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Iowa wow! Il sorprendente avvio della corsa alla Casa Bianca

l'Iowa ha parlato "il candidato repubblicano e il prossimo Presidente degli Stati Uniti d'America non saranno decisi dai media" e altre cose che non ci aspettavamo di sentire in avvio a quello che si prospetta un nuovo scontro tra titani.

5 minuti di lettura

L’Iowa ha parlato. E quello che ha detto non è esattamente ciò che ci si aspettava di sentire. Il temuto esame dei caucus, ossia assemblee in luoghi pubblici nelle quali si votano i delegati che rappresentano i candidati presidenziali (non in tutti gli stati la scelta dei delegati avviene nei caucus. In altri vi sono le primarie, come le conosciamo in Italia) – ha fatto crollare certezze come castelli di carte e ha mostrato da subito che la corsa verso le presidenziali statunitensi del 2016 sarà forse una delle più aperte della storia recente d’oltreoceano.

Donald Trump e Ted Cruz Fonte: www.fattoquotidiano.it
Donald Trump e Ted Cruz
Fonte: www.fattoquotidiano.it

Ricordiamo che l’Iowa non conta quasi nulla nella corsa alla candidatura alla Casa Bianca dal punto di vista numerico (ad esempio, si sceglie solo l’1% dei delegati democratici, ossia 44 su 4.764, e in passato ha raramente espresso quelli che sarebbero stati poi i candidati presidenziali) ma ha una rilevanza mediatica assolutamente enorme. Per il semplice fatto di essere il primo stato a votare l’Iowa resterà al centro del dibattito politico per almeno una settimana fino alle primarie in New Hampshire.

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L’esito più sorprendente, inutile nasconderlo, è quello verificatosi sul fronte repubblicano: Donald Trump non è in testa, anzi tutt’altro, rischierebbe il terzo posto se un misero punto percentuale non gli consentisse di staccare e tenere dietro l’outsider cubano-statunitense Marco Rubio; vince Cruz. Ted Cruz, il senatore texano, cavalca la scena per una notte e col 28% (i due big rivali si fermano rispettivamente al 24% e al 23%) conquista the Hawkeye State, lo Stato “dall’occhio di falco”. Un risultato che spiazza se si pensa al clamore mediatico sollevato finora dai rivali (e dal tycoon newyorkese in primis), un successo che arriva in sordina che lo stesso Cruz definisce «arrivato dal basso», aggiungendo poi che «l’Iowa ha parlato: il candidato repubblicano e il prossimo Presidente degli Stati Uniti d’America non saranno decisi dai media o dall’establishment di Washington». Parole forti e velati dardi avvelenati rivolti a Trump, che dal canto suo incassa e si definisce comunque «onorato del secondo posto».

Hillary Clinton e Bernie Sanders. Fonte: www.fattoquotidiano.it
Hillary Clinton e Bernie Sanders.
Fonte: www.fattoquotidiano.it

Altro versante, altre sorprese. Il primo round non si batte come un tifone tropicale sugli equilibri dei Democratici così come su quelli dei Repubblicani, ma fa ugualmente emergere con prepotenza un dato: Bernie Sanders c’è e sarà un fattore. Hillary Clinton e il non più giovanissimo (ma più anti-sistema che mai) senatore del Vermont finiscono la loro prima corsa molto vicini, appaiati in testa, con la prima in grado di allungare quanto basta il collo e strappare il primo posto al fotofinish per un pugno di voti (si ritira invece, quasi prima di iniziare a correre, Martin O’Malley, che non raggiunge neppure la quota dell’1%). In numeri, Sanders porta a casa 21 delegati su 44 totali e la Clinton 23.

Sanders non vince ma fa sentire prepotentemente la voce e dimostra di essere riuscito nell’impresa di aver pericolosamente insidiato la leadership nel partito, finora quasi indiscussa, della Clinton. Dimostra inoltre non solo che i giochi sono tutt’altro che chiusi, ma che tutto è possibile, anche sdoganare con tranquillità in campagna elettorale il termine “socialismo”, in un Paese storicamente ostile a un certo tipo di lessico politico. È sceso in piazza in Iowa, Sanders, invocando una «political revolution», una rivoluzione politica e affermando – con implicita esaltazione del ruolo attivo dei cittadini – che «nessun Presidente può fare quello che è chiamato a fare da solo».

iowa stati uniti

Se questa linea potrà riscuotere successo anche fuori dai confini dello Stato che ha per capitale Des Moines, lo scopriremo fra non molto. Otto giorni per leccarsi le ferite e radunare le armi. Il 9 febbraio – tempeste di neve in arrivo permettendo – la sfida si sposta in New Hampshire, per un secondo round che ha già il vago retrogusto di resa dei conti, di esame di maturità da entrambi i lati, in attesa che possa entrare nel vivo quella che ha tutte le premesse per rivelarsi un’autentica battaglia fra titani.

di Andrea De Luca.

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