Luzzara, comune in Emilia-Romagna di a malapena 9mila abitanti, finisce al MoMA di New York. Il merito va a Stephen Shore, fotografo statunitense classe ’47 a cui il museo newyorkese dedicherà una retrospettiva in questi giorni.
Shore andò a Luzzara nel 1993, lì fotografò gli abitanti della tradizionale comunità contadina e il panorama di quel paesino della valle del Po che, tra l’altro, diede i natali al regista Cesare Zavattini. Le fotografie di Luzzara, così come le altre dello stesso fotografo, si distinguono per la loro naturalezza: mai coreografate o illuminate artificialmente, tanto meno ritoccate. I soggetti preferiti da Shore sono i panorami di ampio respiro, le autostrade, oppure le stanze di motel e i classici ristoranti diner tipici dell’America on the road.
Il fotografo e il paese
Tutto iniziò quando lo zio gli regalò un kit da camera oscura all’età di 6 anni. Quattordicenne, riuscì a entrare per la prima volta nella collezione del MoMA, convincendo il direttore a comprare alcune delle sue stampe. E poi ancora: a 24 anni il Metropolitan Museum of Art gli dedicò la prima retrospettiva. Fu il secondo fotografo vivente ad averne una personale nel museo dopo Alfred Stieglitz.
Ma torniamo a Luzzara. Quarant’anni prima di Shore, il paesino era stato immortalato da un altro celebre fotografo, Paul Strand, che pubblicò i suoi scatti nell’opera: Un paese: Portrait of an italian village. Successivamente, agli inizi degli anni Novanta, la provincia di Reggio Emilia commissionò a grandi fotografi la documentazione del territorio. Alla chiamata rispose proprio Stephen Shore.
«Una semplice coincidenza che capitò 40 anni dopo Strand. Scelsero me perché ero americano e usavo, come lui, una macchina di grande formato. Non c’èro mai stato, non ero mai stato nella zona, né ero interessato a ripetere quel che avevo fatto negli USA vent’anni prima, o rendere direttamente omaggio a Strand. […] Io volevo fotografare Luzzara com’era.»