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Le proteste in Russia | Il fatto della settimana

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1 minuto di lettura

Aleksej Navalny è l’uomo che sfida lo zar Vladimir Putin. Ha 44 anni ed è un giurista russo. Sposato, con due figli. Navalny segue da anni la protesta contro il regime di Putin in Russia, che ormai si pone come una vera e propria dittatura, dati i cambiamenti apportati alla costituzione che vedrebbero Putin in grado di governare vita naturaldurante.

Nell’agosto 2020 Navalny viene avvelenato, ma fortunatamente dei medici tedeschi a Berlino riescono a salvarlo. Al suo ritorno in Russia, Navalny viene arrestato e condannato a 2 anni e 8 mesi da scontare in una colonia penale. L’attivista inneggia il popolo alla ribellione, nonostante il Cremlino abbia definito la condanna di Navalny come un gesto esemplare che dovrebbe servire da monito per tutti. Ma questo evento non ha fermato le proteste ormai accese. Negli ultimi giorni oltre 40mila russi sono scesi in piazza per protestare, forti delle denunce di Navalny contro gli appalti e le operazioni illecite del governo russo ai danni della distribuzione delle risorse energetiche; sotto accusa i vertici del potere russo e figure politiche di rilievo vicine a Putin. 

L’Europa si vede divisa a causa degli interessi economici che coinvolgono gli Stati dell’Unione, specie in tema di energia.

Che siano aperte le porte ad una nuova rivoluzione? Si spera. Rimane che le repressioni del governo russo non fanno altro che renderlo impopolare e inviso ai cittadini.

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Redazione

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