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La Storia Infinita: adulti che (non) leggono libri per ragazzi

6 minuti di lettura

Ho in mano un libro che mi sta facendo provare qualcosa di forte. Un librone alto e rosso scarlatto, con la copertina consumata, stampato nel 1981. Le pagine pesanti e un po’ ingiallite, e scritto con caratteri di due colori differenti. É un libro per ragazzi. La Storia Infinita di Michael Ende.

Mi ero dimenticata cosa significasse staccarmi dal mondo per il mio libro. Questo non significa che io non mi sia più appassionata. Da quando ho iniziato a leggere i libri dei grandi (un po’ per i doveri scolastici, un po’ perché avevo questa mania di volermici sentire, grande) sono stata coinvolta, commossa, divertita, emozionata, turbata, tormentata dalle mie letture. Di qualsiasi genere. Dal romanzetto sentimentale da spiaggia al saggio filosofico, dal legal thriller al romanzo di formazione, alla poesia.

Ma non mi ricordavo più cosa volesse dire entrare in un altro mondo ed essere così coinvolta da arrivare a viverlo, a vivere veramente insieme ai personaggi, a tifare, a struggersi e lagnare, a trovarti a pensare a cosa succederà anche quando non stai leggendo e stai sbrigando le tue faccende.

A rimanere sbalordita da quanto si possano rendere semplici riflessioni profondissime.

Non mi ricordavo più quanto fosse appassionante trovarsi catapultati in un altro sistema. In un altro mondo. In una storia “infinita” che funziona e che ti cattura senza bisogno di doverti catturare.

C’è un passo del libro che fa così:

Non gli piacevano i libri in cui di malumore e con la luna di traverso si raccontavano le vicende qualsiasi della vita qualsiasi di persone terribilmente qualsiasi. Ne sentiva già abbastanza nella realtà di tutti i giorni, a che scopo stare anche a leggerle? Inoltre se c’era una cosa che non poteva soffrire, era accorgersi che si cercava di catturarlo. E in questo genere di libri si doveva sempre, più o meno chiaramente, essere catturati a qualche scopo. I libri che Bastiano prediligeva erano quelli emozionanti o divertenti, o che facevano sognare.

É esattamente questo che voglio dire.

Oggi ci si dice talmente tanto che c’è da parlare di quello che succede, che siamo portati a leggere libri che parlano soltanto di quello che succede. O che potrebbe succedere, o che succederà, o che non succederà. O che si spera succeda, o che dobbiamo fare in modo che succeda.

E così finisce che i libri per ragazzi li lasciamo leggere solo ai ragazzi, e che la fantasia la lasciamo solo a loro. Che noi leggiamo le “cose serie” perché è giusto occuparsi di qualcosa di concreto in questo particolare e delicato momento storico. Già la gente non se ne fa niente della filosofia. A maggior ragione cosa ce ne facciamo del regno di Fantàsia. Se bisogna spendere soldi per un libro, meglio leggere Bruno Vespa, che almeno ci dice cosa succede in Italia anzi cosa vogliono che sappiamo su cosa succede in Italia.

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Cosa ce ne facciamo della magia. Eppure io leggendo questo libro sto realizzando il potere della scrittura. Un potere vero, magico e pauroso. Perchè finchè parli dichiarando di voler dire qualcosa, o trascinando il lettore per il colletto, lungo la cornice malfunzionante del tuo racconto in cui vuoi in realtà dire la tua (e mi sta benissimo, ma facciamo anche altro), allora la scrittura ha potere ma non ha la magia.

La magia la può realizzare solo una penna che parla di magia.

E gli uomini vivono di idee, e quelle si possono guidare come si crede. Questo potere è l’unico che conti veramente.

Ogni tanto ci si prenda una pausa da quello che ci fa sentire buoni cittadini attivi e informati, buoni passeggeri in metropolitana, buoni studenti.

Prendiamo in mano un libro, prendiamo La Storia Infinita e fantastichiamo leggendo la storia assurda di un bambino cicciotto che salva il regno di Fantàsia insieme ad un ragazzino orfano e ad un Drago della Fortuna di nome Fùcur.

Si può stare certi che non darà consigli su come votare alle elezioni per poi pagare meno tasse.

Però lì dentro c’è la giustizia. La lealtà. Il coraggio. C’è l’emozione, la passione, il dolore, l’amore. Tutto è semplice ma profondo. Magari c’è anche quella frasetta che ti dice (ma senza volertelo dire!) chi pensi di voler andare a votare.

Anzi: forse in un libro fantastico c’è tutto quello che bisogna sapere per vivere qui, tra i figli degli uomini. 

Silvia Lazzaris

Immagine di copertina: www.brendanmyers.net

 


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