto con me stessa».

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«Per come sono fatta io, penso che svolgere un percorso di studi che fornisca delle solide basi teoriche e tecniche sia imprescindibile per sviluppare il proprio linguaggio artistico. Per questo ho deciso di iscrivermi al corso di Pittura presso l’Accademia delle Belle Arti di Venezia».

«Il primo dipinto l’ho realizzato su un foglio, si tratta di un’onda vista dall’alto, un soggetto che ho poi riproposto altre volte. Trovo interessante realizzare lo stesso soggetto con materiali differenti, infatti l’ho riprodotto su una tela con i colori ad olio e infine anche su una tela di formato maggiore con dei rilievi in pasta modellante. Quella del mare è una delle tematiche che mi sta più a cuore: ho origini salernitane quindi lo vedo legato alle mie radici e alla mia persona.

Stefania Serio
Esperimenti, acrilico su carta, 24×33 cm
Stefania Serio
Onda (dettaglio), tecnica mista su tela, 80x120cm

Un altro tema su cui ho sperimentato e sto sperimentando molto è quello dei Volti e dei Corpi; la figura femminile mi interessa molto, è una serie che sento rappresentativa per la mia ricerca. Anche per questo voglio studiare anatomia, per sentirmi più libera di sperimentare; non avendo basi accademiche sono molto vincolata alle immagini che vedo e che poi ricopio sulla tela. Vorrei arrivare ad un momento in cui tutto nasca dalla mia testa, dalla mia inventiva.

In questi tre anni di sperimentazione sono molto cambiata, anche a livello di ispirazione: all’inizio guardavo per lo più all’Impressionismo, ultimamente sono molto attratta dall’Espressionismo e da alcuni artisti in particolare come Francis Bacon o Egon Schiele».

Stefania Serio
Lame occulte (dettaglio), olio su tela, 50x40cm e Molle lasciva (dettaglio), olio su tela, 60×50 cm

«La prima mostra l’ho intrapresa tramite l’Associazione Culturale di Conegliano INTArt che organizza mostre collettive (oltre che esposizioni personali, laboratori, workshop…); la prima a cui ho partecipato si è svolta presso Palazzo Saracinelli. Sono stata io a propormi inviando la mia candidatura e poi loro mi hanno selezionata».

«Certo, uno dei motivi per cui ho scelto di iscrivermi all’Accademia è riuscire ad entrare in contatto con un panorama artistico più ampio e stimolante, vorrei fosse un trampolino di lancio che mi permettesse di espandermi sempre di più».

«In realtà, ho iniziato a ricevere le commissioni prima di partecipare alle mostre: dopo qualche mese dall’inizio dei miei primi esperimenti ho aperto la pagina Instagram e fin da subito ho ricevuto diverse
richieste.
All’inizio è stato difficile perché non avevo parametri, anche economici. Nessuno ti dice come devi valutare le tue opere: anche parlando con altri artisti, in un primo momento la domanda “A quanto lo vendi?” mette in crisi oppure “Cosa valuti? Il tempo? I materiali? Il valore che tu conferisci all’opera?”.
La prima opera me l’ha commissionata una mia conoscente, mentre la prima collaborazione l’ho realizzata con un ristorante della mia zona e per queste ho calcolato i materiali e le ore di lavoro. Da lì poi ho iniziato a prendere le misure per i prezzi successivi e adesso, grazie all’esperienza e ai riconoscimenti che ho avuto in questi anni, mi sento più sicura su che valore assegnare ai miei lavori.
Non nego le difficoltà perché ho dovuto fare tutto da sola all’inizio».

«I social hanno fatto praticamente tutto. Tutto è nato da lì e poi si è sviluppato: sono nati dei contatti che si sono sviluppati anche tramite le mostre. Piano piano mi sono creata una mia rete ramificando le mie conoscenze».

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«Ovviamente un po’ di paura ce l’ho, però sono però molto fiduciosa: il fatto di iniziarla adesso, già con una mia maturità, mi permette di essere un po’ più sicura e di guardare tutto con un’ottica diversa, con delle basi e delle consapevolezze in più.
Mi pongo come obiettivo quello di assorbire dall’Accademia di Belle Arti di Venezia tutte le nozioni che mi permetteranno di sviluppare il mio linguaggio perché vorrei che la tecnica divenisse un mezzo per continuare ad esprimere ciò che provo. Adesso non sento di avere ancora una mia linea artistica, voglio sperimentare più soggetti e più tecniche possibili per capire ciò che percepisco più mio».

«Mi è capitato più di una volta che una ragazza o un ragazzo mi scrivesse su Instagram per aver un consiglio da me perché non era felice della sua strada, come se volesse un aiuto per reindirizzare la propria vita. In realtà, non so se sono la persona giusta per fornire una risposta del genere.
Per me non è stato facile.
Il mio consiglio è che se senti nelle fibre del tuo animo che è la cosa giusta, devi farlo. Io penso di aver avuto anche molta fortuna: sono state le persone a cominciare a venire da me, probabilmente perché dall’esterno si percepisce che quello che faccio è qualcosa di puro. Quando ho iniziato non avevo obiettivi riguardo al fatto di vendere o esporre ma volevo solo esprimere quello che avevo dentro: la pittura deve nascere come qualcosa di naturale, venire da dentro e dal cuore.
Gli obiettivi sono maturati poi, quando ho visto che la cosa funzionava: ho pensato che sarebbe potuto diventare qualcosa di più grande.
Bisogna sperimentare, provare perché essere autodidatta non è un limite ma uno sprono per conoscere cose nuove. Poi penso sia fondamentale non pensare di farlo solo per puro guadagno: non bisogna ridurre l’arte ad un fine ma deve diventare il mezzo per mostrare ciò che si ha dentro». 


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Antonia Cattozzo

Appassionata di qualsiasi forma d'arte deve ancora trovare il suo posto nel mondo, nel frattempo scrive per riordinare i pensieri e comunicare quello che ciò che ha intorno le suscita.

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