LIVORNO – Così la vetrina della Libreria Marradi di Livorno: «In questa libreria non vendiamo il libro di Francesco Schettino». La titolare venticinquenne, Cristiana Ricci, si rifiuta di vendere il libro dell’ex comandante, condannato in primo grado a sedici anni di reclusione – in attesa del processo di appello. Una scelta personale coraggiosa che, al giorno d’oggi purtroppo, appare quasi eroica. «È la prima volta che faccio una cosa simile, mi hanno anche accusato di averlo fatto per pubblicità. Ma in quanto piccola libreria cerco di orientare le letture dei miei clienti, e credo che si possa investire su materiali più costruttivi».
Il libro riporta il titolo (inopportuno e offensivo) Le verità sommerse, scritto in collaborazione con la giornalista Vittoriana Abbate e pubblicato da Graus editore, è stato presentato a metà Giugno a Meta di Sorrento, città natale del comandante. Stando alla sua descrizione, «ripercorre minuto dopo minuto l’incidente della Concordia dal 13 Gennaio 2012 alla sentenza dell’11 Febbraio 2015». E aggiunge, dedicando (grottescamente) il libro ai naufraghi, «è la risposta a tante domande. Loro meritano la verità».
Ora, questo bisogna chiedersi: com’è possibile che si critichi la scelta di Cristiana Ricci? La libreria serve davvero a vendere per fare solo cassa, o anche per tessere un legame culturale coi lettori (e dunque potenzialmente con tutti)? La libraia si vergognerebbe, oltre che per stessa, per i clienti che avessero intenzioni di comprarlo. No, un libro di Schettino sulle “verità” della Concordia non è costruttivo. «Avesse scritto di meteo o di qualche altra cosa non ci sarebbero stati problemi. Ma questa è una provocazione e una mancanza di rispetto nei confronti dei naufraghi da parte di chi, invece, dovrebbe cercare di farsi dimenticare». E il sostegno viene anche da paesi inaspettati. La titolare livornese lo conferma così: «I clienti sono stati tutti d’accordo con me. Ho ricevuto telefonate anche da Torino e complimenti addirittura dal Bangladesh».
A.P.